LE CELEBRAZIONI DI JUNETEENTH vanno avanti con una lotta tra dita e tessuto: salsa barbecue a base di pomodoro contro tovaglie inamidate, appena lavate. È il giorno in cui hot dog super abbrustoliti vengono ricoperti di salsa chow-chow e brisket con il loro grasso vengono affumicati lentamente, presi con le mani e poi affettati. Il 19 giugno, o Juneteenth, è un giorno festivo americano sempre più popolare in cui le persone di colore si prendono un momento per commemorare gli schiavi texani che finalmente udirono le parole “siete liberi” nel 1865, due anni dopo la firma del Proclama di Emancipazione da parte del presidente Abraham Lincoln.
Per i neri d’America – che siano imprenditori tecnologici, insegnanti di moda, addetti agli allevamenti di polli – celebrare la libertà significa confinare l’oppressione nell’armadietto delle scope. Sorrisi e risate fanno da medicamenti contemplativi mentre le conversazioni sulle profonde ineguaglianze razziali sono bandite; chi è in vena di festeggiare si siede a tavola per cercare nutrimento, e non solo di cibo. Per qualche ora, il più puro senso di liberazione incontra piatti gustosi. Le famiglie si riuniscono attorno a pietanze estive: salsicce piccanti, succosi hamburger, angurie mature. Ghiacciaie fredde riempite di birre leggere, bevande, vini rosati in lattina e bottiglie di acqua vengono portate dalla cucina al garage e poi all’esterno. La frenesia delle riunioni rimane in lontananza.
Juneteenth è il momento in cui mi lascio alle spalle qualsiasi ansia e pignoleria, improvvisando una danza senza schemi che va dal macellaio fino al buffet imbandito di leccornie. Organizzo una festa all’aperto per Juneteenth da oltre dieci anni e ogni volta il menu è incentrato su dolci classici, drink ghiacciati e, soprattutto, sulla meravigliosa frutta estiva. Ho messo fragole di Long Island e panna montata sulle ciambelle glassate. Ho affumicato pesche succose che nuotavano in una bagna di Moscato alla vaniglia. Ho preparato uno spritz a base di Aperitivo Cappelletti e Prosecco, con limoni del Borneo disidratati come guarnizione.
Le ricette a base di frutta che preparo per Juneteenth sono ammantate di una patina di perseveranza e resistenza. Antenati, ricordi di Juneteenth passati e quello che si trova in dispensa dettano i sapori di ciascuna ricetta. I colori sono pieni di simbolismo, la loro dolcezza è la terra promessa e, anche da solo, ciascun frutto può stare a testa alta. Il fatto che siano ben maturi dà più tempo per rilassarsi, per prendersela con comodo. Inchinatevi, prendete posto e unitevi al pasto – divorando i frutti del nostro lavoro.
PRUGNE & NETTARINE
BROOKLYN, NEW YORK 2014
NEL CUORE DI RED HOOK, A BROOKLYN, ci davamo appuntamento al vecchio atelier di mio marito, dove artisti e scrittori di colore si sarebbero uniti a noi per un pasto all’aperto sul rooftop. Mio marito prendeva posizione alla griglia, e io mi occupavo della lunga tavolata. Era un momento magico in cui lasciarsi andare. Il più delle volte, il dessert era deciso in base alla mia box bisettimanale di agricoltura civica. Il progetto di Community-supported Agriculture cui avevo aderito era piuttosto spartano: niente newsletter dettagliate, note esplicative che anticipassero il contenuto o descrizioni poetiche su come i contadini cogliessero le verdure prima dell’alba. I menù li decidevo sempre relativamente al volo. Se c’erano frutti a nocciolo li facevamo alla griglia, cosa che dava ai nostri ospiti un sussulto di piacere mai confessato. Tiravo fuori dalle grandi buste le pesche nettarine e le condivo leggermente con un pizzico di zucchero e un rametto di timo o qualche foglia di basilico – o una qualsiasi erba che promettesse di non prendere il sopravvento sulla naturale dolcezza della frutta. Oggi, quando servo prugne e nettarine, come nella mia Insalata di nettarine e prugne con pesto di arachidi e cavolo nero, mi sento subito trasportata indietro nel tempo alle feste dove ci abbracciavamo, ballavamo e ci baciavamo al chiaro di luna.
ANGURIA
AUSTIN, TEXAS 2015
IL MIO AIRBNB DI AUSTIN era a due passi dall’Università di Huston-Tillotson. Dividevo la casa con un gruppo di colleghi; eravamo in città per il Soul Summit, un incontro organizzato dalla premiata autrice di libri di cucina Toni Tipton-Martin che celebra la ricca storia culinaria degli afro-americani. Era il weekend di Juneteenth nella capitale texana e la mia intenzione era di cogliere l’essenza delle festività con delle registrazioni audio. Durante il tempo libero, andai a dare uno sguardo al supermercato H-E-B e alla macelleria Salt & Time. I negozi di alimentari mi rendono felice e rimasi parecchio tempo tra i banchi dei negozi per ripararmi dal sole cocente. Un enorme cocomero intero colse la mia attenzione e lo comprai, trascinandolo no a casa con un Uber. Lo tagliai in fette grosse e le misi in una gigante scodella di ceramica. Lo lasciai raffreddare in frigo e poi lo feci girare in tavola come fosse un piatto di arrosto della domenica. Scrittori, nutrizionisti, chef e ristoratori cominciarono a mangiare l’anguria chiacchierando attorno a un piccolo tavolo in cucina. Fu davvero un momento incredibile, e la dolcezza al punto giusto del melone è rimasta impressa nell’archivio dei ricordi del mio palato – un sapore che ho sviluppato poi ulteriormente nella mia ricetta dell’Anguria grigliata con sale alla camomilla e cacao.
IBISCO
FORT-DE-FRANCE, MARTINICA 2016
PRIMA DI ANDARE SULL’ISOLA DI MARTINICA per una vacanza invernale nel 2016, e di fare compere al Grand Marché, l’unica immagine a me nota di questi fiori eduli era quella dei petali secchi venduti in busta nei negozi di alimentari. Non avevo mai toccato la leggera peluria dei fiori di ibisco freschi. Ma passando vicino alla loro versione tropicale, rosa brillante, negli androni degli hotel dei Caraibi, mi ricordai che la Rosa di Sharon – un fiore bianco, largo, con tocchi di rosa che mi circondava nelle Polaroid dei compleanni negli anni 80 e che si trovava negli angoli del mio giardino quando ero piccola – è una varietà di ibisco. Utilizzare i germogli dell’ibisco in cucina significa portare il profumo della natura nel piatto e li si può usare un po’ per tutto, dal tè ai condimenti per le insalate fino alle quesadillas al formaggio. Quando lo si mette in infusione in acqua, crea una bevanda rossa che è una parte fondamentale del menu di Juneteenth. Le bevande Kool-Aid, la limonata alle fragole e i ghiaccioli sono tradizioni delle celebrazioni nere che narrano storie di trionfo. Io le racconto nei miei Coni di neve all’ibisco: un legame culturale che perdura attraverso momenti di gioia e di tragedia, la diaspora africana – o connessione nera globale – riassunta in un bicchiere, o in un cono.
MIRTILLI
ATHENS, GEORGIA 2020
DURANTE I MESI DI SOSPENSIONE DELLA PANDEMIA GLOBALE, mi sono trasferita temporaneamente nella mia città natale. È stato un bello stacco dal mio claustrofobico appartamento di New York. Indossando una mascherina alla moda, mi vedevo con mia madre ogni sabato mattina al Farmers Market di Athens. Fare la spesa senza una lista e senza limiti di budget era un’esperienza unica per lei, e scoprire i raccolti della Georgia nord orientale è stato il nostro primo rodeo insieme. Era come se ci incontrassimo in un posto nuovo, uno spazio dove si piantavano i semi della cucina ispirazionale, una sorta di nido dove le distrazioni erano i tuberi, le varietà di peperoncini e verdure in foglia. Funghi, salsicce del posto e dalie dai colori pastello erano i miei acquisti preferiti – assieme a tanti mirtilli. La mia definizione di convivenza si ampliava davanti alla questione su cosa farne delle enormi borse piene di frutti di bosco che riportavo a casa. Mia madre chiedeva sempre «Cosa prepari?». Io rispondevo con un sarcastico «Mamma, assaggia un po’». Facevo dei waffle con le patate dolci, ricoperti di sciroppo d’acero caldo e mirtilli freschi, e mia madre commentava che fossero «non male». I nostri botta e risposta riempivano di calore materno e nostalgico la festa del Juneteenth, una giornata estiva durante la quale fare i conti con i problemi razziali metteva in ombra la mia abituale effervescenza. Le sommosse del 2020 hanno fatto nascere in me un rinnovato impegno a mettere in calendario momenti di felicità – come grigliare costolette sul Weber e andare a comprare la frutta con le persone che amo. Nella mia ricetta per le Braciole di maiale alla griglia con salsa piccante di mirtilli ho unito le due cose per un tocco dolce e allo stesso tempo salato.
UVA
UN SOGNO LUCIDO, 2021
UNA NOTTE D’INVERNO, sogno che lo chef Omar Tate, la producer e autrice televisiva Gabrielle Fulton Ponder, la food writer Osayi Endolyn e l’insegnante di moda Lesley Ware stanno raccolti accanto ai cespugli di camelie nel mio cortile, chiacchierando sulla prosperità e su “come abbiamo” superato un anno di incertezze. Il mio sogno è per metà realtà, per metà speranza per il domani. I piatti e gli avanzi di cibo nel sogno sono vividi, quasi reali. Sento gli uccellini cantare e la luna piena sorge prima del tramonto. L’erba è verde sotto i nostri piedi. Il falò è il punto di raccolta all’ora del dolce, quando mangiamo un plumcake al burro insaporito con del vino dolce. Dell’uva selvatica secca e schiacciata dà profumo alla glassa. (La mia ricetta della Pound cake al Moscato con glassa all’uva rievoca questo cibo da sogno). Gli ospiti hanno in mano bicchieri di vino mezzi pieni con pét-nat a basso intervento prodotto in Emilia-Romagna e Solange Knowles canta “Cranes in the Sky.”