“Capalbio antico borgo medievale nel cuore della Maremma tra le colline e il mare” è la scritta che recita il cartello di benvenuto in uno dei borghi più belli d’Italia, che si contraddistingue per il suo inconfondibile castello che svetta tra la fitta vegetazione circostante. Un luogo dapprima conosciuto per la sua bellezza e fama di “ritrovo radical chic”– come interpreta in maniera esilarante Antonio Albanese nel suo film “Come un gatto in tangenziale” – che negli anni si è rivelato essere una meta dove hanno proliferato trattorie sincere che si contendono il primato di miglior pappardella al cinghiale o al ragù di lepre. Da questi propositi goderecci comincia il nostro itinerario alla scoperta culinaria di Capalbio e dintorni, fino ad arrivare alle scogliere del Monte Argentario, in un territorio dove colline, laguna e mare caratterizzano la ridente Maremma Toscana.
Per un inizio dal sapore comfort, appena fuori la cinta muraria della cittadina in provincia di Grosseto, il menu del ristorante Da Tullio è un’ode alla cacciagione e alla carne alla griglia, dove non mancano funghi porcini e tartufo nero – delizioso con i pici fatti in casa – se di stagione. Un indirizzo apprezzato anche per la terrazza in travi di legno che regala un tramonto incantevole sulla vallata. Per un soggiorno alle pendici dell’antico borgo rurale, l’agriturismo Antica Pinciana mette a disposizione cinque camere e una cucina di terra da gustare sotto al fresco porticato dove non tradiscono il palato il Piccione ripieno e il Carpaccio di tonno di Chianina, da accompagnare con le verdure del proprio orto e una selezione vinicola interessante che promuove le cantine locali. Lasciandosi alle spalle l’Antica Pinciana, la novità dell’estate è il ristorante e fattoria Terra Capalbio – aperto a giugno 2023 – di proprietà dell’ex senatrice Monica Cirinnà, che porta in tavola i prodotti della sua terra: olio, verdure, frutta e vino (su tutti, sangiovese e ansonica).
Scendendo verso il litorale, il gruppo di Enoteca la Torre ha rilevato nel 2020 il ristorante del beach club La Dogana, trasformando lo stabilimento in destinazione gastronomica. Con l’aiuto di Rudy Travagli e Domenico Stile, rispettivamente restaurant manager e chef di Villa Laetitia – il ristorante capitolino due stelle Michelin del gruppo – il direttore di sala Denny Morelli e il resident chef Luca Morroto guidano gli ospiti della Dogana by Enoteca la Torre a scoprire una cucina fine dining con il pescato locale protagonista: dalla Panzanella croccante con tonnetto sott’olio e cipolla in tempura agli Gnocchetti con ragù di polpo ‘nduja e cime di rapa. Nel weekend dj set e aperitivi vista mare.
Nella vicina località di Selva Nera, la Trattoria La Selva è un’istituzione. Qui Fabio Giacomini e sua moglie Lucia Melatti Versari ne hanno rilevato l’attività nel 2004 e, a quasi venti anni dalla loro gestione, della trattoria rimane solo il nome. Creatività, passione e genuinità della materia prima sono caratteristiche che si ritrovano in signature come Calamari saltati in padella con sale Maldon e rosmarino, Tataki di tonno e Rana pescatrice lardellata con vellutata di pisellini. Per gli amanti del vino, la cantina propone una sofisticata e dinamica selezione. Tornando sul mare, nella lingua di sabbia chiamata “la Torba” che si estende fino ad Ansedonia, allo stabilimento Parasol si assapora un’autentica cucina marinara tra crudi di mare, Spaghetti vongole e bottarga e Zuppetta di crostacei. Il consiglio? Andateci la sera per una cena al lume di candela nel dehors esterno.
Prendendo l’Aurelia ci si incammina alla volta dell’Argentario, ma non prima di imbattersi a Orbetello, città lagunare e ultimo baluardo che collega Porto Ercole e Porto Santo Stefano alla terraferma. Per una pit stop di gusto, l’Osteria Bolle dell’oste e proprietario Giacomo Spagnoli punta su etichette nazionali e internazionali – anche alla mescita – e ricette contemporanee che spaziano tra la carne e il pesce: dalla Crudités di scampi con spuma di ricotta e asparagi di mare ai Ravioli di pappa al pomodoro con burratina, olive taggiasche e olio al basilico. Pochi tavoli e un ambiente accogliente e curato nei dettagli. Arriviamo finalmente sul promontorio dell’Argentario dove vale la pena fermarsi da Alicina Hosteria nel cuore di Porto Ercole. Un luogo che attraverso la proposta di pesce rivisitata (senza eccessivi manierismi) ha conquistato il palato di gastro-turisti e non. Il merito è dello chef Ivan Silvestri che asseconda le sue origini campane per dare quel tocco estroverso ai piatti: il Filetto di triglia con gamberi rossi provoca intense vibrazioni, mentre l’Amatriciana sbagliata con guanciale di tonno stagionato – sì, qui si fanno anche i salumi di mare – è sempre una sicurezza. A settembre arriverà anche la tanto attesa vista mare, con il cambio di location direttamente sul porticciolo.
E proprio dal porto ci si imbatte nella panoramica che costeggia il Monte Argentario e porta in un angolo di paradiso, l’Hotel Il Pellicano, una tra le destinazioni più iconiche del nostro Paese che si adagia sulla baia costiera. La lussuosa struttura ospita l’unica stella Michelin della zona, quella del ristorante omonimo guidato dallo chef Michelino Gioia, che con le sue influenze francesi realizza signature come l’Astice blu, salsa alle arachidi e fiori di camomilla e petto di piccione, scorza nera, foie gras e ciliegia. Altrimenti c’è la proposta più informale a bordo piscina del Pelligrill che si declina in bistecche di Chianina e paste fatta in casa. La terrazza dell’insegna – utilizzata anche per la colazione da sogno – offre uno scorcio di natura e mare difficile da dimenticare.
Prima di giungere all’ultima tappa, merita una deviazione il Convento dei Padri Passionisti, che si colloca nel punto più alto del promontorio nel versante di strada che porta a Porto Santo Stefano. Qui si gode di una vista mozzafiato che con un colpo d’occhio mappa tutto il territorio: dalla laguna di Orbetello, alle spiagge della Giannella e della Feniglia fino alla torre di Capalbio. In loco è possibile rifocillarsi al Ristoro la Sorgente, una meta bucolica con servizio di self-service apprezzata per le porzioni generose di pappardelle del bracconiere con ragù di cervo o stinco di maiale con patate. Il traguardo del nostro (ideale) itinerario è l’Oste Dispensa, un ristorante che fa della sostenibilità e della filiera corta i suoi punti di forza (tanti i presidi Slow Food presenti). Siamo nella località della Giannella da dove è possibile scorgere in lontananza il piccolo paesino di Talamone. Ai fornelli lo chef Stefano Sorci costruisce il menu intorno al pescato dell’Arcipelago Toscano e della vicina Laguna, rispettando la stagionalità in mare. A tavola arrivano specie ai più sconosciute come il tombolo – proposto con i pici fatti in casa – e la celeta di Orbetello. Un indirizzo prezioso per l’ecosistema gastronomico italiano che testimonia come l’intera zona non sia solamente una destinazione dedita al turismo da lettino e ombrellone ma un viaggio spendibile alla ricerca del gusto e delle tradizioni locali.