La natura selvaggia con i suoi cactus autoctoni, i vigneti a picco sul mare – di cui l’uva biancolella ne è la massima espressione –, le casette colorate e le bianche pareti di tufo sono i tratti distintivi che determinano la bellezza sconfinata di Ponza, l’isola più grande dell’Arcipelago Pontino nel Mar Tirreno, di cui fanno parte anche Ventotene, Palmarola, Zannone, Gavi e Santo Stefano. Una meta frequentata principalmente da romani e campani che negli ultimi vent’anni ha visto una crescita esponenziale del turismo, attratto dalla ricchezza del suo mare che, oltre a regalare escursioni nell’incontaminata Palmarola – dove la famiglia Fendi ha costruito una casa letteralmente da sogno, e famosa per le sue falesie e i fondali cristallini –, offre un pesce che diventa baluardo delle esperienze gastronomiche locali. In questa commistione tra tavole gourmet e insegne più tradizionali il rimando è sempre alle ricette di famiglia.
Se siete avvezzi a questa tipologia di cucina, mentre passeggiate al porto il consiglio è di fermarvi a La Lanterna da Silverio, trattoria nata nel 1953 come semplice cantina che vendeva il vino agli isolani. Un inizio che ha segnato la storia del locale – oggi guidato dal nipote omonimo, Silverio – che, con il tempo, ha messo a punto un menu incentrato su piatti storici, tra cui gli Spaghetti con alici e finocchietto o il Pacchero con pesce spada e melanzana. A poca distanza si cambia totalmente scenario entrando da Oresteria dello chef irpino Oreste Romagnolo che delizia i commensali con una proposta bistrot contemporanea – ad alto tasso di romanticismo al momento del tramonto –, con preparazioni che spaziano dalla Catalana di gamberi con orzo e pomodoro verde al Filetto di barracuda in padella con salsa piccante. A sorprende è anche l’ampia carta dei vini in cui si contano più di 800 etichette.
Risalendo di qualche gradino, ci si allontana dal corso principale per giungere da EEA, dea greca dell’aurora che dà il nome a un altro indirizzo con tanta storia da raccontare. Dal 1951 il ristorante si contraddistingue sia per la terrazza con una vista esclusiva sul porto borbonico che per la sua cucina schietta guidata da Davide De Luca con un tocco di modernità: a confermarlo sono il Crostone al nero di seppia con ventresca di tonno porchettata o gli Gnocchi arrosto ripieni di zuppa di pesce e la loro salsa.
Da qui si può scorgere in lontananza il versante destro dell’isola dove, incastonato tra le rocce, spunta l’Acqua Pazza, il ristorante più emblematico di tutta Ponza, da sempre un approdo sicuro per i palati gourmand che dal 2006 brilla anche di stella Michelin. Qui Gino Pesce e la moglie e cuoca Patrizia Ronca hanno costruito una cucina iodata di alto profilo, senza mai dimenticare l’amore per la loro terra natia. Una location a picco sul mare che offre una materia prima freschissima declinata in signature, come i piacevoli Tortelli ripieni di dentice con salsa di pomodoro fresco, l’interessante Tartare di merluzzo con colatura di alici e la Seppia gusto brace con misticanza e menta. Sempre di proprietà della coppia, sono il bed and breakfast Casa Pesce e la pasticceria Bar dei Pesci che occupa gli spazi della vecchia sede dell’Acqua Pazza.
Ad alzare l’asticella del panorama gastronomico è il Melograno all’interno dell’hotel 4 stelle Santa Domitilla, una destinazione che unisce il comfort dell’ospitalità alla sua raffinata tavola dove assaporare ricci di mare, linguine all’astice e Spaghetti ai gamberi rossi crudi e cotti. Dall’incontro tra la famiglia Musco, proprietaria del Piccolo Hotel Luisa e lo chef napoletano Luigi Nasti nel 2020 è iniziata invece l’avventura di Gamberi e Capperi, ristorantino ubicato nel dehors dell’albergo che celebra il pesce con proposte sfiziose che hanno il gusto di Paccheri con aragosta e pomodoro del Piennolo o della Ricciola scottata su maionese allo zenzero con purea di radicchio rosso.
L’itinerario può proseguire lungo la via Panoramica che porta alla zona meno turistica chiamata Le Forna, un luogo abitato per lo più dai residenti e costellato da tavole sincere. Prima però, è doveroso fermarsi a osservare l’insenatura di Chiaia di Luna, una spiaggia raggiungibile solo via mare dove è possibile scorgere il sole perdersi dietro le rocce. Adiacente al belvedere, il Grand Hotel Chiaia di Luna è rinomato per la sua terrazza che durante la stagione estiva si trasforma in una discoteca a cielo aperto con cocktail e dj set. Nel segno della convivialità apre le porte A Casa di Assunta, trattoria icona della semplicità, gestita da Assunta Scarpati. A contraddistinguere la proposta culinaria è la sua genuinità: dall’Insalata di mare che richiama la tradizione alla Gallinella alla marinara, mentre resta segretissima la ricetta del pesto di Palmarola che condisce lo Spaghettone. La cuoca e proprietaria tocca le corde giuste e non è un caso che l’insegna sia spesso ritrovo di personaggi famosi, tra i quali il telecronista sportivo (e buongustaio) Pierluigi Pardo.
L’ultima tappa del nostro tour isolano non può non concludersi alla Marina di Cala Feola, all’estremità opposta del porto. In molti conosceranno il sito per l’attrazione turistica delle Piscine Naturali, una splendida baia scolpita nel mare, dove all’inizio della loro attività i due fratelli ponzesi Gennaro e Aniello Romano noleggiavano barche, vendevano panini ed erano soliti cucinare il pesce direttamente sullo scoglio. Successiva è stata l’apertura del loro ristorante La Marina – qui si accede con la barca o tramite un sentiero tortuoso via terra – che con le sue sedute a ridosso del molo e degli scogli propone piatti ormai anacronistici che si rifanno all’immaginario collettivo della cucina dei pescatori come la Trippa di pesce, la Murena fritta o il gattuccio (in gergo pescecane). L’apice di queste preparazioni è raggiunto dalla Parmigiana con foglie di fico d’India, una ricetta dei bisnonni che di recente ha ottenuto la certificazione PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali); sicuramente il ristorante più originale di questo fazzoletto di terra nel Tirreno.
Ponza è un’isola totalmente dipendente dal mare che l’abbraccia e dai suoi prodotti ittici, ma per chi proprio non rinuncia alla pizza c’è Faro al Molo Musco – dove arrivano gli aliscafi da Anzio e Formia. L’impasto? Di tipo napoletano.