Negli ultimi decenni le Langhe hanno conosciuto un aumento esponenziale della superficie vitata e, di conseguenza, sono spuntati decine di nuclei produttivi nuovi. In un panorama pressoché rivoluzionato rispetto all’andamento lento di un passato nemmeno tanto remoto, alcune case vinicole hanno lo status di classici e traghettano la tradizione – tradizione che è “custodia del fuoco, e non adorazione della cenere”, secondo l’evocativa definizione di Gustav Mahler – nella modernità. Uno di questi nomi è senz’altro Ceretto.
Fondata da Riccardo negli anni Trenta del secolo scorso, all’inizio si dedica esclusivamente a vinificare uve acquistate da conferitori di fiducia. Quello del conoscitore/imbottigliatore/commerciante è d’altronde uno schema tipico in Langa, in un periodo in cui la terra è ritenuta dagli stessi abitanti del luogo fonte di preoccupazioni e certo non una ricca risorsa economica.
I figli Bruno e Marcello sono i principali artefici dell’affermazione successiva del marchio: dalla fine degli anni ’60 agli anni ’90 comprano vigne in tutte le posizioni migliori, costituendo un mosaico di proprietà che oggi assomma a circa 160 ettari, suddivisi in quattro nuclei aziendali distinti (Bricco Rocche, Bricco Asili, Tenuta Monsordo Bernardina, I Vignaioli di Santo Stefano), per un portafoglio di cru notevolmente variegato.
Ceretto è attualmente nelle mani dei figli di Bruno e di Marcello: Lisa, Roberta, Alessandro e Federico che curano la produzione in vigna e in cantina. Nel corso dell’ultimo decennio i Barolo e Barbaresco hanno gradualmente cesellato un profilo stilistico di particolare finezza: una conduzione biodinamica razionale (se si passa l’ossimoro) alla base, estrazioni calibratissime e maturazioni attente in cantina. Oggi Ceretto non è solo – come se fosse poco – una casa vinicola affermata, ma anche un centro di iniziative culturali: grandi artisti, mostre, opere permanenti divenute famose, quali in primis la Cappella del Barolo a La Morra dipinta da David Tremlett e Sol Lewitt.
Barolo Bricco Rocche
Non è immediato pescare una singola bottiglia rappresentativa di Ceretto; o meglio, si è portati alla scelta più didascalica, vale a dire questo vino emblematico. E non ci si sbaglia, ovviamente: da sempre intenso, potente nella trama tannica, persistente, nelle ultime vendemmie mostra complessità e profondità ancora più convincenti.