Da una semplice capanna sul mare a un sistema di ospitalità che oggi comprende un boutique hotel con ristorante stellato, un lido con cucina pieds dans l’eau e cocktail lounge e un complesso di ville indipendenti con piscina: quel sogno di Serafino ed Elia La Rosa, nel 1953, di creare una destinazione sulla costa ragusana è andato ben oltre le loro più ottimistiche aspettative e oggi il Gruppo Don Serafino – guidato con orgoglio dai figli Pinuccio e Antonio La Rosa – festeggia 70 anni di storia. Una bellissima epopea familiare di coraggio e visione imprenditoriale che abbiamo voluto riscoprire e raccontare in occasione di questo importante anniversario.
Siamo partiti proprio da Marina di Ragusa – località che è stata capace di crescere e di migliorarsi, a cominciare dalla riqualificazione del lungomare – per sederci alla tavola del Lido Azzurro 1953 da Serafino, nel mentre divenuto un beach club mondano senza però perdere l’atmosfera familiare e la sincerità (rigorosa) di piatti come la sontuosa Zuppa di pesce Don Serafino (ricetta che esiste dal primo giorno di apertura), i Mezzi paccheri con bottarga di tonno e pomodorini e naturalmente i plateau di crudi, da abbinare a una notevole selezione di bollicine. Per esplorare con calma tutto il menu (c’è anche una buona pizza) e nel frattempo godersi un litorale incontaminato e la Riserva Naturale del fiume Irminio, abbiamo approfittato della novità più recente, a soli 10 minuti di macchina dal ristorante. Luminosità, privacy, comfort ma soprattutto un giardino privato con piscina è tutto quello che offrono le Villas Don Serafino di 120 metri quadrati, su due livelli e con due camere da letto. Si può scegliere la formula self-catering oppure usufruire dei servizi on demand con un team dedicato.
Dalla costa ci siamo spostati a Ragusa Ibla per immergerci – letteralmente – nel cuore della città barocca, patrimonio Unesco, dove nel 2000 i due fratelli hanno deciso di inaugurare e dedicare al padre la Locanda Don Serafino, un ristorante ricavato dagli antichi magazzini scavati nei secoli nelle rocce calcaree. Non ci sentiamo schiacciati dalle scenografiche volte ma piuttosto accolti in una dimensione atemporale e leggera, ideale per gustare la cucina “sentimentale” di Vincenzo Candiano, che è qui dall’apertura, quando era appena ventenne, e si è meritato la stella Michelin già nel 2007. Lo chef esprime e condensa – con tecnica, misura e sguardo moderno – le proprie radici agricole (lui che è nato a Scicli, a una manciata di chilometri) e il sincretismo siciliano, attingendo allo straordinario giacimento di prodotti dell’isola.
Sono tre i percorsi degustazione, spiegati dall’ottimo general manager Gabriele Meli: Le Origini (gli Spaghetti freschi neri con ricci di mare, ricotta e seppia sono un boccone indimenticabile), Essenza Siciliana (che si chiude con una raffinata reinterpretazione della cassata: la Spuma di ricotta con velo di pistacchi e canditi, sorbetto di fragole e peperoni arrosto) e Fermento (il più creativo dei menu: magistrali le Animelle e lingua di vitello glassate al bagnetto rosso e salsa di bagnetto verde). Durante la cena scendiamo nel ventre della Locanda, così da ammirare una delle cantine più belle, ricche e profonde d’Italia, tra grandi Champagne vintage, annate ormai introvabili di gioielli della viticoltura regionale (due esempi: Rosso del Conte 1984 di Tasca d’Almerita e Faro Palari 2001), Toscana, Piemonte e Grands Crus di Borgogna e Bordeaux.
Decidiamo di non bere responsabilmente, tanto le 11 camere e suite del boutique hotel Don Serafino sono a pochi minuti di cammino dal ristorante. Ricavate dal recupero di un’antica palazzina settecentesca così come di anfratti rocciosi, sono tutte diverse e caratterizzate da un design contemporaneo. Al mattino ci aspettano ancora le squisite proposte dello chef nella nuova sala colazioni con vista sulla Valle dei Mulini: qui la vita è più dolce che altrove.