Si legge ‘Pieve’ e si pensa ai Cru, perché l’eleganza del termine francese eclissa le UGA (unità geografica aggiuntiva) che in Italia stanno portando le specificità territoriali a emergere come un valore aggiunto in etichetta. E se nel 2021 anche il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano ha voluto mettersi nel solco di questa tendenza, la scelta di puntare sulla ‘Pieve’ sta facendo un gran bene alla prima (per cronologia) denominazione italiana. Si dovrà aspettare fino al 2024 per l’uscita sul mercato delle nuove etichette, ma a Montepulciano si respira già un’aria frizzante come di rinascita (o, più semplicemente, di rilancio). I numeri oggi sono incoraggianti: nei primi 9 mesi del 2022 il Nobile registra un +10% nelle vendite e il Rosso addirittura un +25%. «Ci aspettavamo una crescita ulteriore di consolidamento rispetto all’anno scorso – osserva il presidente del Consorzio Andrea Rossi – ma uno slancio in doppia cifra ci riempie di orgoglio. Forse eravamo sottovalutati, forse negli ultimi anni avevamo perso in termini di posizionamento». Da qui in avanti si può ancora migliorare.
I vignaioli al centro della scena
Il progetto ‘Pievi’ ha connotati ambiziosi. Se infatti le UGA dei cugini chiantigiani rappresentano uno strumento classificatorio per enfatizzare il legame con la specificità della zona di produzione – amplificando il concetto di terroir – la dicitura ‘Pieve’ accoglie in sé anche una indicazione sull’uvaggio (almeno 90% Sangiovese e in aggiunta solo vitigni autoctoni) che nel Chianti Classico è stata introdotta con la Gran Selezione. Di più, come nel Gran Selezione per poter rilasciare una ‘Pieve’ è necessario essere vitivinicoltori, coprendo tutta la filiera e non limitandosi a imbottigliare con etichetta propria, dato che le uve devono provenire da soli vigneti di proprietà (e di età non inferiore a 15 anni). «È il frutto di una interpretazione moderna, come dimostrano le sperimentazioni in cantina che hanno portato a definire la tipologia – afferma il presidente Rossi -. È un progetto solo per vignaioli, perché è essenziale il vigneto». Dopo l’annata e la Riserva, la Pieve si mette in cima alla piramide dei vini di Montepulciano. In questo modo i vignaioli del Nobile hanno a disposizione un’opportunità unica: superare di slancio i limiti di un passato recente “appannato” – per usare le parole dello stesso presidente – che aveva visto la denominazione in declino. Infatti, il buon posizionamento sui mercati internazionali e una discreta spinta verso la Gdo avevano portato a un certo appiattimento del prodotto. E soprattutto avevano spinto le aziende a giocare da sole, anziché fare squadra.
Un progetto condiviso
Sono una quarantina i produttori di Vino Nobile di Montepulciano che con la vendemmia 2021 hanno selezionato una partita atta a divenire ‘Pieve’. Circa 500mila le bottiglie previste in uscita nel 2024, pari al 10% circa della produzione di Nobile. L’idea nasce da un percorso che ha visto la partecipazione di tutte le aziende produttrici e ha portato a una “visione” univoca. Si è partiti da una ricerca sul piano geologico e pedologico, per arrivare a quella storica. E il focus, oltre al vitigno, è sul territorio. Lo studio storico della geologia e della geografia del territorio ha portato alla individuazione di 12 zone, definite nel disciplinare di produzione UGA (Unità geografiche aggiuntive), che saranno anteposte con la menzione ‘Pieve’ in etichetta. La scelta di utilizzare i toponimi territoriali, riferibili a quelli delle antiche Pievi in cui era suddiviso il territorio già dall’epoca tardo romana e longobarda, nasce da un approfondimento di tipo storico, paesaggistico e produttivo vitivinicolo. In particolare la volontà del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano è quella di ribadire e codificare una realtà fisica con antica radice storica, che ha caratterizzato il territorio poliziano fino all’epoca moderna e che trova la sua eco anche nel catasto Leopoldino dei primi decenni del XIX secolo, che suddivideva il territorio in sottozone definite con il toponimo. L’auspicio (che il presidente Rossi non nega di condividere) è che presto tutto il Nobile di Montepulciano diventi ‘Pieve’.
Economia del vino e di territorio
I numeri dell’economia che ruota intorno al “sistema Nobile” sono importanti. Il valore medio annuo della produzione vitivinicola è di circa 65 milioni di euro, senza contare che circa il 70% dell’economia locale è indotto diretto del vino. Una cifra importante per un territorio di 16.500 ettari di cui circa 2mila ettari vitati, con 1.210 ettari iscritti a Vino Nobile di Montepulciano Docg e 305 ettari iscritti a Rosso di Montepulciano Doc. A coltivare questi vigneti sono oltre 250 viticoltori (mentre sono 90 gli imbottigliatori). Nel 2021 sono state immesse sul mercato 6,8 milioni di bottiglie di Nobile (+21,4% rispetto al 2020) e 2,6 milioni di Rosso di Montepulciano (+6,4% rispetto al 2020). A oggi il 2022 vede all’orizzonte un’ulteriore crescita da record.