L’ingresso, sfarzoso e forse un po’ intimorente, è dal maestoso portone di Palazzo Brancaccio che affaccia su via Merulana 248 (a due passi dal teatro di cui fu direttore artistico Gigi Proietti e a qualcuno di più da Colle Oppio e il Colosseo), che fino al 2016 segnava anche l’entrata al Museo d’arte orientale intitolato a Giuseppe Tucci, oggi ospitato nel Museo delle Civiltà all’Eur.
Oggi invece, salendo l’imponente scalone sulla sinistra – non prima di aver dato un’occhiata al giardino che si apre alle spalle tra statue e colonne – si accede alle sale di Spazio Field, nuovo polo culturale della città che ha tra le varie anime della sua ispirazione multidisciplinare anche quella gastronomica. Si tratta infatti di una superficie di oltre 1.800 metri quadri, suddivisi in varie sale che ospitarono salotti, dimore storiche ed esposizioni (da quelle barocche dalle pareti ultra-decorate a quelle più minimaliste che sono cornice ideale per mostre d’arte ed eventi), cui si aggiunge uno spazio esterno adornato da un parco secolare e da un ninfeo realizzato dall’architetto Francesco Gai ad inizi Novecento. Un luogo davvero unico che si snoda tra saloni e camminamenti, porte segrete che danno su terrazze nascoste e soffitti istoriati, camini in legno e antiche maioliche, moderni divani in velluto color avio e tavoli di pietra nera.
Prima ancora di divenire museo, questa fu infatti la sede di Palazzo Field, così battezzato in onore di Mary Elisabeth Field, ricca dama dell’alta società di New York che ne finanziò la costruzione dopo aver sposato, nel 1870, il Principe Salvatore Brancaccio. Oggi lo spazio è gestito da Andrea Azzarone, imprenditore romano specializzato nel catering e nell’eventistica che gestisce tra gli altri anche l’adiacente spazio di Palazzo Brancaccio e il ristorante Entr’acte all’interno del Palazzo Rhinoceros della Fondazione Alda Fendi in via del Velabro. La programmazione culturale prevede non solo mostre di artisti (si parte con Fiume Affatato di Gioacchino Pontrelli, a cura di Claudio Libero Pisano) ma anche appuntamenti musicali e multidisciplinari, racchiusi dall’etichetta “Art or Sound”, cui si affiancheranno eventi privati o aperti al pubblico come avviene già per Palazzo Brancaccio (con anche la possibilità di unire i due spazi).
Mentre è aperto al pubblico dal primo marzo Roland, il ristorante – con tanto di bancone per la mixology e un enorme divano circolare che occupa il centro di una delle due sale come se fosse un’opera d’arte a sé stante – di Spazio Field. Il nome scelto sottolinea il legame storico con il palazzo, e con la sua attuale vocazione artistica: Roland era infatti il nipote di Salvatore Brancaccio e Mary Elisabeth, principe pianista amante della musica.
La cucina è affidata allo chef Carlo Alberto D’Audino, che ha studiato un menu improntato al comfort e alla valorizzazione degli ingredienti non senza originalità e qualche rimando all’oriente, come omaggio alla precedente destinazione degli ambienti: dal carciofo fritto accompagnato da crema di Pecorino, menta e saba al carpaccio di gamberi rossi, soffice di ricotta e nduja; dall’avvolgente pasta con burro di manteca, alici e katsuobushi al risotto mantecato con Parmigiano 30 mesi, cavolo nero, pastinaca e yuzu (da mettere a punto), fino al bollito di manzo alla picchiapò o al secreto iberico con salsa teriyaki e puntarelle. Mentre nella drink list creata dal barman Andrea Roccini spiccano le proposte signature come il Roland Mule (vodka, lime, soda e cognac allo zenzero, cetriolo e lamponi) e l’Elizabeth’s Drink (rum, Grand Marnier, bitter all’arancia, brandy all`albicocca e lime fresco).