C’è la testimonianza di Chiara Maci, blogger e conduttrice televisiva al lavoro da oltre dodici anni e sostenuta da una community al 94% femminile che l’ha validata come una delle voci più influenti del food italiano. Quella di Viviana Varese, chef stellata che ha ricevuto nel 2021 il premio Champions of Change della classifica 50 Best Restaurants per il suo impegno a favore della comunità Lgbtq+. O ancora di Elena Dalla Bona, che da giovanissima si è trovata a condurre ben due prosciuttifici tra Parma e San Daniele, circondata da colleghi quasi esclusivamente uomini. Quello andato in scena mercoledì 18 ottobre sul palco di Eataly Milano Smeraldo è stato un confronto a cuore aperto e menti accese tra loro e altre colleghe a proposito di ciò che significa perseguire un obiettivo di business e su cosa vuol dire farlo da una prospettiva che, ancora oggi, può risultare gravata da non poche criticità: quella femminile.
A dialogare sono state cinque imprenditrici che, coinvolte a vario titolo e in vari segmenti del comparto agroalimentare ed enogastronomico, hanno condiviso i propri percorsi e idee dando vita a uno scambio che taglia ufficialmente il nastro del progetto “Motherland – Storie di donne, cibo e imprese”. Un’iniziativa virtuosa nata dalla collaborazione tra Eataly e Angels for Women, incubatore fondato da AXA Italia e Impact Hub SB, dedicata al supporto delle imprese a impronta femminile con il sostegno di Eni Plenitude, società di Eni Gas e Luce dedicata all’energia rinnovabile e main sponsor del progetto.
Da oggi fino al 31 dicembre è infatti aperta una call dedicata a startup neocostituite o costituende che guarda oltre le differenze di genere ma richiede che le aziende partecipanti vedano almeno il 25% dei ruoli strategici e dirigenziali ricoperti da lavoratrici donne. E lo fa per individuare quella più meritevole, che riceverà non solo un premio in denaro pari a 5mila euro ma che soprattutto godrà di un programma di mentoring e affiancamento sulle strategie di business per accelerare lo sviluppo. «Ci sono molti studi di settore che dimostrano quanto le imprese che rispettano i valori dell’inclusività, della diversità e vedono una forte presenza femminile raccolgano maggiori successi dal punto di vista del ritorno degli investimenti — spiega Stefania Quaini, Managing Director di Angels for Women — per questo abbiamo accolto con grande entusiasmo l’invito di Eataly a realizzare un premio che possa ridurre il gender gap nel campo dell’innovazione e dell’imprenditoria nel mondo del cibo».
La prima necessità è dunque rappresentare e rendere visibili le possibilità di affermazione delle donne in un ambito ancora a forte predominanza maschile, specie nelle posizioni apicali. Un sistema che il pool di relatrici ha cercato — ognuna nel suo ambito — di smontare e ricostruire pezzo dopo pezzo, come racconta Viviana Varese, chef e proprietaria dello stellato VIVA: «Il mondo dell’alta ristorazione è stato per molti anni in mano a professionisti uomini, con una struttura per certi versi “militaresca”. Da quando ho aperto la mia prima attività, invece, ho cercato di creare un ambiente armonico in cui tutte le diversità fossero rispettate e ognuno potesse sentirsi se stesso, esprimendo la propria creatività e consolidando le proprie capacità». Creatività e capacità d’ascolto come doti che prescindono dal genere ma che spiccano nell’approccio delle donne leader sono il leitmotiv di tutte le testimonianze, come quella di Elisabetta Foradori, titolare dell’Azienda Agricola Foradori e traino del movimento dei vini artigiani del Trentino. «Lavorare nel settore agricolo, in particolare nel mondo del vino, e avere la possibilità non solo di coltivare ma anche di trasformare la materia prima — dice a proposito della sua esperienza —, mi ha permesso di mettere in gioco la parte più creativa e istintiva dell’essere donna. È qui che mi sono sentita a mio agio e ho potuto realizzare i miei progetti». Non solo una storia di successo e realizzazione personale ma anche un consiglio concreto, quello che arriva dalle parole della giovane Francesca D’Antonio, fondatrice e AD di Mimina, brand di granola artigianale, biologica e vegana nato da un suo repentino cambio di prospettiva. Laureata in critica d’arte e al lavoro in una casa d’aste, Francesca è rientrata da Londra in Italia per tracciare una strada nuova: «Mi sono resa conto che qui mancavano prodotti di alta qualità ai quali ero molto affezionata e che trovavo senza difficoltà all’estero. Ho capito che avrei potuto lavorarci su, seguendo la mia grande passione per il cibo, e mi sono messa all’opera. Ho fatto una scelta di campo importante e so che le sfide in questo settore sono tante; per questo mi affido non solo alla mia empatia e facilità del tessere rapporti umani ma agisco con tenacia e determinazione. Il mio consiglio? Abbiate una visione e restatele fedeli, ma attenzione. Il motto “stick to the plan” è valido soltanto finché il piano vi rende felici».