Varcare la soglia di Baglio Florio, a due passi – letteralmente – dall’acqua, è una di quelle esperienze che andrebbe rubricata tra le imprescindibili per ogni wine connoisseur. Pochi luoghi hanno la stessa potenza evocativa, poche cantine custodiscono un simile patrimonio, pochi nomi possono vantare un ruolo affine nella storia enologica (e non solo) italiana. È utile ripercorrere (almeno) tre momenti della cronologia essenziale. Nel 1773 il mercante inglese John Woodhouse si innamora dei potenti vini prodotti a Marsala, dopo averli assaggiati nelle taverne del porto, e decide di spedirne alcune botti in Inghilterra, non prima di aver aggiunto una buona dose d’acquavite per preservare il contenuto durante il trasporto. I sudditi di Sua Maestà se ne innamorano e comincia un florido commercio con la Sicilia. Nel 1833 il visionario Vincenzo Florio realizza un baglio di fronte al mare, fonda la sua impresa vinicola e si dedica alla produzione del Marsala, cambiando il volto economico dell’isola e diventando il portabandiera della viticoltura siciliana nel mondo. Nel 1988 la Illva Saronno acquista Florio – poi riunito nel gruppo Duca di Salaparuta – e riporta all’antico splendore quel baglio, oggi visitato da migliaia di enoturisti che scoprono la moltitudine del Marsala percorrendo la silenziosa “foresta” di legni, costituita da tini, botti e caratelli di rovere posizionati nei quattro differenti ambienti climatici della cantina.
Non esiste infatti “il” Marsala ma tante diverse espressioni quante sono le rotte naturali e umane che stanno dietro ogni bottiglia. Questa infinita singolarità viene ora raccontata attraverso una collezione di dieci etichette narranti che contengono l’intero percorso del Marsala e che evidenziano lo straordinario sforzo produttivo di Florio. Una sorta di diario di viaggio che aiuta così il consumatore a conoscere, tra le altre cose, l’anno della fortificazione, il verbale di miscela, il periodo di affinamento, il tragitto dei fusti all’interno delle navate e l’angels’ share. Cos’è la “parte degli angeli”? È la quantità di liquido che evapora durante gli anni di affinamento in legno, in modo proporzionale al tempo di permanenza e all’aumento della temperatura in cantina e inversamente proporzionale alla grandezza del contenitore. Questa quota di perdita non è un problema ma un indice di valore che esprime l’artigianalità, l’unicità temporale e “l’enologia dell’ascolto” di Florio.
È l’enologo Tommaso Maggio che, assaggio dopo assaggio e intuizione dopo intuizione, traccia uno degli infiniti percorsi che il Marsala può intraprendere, dall’acino di Grillo alla bottiglia, per raggiungere i suoi limiti estremi e la sua piena maturazione, ai confini del distillato, senza mai perdere la propria natura eppure superandola sempre. La nuova linea offre dunque un panorama dinamico, che si muove dal basso verso l’alto, ovvero dalle tipologie introduttive e più accessibili, prodotte in un più ampio numero di bottiglie fino ai pezzi da collezione, in edizione ultra limitata; sulla linea del tempo, ovvero dal Marsala Superiore del 2017 fino al rarissimo Marsala Superiore Riserva del 1994; e infine sulla linea della “profondità”, ovvero la distanza che le botti hanno avuto, nel corso della loro storia, dal mare: l’elemento naturale preponderante sulle complesse dinamiche di affinamento, in base al quale i Marsala acquisiranno sapidità e sentori di alga o viceversa complesse note evolutive terziarie. Sono quattro le etichette della linea Classic, ottenute con uve Grillo che spaziano dal 2017 al 2008. Tra queste il Marsala Superiore Secco – SS1516: figlio di una visione nomade di affinamento, racconta quattro anni di pellegrinaggio nelle navate del Baglio, in tini e fusti di diversa dimensione, che dipingono un vino ambrato, netto e definito al palato, in cui domina la crosta di pane, con profumi eleganti e leggeri di miele di acacia e vaniglia. Due le etichette della linea Premium: il Marsala Vergine Riserva – VR1003 è il risultato di un viaggio lungo 18 anni tra fusti di diversa forma e dimensione che regala al palato un lungo tannino e al naso sentori di arachidi e cereali. All’apice della collezione, nella linea Exclusive, ci sono quattro etichette a tiratura limitata, tra cui il Marsala Superiore Riserva Dolce – SD0294: grande spinta acida al palato e suadenti profumi di liquirizia ed erbe officinali sono il lascito di un lungo riposo in caratelli da 300 litri posizionati a 194 metri dal mare nella cantina Garibaldi. Della singolarità e della longevità si è già detto. Non ancora della versatilità negli abbinamenti, ben più ampia del fine pasto. Qualche esempio? Sorprendenti, in base alla tipologia, con ostriche, Pata Negra, foie gras, spaghetti alla bottarga e formaggi erborinati.