Adesso abbiamo tutti bisogno di una cura, di qualcosa per lenire gli strappi dell’anima. Ma c’è un luogo che può essere terapeutico, anche solo ad osservarlo, come un giardino zen: la Val d’Orcia. Con le sue colline pettinate, i cipressi e i borghi incantati, rimane uno dei profili paesaggistici più belli da guardare da lontano e da vivere da vicino. Che normalmente è piuttosto frequentato ma che oggi appare incantato e più bello. E come nel kintsukuroi possiamo imparare a curare le nostre ferite per farne la nostra bellezza.
A due passi da Pienza, che da qui si osserva come dall’alto, c’è il piccolo borgo di Monticchiello. Da qui si guarda a Bagno Vignoni e San Quirico ma ci si può spingere fino all’Amiata. Ci si arriva facilmente dalla provinciale ma percorrendo la Strada di San Bartolomeo da Montepulciano, in buona parte sterrata, il percorso è ancora più affascinante. A Monticchiello famosa era l’osteria La Porta, proprio all’ingresso del borgo.
È ancora lì ma la sua anima storica, la titolare Daria Cappelli, si è spostata un centinaio di metri più su, in un ristorante che porta il suo nome, fra la via San Luigi e la piazzetta, per qualche tavolo all’ombra. In questa zona pecorini e salumi sono una garanzia ma la ristorazione è troppo spesso dedita ad un turismo frettoloso e distratto. Daria invece la qualità l’ha cercata da sempre, ed è manifestata fin dall’accoglienza, garbata e attenta, a chi arriva. I clienti non sono tutti uguali e lei sa vestire per ciascuno una proposta e un modo di servire, che alla fine fa la differenza. Al centro del menù, ovviamente di terra, la materia prima, senza però storytelling ma con tutta la sostanza di preparazioni centrate e gustose.
La tartare è rinomata ma il pâté di fegatini – va detto – non è da meno, con i profumi e i crostini che lo accompagnano. E dalla grande cantina a disposizione (molte bottiglie fanno bella mostra sugli scaffali all’interno e si possono comprare), con gli antipasti, è difficile resistere a una Riserva Santa Caterina di Panizzi: la Vernaccia è passata di moda ed è dunque il momento giusto per berla. Un bel Nobile di Montepulciano come quello di Contucci invece, altro vino che sconta una insensata sudditanza rispetto a Montalcino (ma che per questo non costa troppo), è l’accompagnamento adatto alle grandi carni proposte, sapide e frollate, che non si tagliano con un grissino ma che garantiscono l’intensità che una tagliata come si deve o un carré di agnello devono avere. Daria anche su questo lavora da anni, e si vede.