I VIETNAMITI distillavano alcolici di riso già dal XIV secolo. Nel corso di centinaia di anni di guerre e colonialismo – durante cui il monopolio della produzione era in mano ai Francesi – il bere come abitudine sociale continuò a essere parte integrante della cultura vietnamita. Oggi le due città più grandi del paese, Ho Chi Minh City e Hanoi, sono rinate come vere e proprie destinazioni globali per i cocktail, dando origine a una nuova generazione di distillatori locali che producono liquori di riso artigianali, whisky e gin dai forti connotati territoriali.
Tra queste Sông Cái, una distilleria di Hanoi prima nel suo genere, produce un gin che mette in evidenza gli abbondanti doni che la natura offre sulle montagne del Vietnam settentrionale. L’etichetta di punta, il premiato Sông Cái Vietnam Dry Gin, è un’introduzione alla inimitabile biodiversità della regione, visto che contiene oltre quattordici tra piante ed erbe diverse come curcuma verde, pepe della giungla, cardamomo nero, pomelo autoctono e radice di liquirizia bianca.
Per procurarsi questi ingredienti, il fondatore e master distiller vietnamita-americano Daniel Nguyen ha lavorato con più di settanta famiglie appartenenti a tribù di minoranze etniche come le Red Dao e Hmong, che da secoli coltivano le foreste degli altipiani. La distillazione avviene in un alambicco in rame forgiato a mano da 600 litri, a fuoco diretto. Nato e cresciuto in California, Nguyen si è appassionato alle botaniche dopo essersi trasferito in Vietnam per lavorare con Oxfam e il Ministero delle Risorse Naturali e Ambiente del Vietnam per creare filiere agricole sostenibili. Passando del tempo tra le tribù degli altipiani del nord ovest, si rese conto che la biodiversità della regione – e i mezzi di sussistenza locali – erano a rischio di essere rimpiazzati da colture ad alto rendimento commerciale. Grazie a Sông Cái, Nguyen riesce a dare impiego ai raccoglitori, sostenere banche dei semi locali e coltivare rare sementi autoctone che non si vedevano più in Vietnam da secoli. Sông Cái si traduce con “madre fiume”, un cenno al luogo di nascita ancestrale della civiltà vietnamita nella valle del Fiume Rosso.
Per chi fosse tentato di paragonare il gusto del gin vietnamita in generale con quello di altre etichette asiatiche come l’agrumato Roku di Suntory, Nguyen spiega che l’idea alla base di Sông Cái si avvicina piuttosto alla filosofia culinaria del Vietnam, incentrata sull’equilibrio tra ingredienti ritenuti dotati di energia calda o fredda. Il risultato finale è un gin dal carattere intensamente speziato ma rinfrescante, e che mostra con orgoglio tenui note di pepi di montagna e un leggero retrogusto di miele ambrato.
«L’idea comune di gin “orientale” è influenzata da quello che i britannici hanno romanticizzato come “proveniente dall’Est” – ad esempio foglie di curry o cardamomo», spiega Nguyen. «Il nostro gin, semplicemente, riflette meglio lo specifico gusto vietnamita: il ginepro non è così pronunciato, non esasperiamo le note della radice di angelica mentre la componente agrumata deriva da una varietà di pomelo endemica del Vietnam. Utilizziamo, insomma, ciò che riveste un significato importante per i vietnamiti».