Addio anno del bue, non ci mancherai neanche tu. Benvenuto anno della tigre. Dall’animale simbolo della resilienza al segno che nell’oroscopo cinese incarna la forza e l’impulsività, caratteristiche che fanno presagire un 2022 ricco di colpi di scena. Festeggiato in molti paesi dell’Asia e fortemente sentito dalla grande comunità emigrata, il Capodanno cinese segue l’anno lunare e cambia data in base al novilunio. Diffuso altresì come Festa della Primavera, il suo giorno coincide con il primo del calendario cinese che nel 2022 cade l’1 febbraio. Il sentimento di questa ricorrenza è paragonabile a quello vissuto durante il nostro Natale e, sebbene prima della pandemia si registravano miliardi di spostamenti interni e ricongiungimenti tra familiari a mille miglia di distanza, in Italia non mancano le occasioni per conoscere meglio questa antica usanza, anche per chi cinese non è.
Tra le cucine internazionali, quella cinese risulta tra le più desiderate ed è un trend in crescita nel take away e nel delivery. Da una ricerca condotta da Deliveroo sul mercato italiano, gli ordini di cibo cinese sono cresciuti del 63% nell’ultimo trimestre 2021 e nella top ten degli alimenti preferiti trionfano grandi classici come gli involtini primavera, il riso alla cantonese, i ravioli, alla griglia o al vapore, il pollo, che sia fritto, alle mandorle oppure in agrodolce, poi gli spaghetti di riso o di soia, e i gamberi. Risultati convincenti che hanno spinto la stessa app leader di food delivery a lanciare il primo Virtual temporary Brand a Milano, in collaborazione con il ristorante Antica Cina, proprio per salutare l’anno della tigre. Il format si chiamerà New Year’s Eve by Antica Cina e sarà attivo fino al 15 febbraio, giorno della Festa delle Lanterne e ultimo legato al Capodanno. Oltre ai biscotti della fortuna, da regalare a domicilio in segno di buon auspicio, il menu dedicato comprende ravioli di carne alla griglia, spaghetti di patate dolci, anatra alla pechinese, granchio con cipollotti e patate cinesi saltate. «Il Capodanno rappresenta la principale festività della nostra tradizione. Siamo felici – ha dichiarato Shengfei Wang, patron del ristorante Antica Cina insieme al padre Jian – di condividere con i nostri clienti italiani le nostre tradizioni attraverso questo virtual (temporary) brand dedicato a questo evento».
Melting pot culinario: mangiare a Milano e Torino come in Cina
Sembrava tutto pronto in Via Paolo Sarpi, zona milanese dove mangiare cinese come a Chinatown, ma anche quest’anno niente parata del dragone. Se i festeggiamenti in strada saranno in sordina, nel capoluogo meneghino non mancano le tavole alle quali sedersi e vivere un’esperienza immersiva nel Capodanno cinese. Tra i migliori indirizzi a tema, secondo la Guida Michelin, c’è Bon Wei, apprezzato per le specialità regionali senza contaminazioni culinarie che ha colto i canoni della cucina contemporanea. Dall’1 al 13 febbraio ad accompagnare il menu celebrativo per l’anno della tigre, personalizzato con quattro portate importanti (Manzo, Anatra e un pesce grasso come la Cernia gialla, oltre al Taro pastellato), sarà il wine pairing con gli Amarone prodotti dalle 13 aziende vitivinicole dell’associazione Le Famiglie Storiche. Altra certezza per i milanesi since 1980 è il Giardino di Giada, un locale informale frequentato da cinesi a garanzia dell’autenticità dell’offerta, con piatti principalmente cantonesi. Dall’1 al 6 febbraio propone un menu tematico che si può decidere di mangiare in loco o a casa e in cui sono presenti tipicità quali la Pancetta stufata con verdure secche o il Galletto croccante con spezie alla cantonese.
Nonostante Milano, insieme a Roma e Prato, accolga la più grande comunità cinese in Italia, sorprenderà sapere che nella classifica geografica di Deliveroo la città che più gradisce la cucina cinese è Rovereto, seguita da Mestre e Campobasso. Si difende Torino, luogo d’integrazione per eccellenza, dove sono gli stessi italiani a non tirarsi indietro davanti alle bacchette apprezzando, ad esempio, la veracità di Mei Shi Mei Ke, vera trattoria orientale che concede pochissime incursioni occidentali. Per il suo Capodanno non spezzerà il ritmo del servizio, offrendo agli avventori le rassicuranti specialità della casa, come i ravioli confezionati a mano, jiaozi, che nella simbologia cinese incarnano un messaggio di abbondanza per il loro aspetto simile a quello dei lingotti d’oro. Senza uscire dal capoluogo piemontese e partecipare al clima di festa in modo più casual, c’è Oh Crispa!, lo street food nel caratteristico San Salvario, quartiere che è quasi un bignami della città, gestito dall’atipico duo italo-cinese, Sandro e Tingting. Senza servizio al tavolo, qui i piatti sono tutti preparati al momento; da provare le crêpes di farina di grano tenero e mais.
Come fosse il nostro San Silvestro: i cibi portafortuna a Firenze e Roma
Rigorosamente di rosso vestiti, si potranno assaggiare queste e altre pietanze dai migliori interpreti della cucina orientale naturalizzati nella nostra Penisola, cuochi che hanno preparato dei menu ad hoc con l’incursione di qualche piatto pensato per l’anno della tigre. A Firenze, nello stesso quartiere dove fino al 2020 il cognome più diffuso davanti a Rossi era Hu, Element non rinuncia a portare in tavola i fondamentali del Capodanno cinese per rallegrare la sua clientela, fifty-fifty Cina-Italia. Immancabile è il vassoio con un pesce intero che già nella pronuncia allude al concetto di sovrabbondanza, poi anatra e pollo.
Come per il Cenone di San Silvestro, in molti casi i festeggiamenti iniziano dalla sera della Vigilia di Capodanno e il più grande protagonista resta il cibo. Parola chiave: opulenza. Dao a Roma, tra i ristoranti cinesi della Capitale che forse più di tutti ha saputo interpretare i tempi, onorerà questa importante festività proprio il 31 gennaio. Niente lenticchie e cotechino, ma Baozi Cha Sha Bao ripieni di maiale di cinta senese e tra i piatti beneauguranti c’è la Zuppa della fortuna con ravioli in brodo, in attesa di lasciarsi alle spalle l’anno passato e salutare il nuovo con un bicchiere di Fenjiu, un tipico distillato di riso invecchiato per venti anni. Sempre per la sera della Vigilia, Green T., l’unico ristorante cinese segnalato in città sulla Rossa, ha messo a punto un sartoriale menu con un focus sul rituale del Dim Sum e diverse portate che strizzano l’occhio alla prosperità come il Plateau di pesce per la Tigre di Acqua e il Nian gao, popolare dessert a base di riso glutinoso, le cui parole significano letteralmente “anno superiore”; in questo caso, la tortina è abbinato al pomelo, frutto che, in quanto agrume, porta fortuna per definizione. La certezza in un autentico banchetto del Capodanno cinese è trovare alla fine le Tangyuan, alias palline di riso glutinoso ripiene di pasta di sesamo o pasta di fagioli rossi. A proporle sempre in città è Song, esperienza esotica fondata sulla cultura gastronomica di Hong Kong e sulla cerimonia del Dim Sum, che le serve come fine pasto il primo giorno dell’anno.
A Napoli, una incursione nel Sol Levante
Più fusion è la visione di Staj che a Napoli ha deciso di festeggiare l’evento con l’introduzione di piatti nuovi e un’offerta lunch più variegata. Il Capodanno cinese è, quindi, l’occasione perfetta per inserire una selezione di Donburi, letteralmente “scodella”, che in realtà è il nome di tutti i piatti unici composti da riso e altri ingredienti. Dal prossimo 1 febbraio, le versioni elaborate dallo chef Lucio Paciello sono tre: vegana, di carne e di pesce.