La facciata dell’Excelsior Hotel Gallia, Milano

Scenari urbani e salotti gourmet

Da Roma a Firenze, da Milano a Venezia: le città fanno da sfondo al fervore ristorativo dell’hôtellerie di alta gamma.

Sono città finalmente piene di turisti – anche stranieri – quelle che fanno da sfondo al fervore dell’hôtellerie di alta gamma, e della ristorazione ad essa legata. A Roma, mentre c’è grande attesa per la prossima apertura del Bulgari Hotel che ospiterà il ristorante di Niko Romito in piazza Augusto Imperatore (e poco distante sta aprendo anche la sede romana del Romeo Hotel di Napoli), conquista pubblico e critica il multisfaccettato W Rome, che ha portato alle spalle di via Veneto non solo l’ospitalità vivace e all’insegna del lusso informale della collezione del gruppo Marriott ma un team gastronomico all star: dal ristorante Giano – il cui menu ispirato alla cucina di casa siciliana, ma con verve contemporanea, è firmato da Ciccio Sultano e affidato al bravo Nicola Zamperetti – alla pasticceria impeccabile e golosissima di Fabrizio Fiorani, che cura insieme al pasticcere resident Cesare Murzilli la parte dolce, per proseguire con i cocktail di Emanuele Broccatelli al W Lounge e alle pizze di Pier Daniele Seu, servite nella bella terrazza con piscina. Da mettere in programma anche una serata al Chapter, eclettico hotel nel centrale Rione Regola dove la street art d’autore fa da scenario tanto al bancone del bar quanto ai raffinati piatti dello chef Alessandro Pietropaoli, che da febbraio guida il nuovo ristorante gourmet Campocori proponendo un menu che unisce ricordi d’infanzia (laziale), grande scuola francese e influenze asiatiche, per piatti dall’allure cosmopolita che convincono, come il buonissimo Baccalà con cipolline, cannellini e dashi di alici e sgombro. A due passi dalla fontana di Trevi ha aperto poi il Maalot, secondo albergo romano del gruppo Shedir nel palazzo che fu la residenza di Gaetano Donizzetti, alle cui arie è dedicato anche il ristorante Don Pasquale con le proposte “quotidiane” ma ben fatte del giovane Domenico Boschi; mentre al Vilòn, incantevole boutique hotel di lusso del gruppo accanto all’Ara Pacis, lo chef procidano Gabriele Muro ha messo a punto uno speciale menu dedicato alla sua isola, Capitale italiana della cultura 2022: da ‘O pesce fujuto (omaggio al tradizionale piatto povero isolano) al dessert L’Oro di Procida, che ha come protagonista il profumato limone pane.

Firenze vive un vero e proprio rinascimento alberghiero, che sta finalmente proiettando la città verso una nuova e necessaria contemporaneità. Lo scenario culinario è eclettico e dinamico: si mostra sexy e scanzonato ai tavoli sociali del ristorante San Paolino del nuovo 25hours, hotel giocato sulla dicotomia Inferno/Paradiso della Divina Commedia che accoglie i Golosi pure nella bottega Alimentari con gli ottimi prodotti di S.forno. O si esprime su inediti registri vegetali dentro Dimora Palanca, delizioso e intimo cinque stelle, inaugurato in un edificio ottocentesco a via della Scala, che ha affidato la linea gastronomica di Mimesi al giovane Giovanni Cerroni, autore di piatti dalla forte impronta personale. Ed è comfort e classico, ma con brio, se a marcarlo è Vito Mollica, ancora protagonista in città – dopo tanti ed entusiasmanti anni alla guida del Palagio del Four Seasons – con il suo format Chic Nonna dentro il nuovo Palazzo Portinari Salviati.

[ngg src=”galleries” ids=”34″ display=”basic_thumbnail”]A Milano il campionato del fine dining si gioca tra il Quadrilatero della Moda e la Stazione Centrale, sulle terrazze e nei salotti buoni degli scintillanti luxury hotel. Al comando del Seta del Mandarin Oriental, due stelle Michelin, Antonio Guida si conferma una delle voci più consistenti, raffinate e cristalline dell’alta cucina italiana, anche quando si tratta di tracciare una traiettoria interamente vegetale nel menu degustazione L’Orto Verticale. A breve distanza, nel rinnovato ristorante Zelo del Four Seasons, Fabrizio Borraccino ha trovato una forte e precisa identità e propone piatti perfettamente centrati su gusto e freschezza (e testimoni di un grande lavoro di ricerca sui fornitori) come nel caso dei Ravioli del plin con caprino, limone e menta o del Petto di pollo “Moncucco” con lattuga brasata, purea di patate, capperi e olive taggiasche. Il Park Hyatt Milano, dopo l’addio di Andrea Aprea, ha appena presentato il nuovo ristorante gastronomico Pellico 3, affidato a Guido Paternollo (alle spalle importanti esperienze con Bartolini e Alléno, tra gli altri), in cui le palette cromatiche dell’ambiente rimandano alle suggestioni culinarie dello chef, dal giallo tenue del riccio al verde freddo del carciofo. Sembra quasi di sentire il rumore del mare ai tavoli di Terrazza Gallia dell’Excelsior Hotel Gallia, se non fosse che la vista spazia sulle monumentali ed eclettiche architetture della Stazione Centrale e non sul golfo di Napoli. Qui i fratelli Vincenzo e Antonio Lebano evocano i sapori e i profumi mediterranei della loro Campania: quelli di Praiano e dei totani protagonisti di Mare e terra, ad esempio, un risotto con indivia riccia, crema di bufala, limoni canditi e, appunto, i totanetti alla griglia tradizionali del borgo della Costiera.

La notizia più sorprendente e inattesa di queste cronache urbane riguarda però Venezia. Chi avrebbe mai scommesso sull’arrivo del talentuosissimo Riccardo Canella al leggendario Belmond Hotel Cipriani sull’isola della Giudecca? Di ritorno in Italia dopo sette anni al Noma di Copenaghen, l’ex sous chef del ristorante numero uno al mondo, classe 1985 e padovano di origine, ha accettato lo sfidante compito di mettere il suo talento al servizio dei clienti del Ristorante Oro, ma anche di quelli (tanto esigenti quanto reazionari) del Cip’s Club, del Porticciolo e del Bar Gabbiano. L’arrivo di Canella non fa che confermare l’evoluzione (rivoluzione?) gastronomica di tutta la città e della laguna. Anche all’Aman Venice – che dal 2019 può contare sulla consulenza di Norbert Niederkofler – c’è un nuovo chef. Il giovane tortonese Matteo Panfilio, forte di una lunga esperienza nei migliori ristoranti in tutta Europa, qui ha il compito di trasportare la filosofia “Cook the Mountain” dalle Dolomiti alla Serenissima, attraverso prodotti inusuali e tipici della regione, dai carciofi alla salicornia alla selvaggina delle isole. Intuitiva e solida, così si può definire la cucina di Luca Nania, siciliano di origine ma globetrotter nel percorso professionale, chef alla guida dei tre luoghi dedicati al cibo dietro l’inconfondibile silhouette del Molino Stucky: il Ristorante Aromi, il Bacaromi e il Rialto Bar & Restaurant. Un altro esempio del ventaglio di ottime tavole d’albergo disponibili tra le calli e i canali di Venezia.

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Foto di copertina: La facciata dell’Excelsior Hotel Gallia, Milano.

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