Caterina Ceraudo

La Calabria di Caterina Ceraudo

Il turismo giusto, nel rispetto della terra

Testo estratto dal numero speciale Italianissimo: 20 (+1) racconti d’autore per 20 regioni

Quando frequentavo l’università a Pisa, per laurearmi in enologia, portai una tesi di laurea sul gaglioppo, con l’intenzione di valorizzare un vitigno autoctono della nostra Calabria. Ricordo bene lo stupore degli altri: tra loro, molti neppure immaginavano le potenzialità del nostro vino, qualcuno addirittura ignorava l’esistenza del vitigno, e mai si era interessato alla storia della viticoltura calabrese. La mia reazione fu un misto di compiacimento per l’idea di rivendicare un posto tra i vini che contano per quelli della mia regione, ma prima ancora di sdegno e dispiacere, nel constatare la scarsa considerazione maturata sino a quel momento. Io ero cresciuta con l’esempio di mio padre, imprenditore illuminato alla guida di un’azienda di agricoltura biologica all’avanguardia. E questo ha orientato il mio percorso, prima nell’enologia, poi in cucina.

La Calabria è una regione che ha molto a che fare con la terra, che è la nostra carta vincente, perché la terra è punto di origine – dove tutto nasce – e di approdo. Sin da piccola, in famiglia ho respirato questo contatto intimo con la natura, imparando a rispettarne i tempi, anche quando è addomesticata. Oggi, per esempio, so che le zucchine vanno colte nell’orto al mattino, quando sono più dolci. La natura ci dice tutto, basta saperla ascoltare per fare la cosa giusta. Questo, però, comporta fare sacrifici e operare scelte difficili, con l’obiettivo di puntare alla vittoria di tutto un territorio. La mia scelta è stata quella di andare per tornare. E come me hanno fatto altri giovani, che oggi, attraverso una ristorazione di riscoperta delle radici e ricerca, stanno marcando la differenza, investendo in una Calabria che sa essere aspra, quanto dolce. Cosa ci ha spinto a tornare? La consapevolezza di quello che siamo e di ciò che possiamo fare: le nuove generazioni, aprendosi con curiosità al mondo esterno, hanno imparato ad apprezza

Siamo tornati con la voglia di fare ciò che altri facevano altrove, guardando al loro esempio, però trovandoci tra le mani una ricchezza ancora inesplorata, fatta di grandi materie prime, biodiversità, tradizioni ancora intatte da rispettare e attualizzare. Questi sono gli ingredienti della mia cucina e della mia Calabria, dove ogni luogo è diverso dall’altro, e non segue un copione già scritto. E stiamo imparando il valore di fare rete, la sintonia tra colleghi, che diventa amicizia profonda, confronto, senza un briciolo di competitività, perché se va bene uno, andiamo bene tutti. L’esempio di chi vive una terra è importante, noi possiamo essere catalizzatori di energie positive. E la pandemia ha aiutato tanti a prendere consapevolezza di questa risorsa: chi è arrivato per trovare un rifugio lontano dalla città, sull’onda dello smart working, oggi sta pensando di restare, e fare qui, in Calabria, impresa.

È facile innamorarsi della nostra terra, anche se ci vorranno anni per cambiare il sistema, perché la nostra regione merita un piano di sviluppo politico lungimirante che l’aiuti a crescere, a partire dal potenziamento delle infrastrutture. La nostra ambizione, quella di chiunque ami questa terra, è raggiungere l’equilibrio che ci consenta di preservarla facendola al contempo apprezzare agli altri: dobbiamo superare l’idea del turismo di quantità che per anni ha assediato le località costiere più note, e invece promuovere un turismo giusto. Finalmente iniziamo a capire che è il turismo di qualità a fare la differenza. E il potenziale è ancora altissimo: penso all’entroterra, ma anche alla costa ionica, rimasta ancora selvaggia, bella per chi sa spingersi oltre le comodità. C’è da essere ottimisti, e propositivi. Il futuro della Calabria può essere luminoso, e la rivoluzione parte dal rispetto della terra.

Maggiori informazioni

La ricetta: Fusillone con pesto di finocchietto, pistacchio, mandorle e gamberi

Caterina Ceraudo è la chef del ristorante Dattilo, una stella Michelin a Strongoli (CS), nell’azienda agricola di famiglia. Dopo una laurea in Enologia conseguita a Pisa nel 2011, si è avvicinata alla cucina: forte degli insegnamenti dell’Accademia di Niko Romito, in Calabria è tornata per esaltare i prodotti della sua terra. Nel 2017 ha ottenuto il premio Michelin come Miglior chef donna.

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