Castello del Trebbio celebra il Lastricato in Terraelectae

Il vino icona della storica cantina di Pontassieve, frutto della passione di Stefano Casadei e della moglie Anna Baj Maccario, rivela nell’annata 2018 un ritorno allo stile slanciato delle prime esperienze e rilancia sull’eleganza.

Qual è il senso di una degustazione verticale? Perché spingersi ad assaggiare vini di vent’anni, trent’anni, cinquant’anni che talvolta rappresentano un’esperienza mistica e talaltra una cocente delusione? Le risposte possono avere sfumature molteplici. Da un lato risulta intrigante esplorare la capacità di un vino – di quel vino specifico e spesso di quella specifica bottiglia – di attraversare il tempo mantenendo integra la godibilità o anzi, quasi sempre, acquisendo complessità, maturità, bellezza. D’altro canto la discesa in verticale tra i calici di diverse annate costituisce uno spaccato storico nella vita di un’azienda vitivinicola.
Accade così che l’approdo sul mercato della nuova annata di Chianti Rufina Riserva Docg Lastricato 2018 di Castello del Trebbio – la prima con cui la famiglia Casadei ha scelto di aderire al progetto Terraelectae promosso da alcune aziende aderenti al Consorzio Chianti Rufina – diventi l’occasione per un “carotaggio” nelle stagioni che questa etichetta ha attraversato negli ultimi quarant’anni.

Un vigneto speciale

Il Lastricato è il vino che in cantina definiscono “iconico”, dato che proviene dal cru più importante nei 60 ettari vitati di Castello del Trebbio. E dall’annata 2018 riporterà la menzione Vigneto, entrando così nel novero delle etichette che il marchio collettivo del Consorzio identifica come espressione integra del Sangiovese allevato sulle colline della Rufina – la più piccola delle sottodenominazioni del Chianti. Il Lastricato è un piccolo vigneto di 4,5 ettari a un’altitudine tra i 270 e i 315 metri, condotto secondo la filosofia biointegrale che contraddistingue l’approccio alla viticoltura della famiglia Casadei. Questo vigneto prende il suo nome dalla presenza di lastre rocciose nei suoi terreni, particolarmente complessi e ricchi di sfaccettature.
«Il Lastricato è un singolo vigneto al quale siamo particolarmente legati – spiega Stefano Casadei, al timone con la moglie Anna Baj Maccario della storica azienda di Pontassieve – perché è quello che ha la maggiore caratterizzazione territoriale a Castello del Trebbio. Al suo interno è presente una biodiversità eccezionale che studiamo e custodiamo ormai da tempo: qui il Sangiovese riesce a esprimere tutte quelle doti di eleganza, freschezza e longevità che ben contraddistinguono i vini della Rufina».

Le strade del Sangiovese

Ecco allora il Chianti Rufina Riserva Docg Vigneto Lastricato Terraelectae 2018. Un nome importante – lungo come quello di certe famiglie nobili – che racconta un vino ottenuto da una selezione di uve sangiovese in purezza, vinificato integralmente all’interno di anfore e immesso sul mercato dopo un affinamento di 36 mesi in botti da 20 ettolitri di rovere francese e di 15 mesi in bottiglia. Questo processo produttivo è in realtà un punto d’arrivo che il “carotaggio” attraverso le annate di Lastricato dal 1990 a oggi rivela un percorso articolato, non sempre lineare. Le scelte in cantina hanno visto infatti passare l’etichetta principe di Castello del Trebbio attraverso mode internazionali e legni piccoli (e nuovi), arrivando più di recente alle anfore e a una cifra stilistica che privilegia il sorso teso e una certa leggiadria.

Lastricato in verticale

Se infatti il 1990 è un Chianti pre-Rufina figlio di una enologia interventista, che si presenta evoluto (sì, ha quasi 35 anni) ma decisamente affascinante, maturo eppure fresco tra sentori di erbe aromatiche e inchiostro, il 1995 è il primo vero Sangiovese in purezza firmato Casadei: le estrazioni sono importanti, è un vino concentrato eppure fresco, con lievi sfumature amaricanti che lo rendono elegante. Dalle botti grandi degli anni 90, dal Duemila lo stile vira verso l’approccio bordolese che emerge nettamente con la presenza di legni piccoli: se il Lastricato 2001 porta in evidenza l’eredità dei terziari del legno, ma senza perdere la tensione del frutto, il 2005 sconta l’abbinata tra vigneto nuovo e affinamento in barrique e tonneau nuovi (80%), riportando tracce ancora evidenti di un sovraccarico di aromi derivati. Questa spinta si conferma nel 2006, quando l’annata calda porta nel calice un vino succulento e iperconcentrato, a tratti faticoso.

Ecco perché l’assaggio del 2009 diventa lo scollinamento verso una ritrovata eleganza: il vigneto Lastricato inizia a maturare e vengono introdotte le prime anfore nella lavorazione, mentre tornano (parzialmente) le botti grandi per l’invecchiamento. Risultato? Seppur addolcito dai sentori dell’affinamento, il vino risulta più elegante e nuovamente giocato su un frutto che porta slancio nel sorso. Il percorso prosegue nel 2011 con più anfore e con l’abbandono definitivo della barrique, tanto che nonostante l’annata calda e una parte di botti nuove il calice racconta ritrovate freschezze, note di roccia e bosco, qualche sfumatura amaricante che inelegantisce il vino.
Le annate a seguire rivelano la bellezza di un vino che parla di frutto e territorio, con una pregevole tensione che lascia tra le righe le spezie per esprimersi con grande vitalità. Con la 2013 la verticalizzazione del Lastricato sembra compiuta, gli appesantimenti in stile bordolese dimenticati, la sapidità scivola dentro un tannino sobrio. E la 2015 esibisce l’eccellenza: vinificazione completamente in anfora e affinamento allungato a 30 mesi in botti da 20 ettolitri portano in bottiglia un Sangiovese elegante, slanciato (nonostante l’annata calda), morbido eppure fresco nei sentori erbacei, tannico e lievemente pepato.

Con il 2018 arriva Terraelectae dai lunghi affinamenti e l’eleganza che si svela già nonostante la giovinezza del vino. E per confermare l’evoluzione dello “stile Casadei” con l’avvento della figlia di Stefano e Anna, ecco anche il Sangiovese Toscana Igt 2018 nella collezione Le Anfore di Elena Casadei, la quale confessa il «troppo affetto per il Sangiovese» che trova dolcezze attraverso il frutto riportato nel calice dalla macerazione.

Maggiori informazioni

Castello del Trebbio
via di Santa Brigida 9, Pontassieve (FI)
castellodeltrebbio.it

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