Quinto Decimo

Quintodecimo

Da agricoltura biologica, un compendio della migliore tradizione enoica campana.

Luigi Moio è sia l’erede di un patrimonio di conoscenze vitivinicole tramandate di generazione in generazione che un docente di Enologia all’Università degli Studi di Napoli. Nei suoi vini è possibile assaporare la storia della Campania – che racconta di vigneti, montagne e tradizioni antiche – interpretata con purissima precisione intellettuale. E ritrovare, nei rossi come nei bianchi, l’espressione più emozionante delle uve autoctone. Nato a Mondragone, poco più a nord di Napoli, da un lignaggio di vignaioli — suo padre Michele ha contribuito alla rinascita della denominazione Falerno del Massico, apprezzata sin dai tempi della Roma classica — Moio ha lavorato fino al 2001 principalmente come consulente per altre cantine. In quell’anno, sulle colline boscose dell’Irpinia, all’interno della Docg Taurasi, decide insieme alla moglie Laura di fondare Quintodecimo. Un nome che si rifà all’antico insediamento di Aeclanum, che sorgeva nei pressi dell’azienda vinicola oggi appena fuori Mirabella Eclano, e che in epoca romana era conosciuto come quintum decimum (poiché di 15 miglia esatte era la sua distanza dalla città romana di Benevento). Qui i Moio coltivano i loro 25 ettari di vigneti in regime biologico, senza ricorrere ad alcun erbicida, fertilizzante o pesticida chimico e utilizzando pratiche come il sovescio e la rivegetazione. In fase di fermentazione, poi, si impiegano solo lieviti autoctoni. Da queste lavorazioni accorte provengono vini che raccontano fedelmente la propria terra di origine: tre rossi — tutti dall’autoctono Aglianico — e tre bianchi — da Falanghina, Fiano di Avellino e Greco di Tufo. Ognuno di loro brilla per qualità, mentre tutti insieme rappresentano un compendio della migliore tradizione enoica campana. Considerando il lungo e brillante curriculum del fondatore, non c’è poi da stupirsi.

Maggiori informazioni

Mirabella Eclano (Avellino)
quintodecimo.it

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