Londra, ore 20.30 fuso di Greenwich: è scattata qui l’ora X della proclamazione dei The World’s 50 Best Restaurant 2022, l’evento più atteso dalla comunità foody di tutto il mondo. Dopo quattro vivaci giornate di warm up — con un’agenda cittadina affollata dalla 50 Best Collaboration Dining Series (un programma di cene a quattro mani firmate da chef del calibro di Tim Raue, Andreas Caminada e Ana Roš), l’infilata dei 50 Best Talks (che ha visto tra i protagonisti Will Guidara, ex patron dell’Eleven Madison Park di New York, e chef Rasmus Munk dell’Alchemist di Copenaghen a parlare di accoglienza e ospitalità) e la Chef’s Feast con il gotha della cucina internazionale riunito al Dinner by Heston Blumenthal del Mandarin Oriental — il countdown si è finalmente esaurito sotto le ampie volte vetrate della Grand Hall dell’Old Billingsgate.
A Stanley Tucci, host di eccezione dell’Awards Ceremony che celebra il ventesimo anniversario della rassegna, l’onore e l’onere di incoronare il Geranium di Copenaghen, che si aggiudica il gradino più alto del podio, seguito dal Central di Lima al secondo posto e dal Disfrutar di Barcellona al terzo.
Ma guardiamo subito anche ai risultati della nostra nazione, per la quale l’edizione 2022 si è dimostrata generosissima. Aveva infatti tutt’altro che spaventato l’assenza di insegne italiane nel segmento 51-100 della classifica, svelato ai primi di luglio, facendo montare un’attesa speranzosa che è stata del tutto ripagata. Con ben 6 ristoranti nelle prime 50 posizioni, l’Italia festeggia un vero e proprio record, con Lido 84 ad aggiudicarsi il piazzamento migliore. Si erano già fatti notare dalla platea mondiale nel 2019 con l’assegnazione del World’s 50 Best One to Watch Award, e ancora l’anno scorso Riccardo e Giancarlo Camanini, saltando a piè pari al 15° piazzamento e aggiudicandosi l’Highest New Entry Award. Dimentichiamo per un attimo il chiacchiericcio legato al secondo macaron lento ad arrivare e festeggiamo il ristorante di Gardone Riviera (BS) già casa di “classici senza tempo” come la Cacio e pepe in vescica la Torta di rose (dolce in copertina nel nostro numero Inverno 2021).
Dal 26° posto della precedente edizione al 10°, Le Calandre di Massimiliano e Raffaele Alajmo (Rubano, PD) si conferma tra i capisaldi della nuova tradizione gastronomica italiana, nel segno di una filiera sempre più corta e del rapporto gomito a gomito coi produttori.
Tra eccellenze piemontesi — ricordiamo il menu degustazione dedicato al Barolo — e prodotti dell’orto, il Piazza Duomo di chef Enrico Crippa (Alba, CN) si colloca alla 19° posizione. Ad Alba, continua a splendere il faro della cucina regionale nella sua accezione più nobile, osservata con lenti moderniste.
A Senigallia, Mauro e Catia Uliassi possono festeggiare il passaggio dal 52° posto del 2021 al 12°: un incredibile balzo premiato con l’Highest New Entry Award, consegnato direttamente dalle mani di Massimo Bottura.
Il Reale di Niko e Cristiana Romito si attesta invece alla 15° posizione, a premiare l’evoluzione continua della cucina dello chef di Castel di Sangro (AQ). La novità di quest’anno? Un menu degustazione interamente vegetale.
La compagine italiana si chiude con il St. Hubertus di Norbert Niederkofler: un salto dal 54° al 29° posto per il ristorante alpino di San Cassiano in Badia (BZ), a meno di quattro anni dalla conquista della terza stella.
Torniamo alla vetta della classifica, dove, dopo la promettente prestazione dello scorso anno – quando Rasmus Kofoed si era aggiudicato la medaglia d’argento appena alle spalle della performance definitiva del Noma di René Redzepi (poi passato all’“albo d’oro” dei Best of the Best e dunque fuori dai giochi) – il ristorante danese ha raccolto il premio dei 1.080 “restaurants experts” dell’Academy: uomini e donne in pari numero provenienti da 27 diverse regioni, ognuna con 40 membri, suddivisi tra un 34% di chef e ristoratori, un 33% di food writers e un 33% di viaggiatori gourmet, chiamati a esprimere un massimo di 10 preferenze ciascuno.
«Ho trascorso gran parte della mia infanzia a esplorare la natura e sono sicuro che questo abbia stimolato la mia creatività – ha raccontato lo chef nel suo speech di ringraziamento –. Per un periodo mi sono guardato allo specchio senza riconoscere la mia immagine. Dopo qualche anno, mi sono trovato in un luogo pieno di profumi e sapori, la cucina, e lì ho capito che appartenevo interamente a quel mondo».
Il ristorante da lui guidato, situato curiosamente all’ottavo piano dell’edificio che ospita lo stadio della squadra di calcio di Copenaghen (con tanto di cucina vista campo da gioco), è stato il primo locale danese a ottenere il massimo numero di stelle Michelin. Passo dopo passo, a partire dal 2009, ha scalato la vetta della 50 Best, forte della collaborazione ventennale con il sommelier Søren Ledet. Quella del Geranium è una cucina che celebra prodotti stagionali e biodinamici del territorio scandinavo, rinunciando alla carne per valorizzare vegetali e pescato. E – vale la pena sottolinearlo – con un’altissima percentuale di staff italiano (Mattia Spedicato, sommelier e maître originario della provincia di Lecce, è salito sul palco insieme allo staff).
Tre i premi speciali annunciati già prima del gala di questa sera, un palmares che dimostra la volontà di guardare a territori finora poco rappresentati — l’Africa in primis — e lavorare nella direzione della parità di genere (un altro dei temi scottanti delle recenti edizioni). L’American Express One to Watch 2022 è stato assegnato all’AM par Alexandre Mazzia di Marsiglia — dove lo chef patron porta la propria esperienza con i sapori della Repubblica Democratica del Congo —, l’Icon Award alla filantropa keniota Wawira Njiru, responsabile dell’organizzazione Food for Education, e il The World’s Best Female Chef Award 2022 alla colombiana Leonor Espinosa. E ancora, come nuovi “eroi nel settore della gastronomia” impegnati a vario titolo in progetti umanitari dall’Africa all’Ucraina, sono stati incoronati Champions of Change (la categoria speciale istituita all’indomani della pandemia per amplificare la voce delle personalità più impegnate nel migliorare il settore) lo chef e divulgatore congolese Dieuveil Malonga, le attiviste Olia Hercules e Alissa Timoshkina — ucraina la prima e russa la seconda madrine delle iniziative #CookForUkraine — e il ristoratore singaporiano Koh Seng Choon.
“Londra chiama mondo” è dunque il segnale che arriva forte e chiaro, con il mondo a rispondere pronto e preparato, piazzando già nella lista 50-100 una selezione di strutture ricettive disseminate tra 22 diverse destinazioni, con oltre — e si tratta di un numero che rivela un vero cambio di passo — 20 new entry situate spesso e volentieri in posizione eccentrica rispetto ai cluster geografici più “istituzionali”. Brilla il Medio Oriente, incluso per la prima volta in classifica sulla scia della prima edizione dei Middle East & North Africa’s 50 Best Restaurants con, ad esempio il nuovo Trèsind Studio di Himashu Saini di Dubai al numero 57 (qui vi avevamo parlato in occasione della recente assegnazione della stella Michelin). In questa parte dell’elenco c’è molta Asia, con ben 14 ristoranti, seguita dall’Europa con 13, dal Nord America con 11, dal Sud con 7 e da Africa e Medio Oriente con 2. Un solo esponente, invece, per il continente oceanico. Emergono dunque rotte inedite, in una visione sempre meno eurocentrica e più cosmopolita, attraverso quelli che si delineano come nuovi territori del gusto. Un segnale meraviglioso, all’insegna dell’ampliamento delle prospettive, della celebrazione della diversità e dell’inclusività, in un momento storico che è invece segnato da tensioni transnazionali che non si possono ignorare.
Guarda da lontano infatti la Russia, punita da alcuni provvedimenti repentini appena dopo l’invasione dell’Ucraina: la sede della cerimonia è stata infatti prontamente spostata da Mosca, dove era in programma, alla capitale britannica, che fino all’avvio del “world tour” avviato sei anni fa era stata casa madre del premio. La nazione responsabile dell’infausta crisi geopolitica non è stata solo colpita dal cambio di location, ma anche dalla totale esclusione dei suoi ristoranti dall’elenco dei migliori, a penalizzare se non altri (e non fuor di polemica da parte dei diretti interessati) quantomeno i moscoviti White Rabbit e Twins Garden, rispettivamente al 21° e 30° posto nella scorsa edizione.
Gli altri premi speciali:
- Flor de Caña Sustainable Restaurant Award: Aponiente di Ángel Léon (Cadice, Spagna)
- The World’s Best Pastry Chef Award sponsored by Sosa: René Frank, CODA, (Berlino, Germania)
- Gin Mare Art of Hospitality Award: Atomix (New York City, USA)
- Beronia World’s Best Sommelier Award (nuovo premio): Josep Roca, El Celler de Can Roca (Girona, Spagna)
- Villa Massa Highest Climber Award: Nobelhart & Schmutzig (Berlino, Germania)
- Estrella Damm Chefs’ Choice Award: Jorge Vallejo, Quintonil (Città del Messico, Messico)
- Highest New Entry Award: Uliassi, Senigallia, Italia
La classifica completa:
1 – Geranium, Copenaghen, Danimarca, Best Restaurant in Europe
2 – Central, Lima, Peru, Best Restaurant in South America
3 – Disfrutar, Barcellona, Spagna
4 – Diverxo, Madrid, Spagna
5 – Pujol, Città del Messico, Messico, Best Restaurant in North America
6 – Asador Etxebarri, Atxondo, Spagna
7 – A Casa do Porco, San Paolo, Brasile
8 – Lido 84, Gardone Riviera, Italia
9 – Quintonil, Città del Messico, Messico
10 – Le Calandre, Rubano, Italia
11 – Maido, Lima, Peru
12 – Uliassi, Senigallia, Italia HIGHEST NEW ENTRY AWARD
13 – Steirereck, Vienna, Austria
14 – Don Julio, Buenos Aires, Argentina
15 – Reale, Castel di Sangro, Italia
16 – Elkano, Getaria, Spagna
17 – Nobelhart & Schmutzig, Berlino, Germania NEW ENTRY e Villa Massa Highest Climber Award
18 – Alchemist, Copenaghen, Danimarca NEW ENTRY
19 – Piazza Duomo, Alba, Italia
20 – Den, Tokyo, Giappone, Best Restaurant in Asia
21 – Mugaritz, San Sebastian, Spagna
22 – Septime, Parigi, Francia
23 – The Jane, Anversa, Belgio
24 – The Chairman, Hong Kong
25 – Frantzén, Stoccolma, Svezia
26 – Restaurant Tim Raue, Berlino, Germania
27 – Hof Van Cleve, Kruishoutem, Belgio
28 – Le Clarence, Parigi, Francia NEW ENTRY
29 – St. Hubertus, San Cassiano, Italia
30 – Florilège, Tokyo, Giappone
31 – Arpège, Parigi, Francia
32 – Mayta, Lima, Peru NEW ENTRY
33 – Atomix, New York City, USA
34 – Hiša Franco, Kobarid, Slovenia
35 – The Clove Club, Londra, Gran Bretagna
36 – Odette, Singapore
37 – Fine, Città del Capo, Sud Africa NEW ENTRY, The Best Restaurant in Africa
38 – Jordnær, Copenaghen, Danimarca, NEW ENTRY
39 – Sorn, Bangkok, Tailandia, NEW ENTRY
40 – Schloss Schauenstein, Fürstenau, Svizzera
41 – La Cime, Osaka, Giappone, NEW ENTRY
42 – Quique Dacosta, Denìa, Spagna, RE-ENTRY
43 – Boragò, Santiago del Cile, Cile
44 – Le Bernardin, New York, USA
45 – Narisawa, Tokyo, Giappone
46 – Belcanto, Lisbona, Portogallo
47 – Oteque, Rio de Janeiro, Brasile NEW ENTRY
48 – Leo, Bogotà, Colombia
49 – Ikoyi, London, Gran Bretagna NEW ENTRY
50 – Single Thread, California, USA