Non è esattamente sulle strade principali di Contigliano. Per arrivarci bisogna passare da Rieti o da Terni oppure scavallare una quasi sconosciuta montagna, il Tancia, se si arriva da Poggio Mirteto. A ogni modo le curve sono tante e dolci e la zona merita la deviazione, come direbbe una celeberrima guida. Poi, quando si arriva in paese, si capisce come Contigliano sia stato un importante centro nella storia della provincia di Rieti anche se, dal punto di vista turistico, il borgo di Greccio e i vicini sentieri francescani gli rubano spesso il palcoscenico. E invece il paese vale una visita, ma per farla dovrete salire ancora un tornante e fermarvi davanti al bel portale che permette l’ingresso al centro antico. E proprio a pochi passi dalla porta d’ingresso c’è un’altra porta, quella del ristorante Delicato, che è sicuramente una delle buone ragioni per venire oggi a Contigliano.
Delicato e discreto, viene da dire, perché l’insegna si integra perfettamente nello stile dell’architettura locale e non vuole apparire distonica. Così come rispettosa dello stile è la ristrutturazione degli interni del locale, fra ferro e pietra, che consente di creare un’atmosfera che non è quella che troveresti in un qualsiasi locale di Barcellona o Milano, ma che è solo di questo bel borgo. Tutto è molto semplice e confortevole, moderno e rassicurante ma non è subito chiaro che si avrà a che fare con una cucina d’autore. Non ci sono affettazioni: «Non vogliamo che il nostro locale sia un altro gourmet come tanti», ci dice sincero il titolare, che poi è anche il marito della chef. E in effetti la proposta appare semplice, ripercorrendo la vita di questa giovane coppia, fra citazioni catalane come la rivisitazione dei calçots (qui porro e romesco) o passioni per la tradizione come il goloso vitello tonnato, che è un classico degli antipasti all’italiana, o ancora la tartare di manzo. Proposte che mostrano subito la mano felice di questa cuoca ma al tempo stesso rassicurano, nella loro riconoscibilità e nel gusto, senza richiedere alti livelli di comprensione da parte del commensale: qui mangia bene anche un bambino. E questo è un pregio raro. Ma una menzione particolare va al risotto con il piccione: cotto nel suo brodo e servito con il petto scaloppato, che il giorno del nostro pranzo era il piatto più attraente del menu. Un bellissimo risotto, buono nel sapore e nelle consistenze, un piatto “ristorante”.
Eravamo venuti da Delicato senza conoscerne la storia, su consiglio di un’amica. Abbiamo poi scoperto che il nome dell’insegna è il cognome di Carlotta, che lei è una cuoca già celebre, che ha vinto premi e che partecipa spesso a trasmissioni televisive. Eppure di lei ci ha colpito tanto una certa autenticità, in cucina come nel discorso. Semplice ma determinata, energica ma accogliente, nello sguardo e ai fornelli. Il suo è un ristorante confortevole, oltre che Delicato.
