Tiramisù

A Treviso torna la sfida più golosa dell’anno

Dalla Tiramisù World Cup 2023 alle ricette codificate dalle nonne: nella cittadina veneta tutto ha il sapore di mascarpone, caffè e savoiardi, anche un liquore.

Nel Paese dove si tifa per tutto, non poteva mancare un campionato mondiale dedicato all’italianismo gastronomico (così l’ha definito l’Accademia della Crusca) per eccellenza che in Cina è addirittura la parola italiana più cercata sul web. Stiamo parlando del tiramisù che dal 5 all’8 ottobre viene celebrato a Treviso con la settima edizione della Tiramisù World Cup, gara in cui si sfidano 240 cultori di questo dolce, rigorosamente cuochi non professionisti. Se da venerdì a domenica, presso la Loggia dei Cavalieri, sarà anche possibile gustare i tiramisù dei Campioni del Mondo degli ultimi anni, il taglio del nastro dell’evento è previsto durante la mattina di venerdì 6 ottobre in piazza dei Signori dove tra l’altro lo scorso weekend si è svolto il Tiramisù Day. A decretare il vincitore del 2023 saranno 100 giudici – hanno tutti superato un test online – che valuteranno due categorie di gara: da una parte coloro che concorrono per la ricetta originale (quindi, uova, zucchero, mascarpone, savoiardi, caffè e cacao), dall’altra i partecipanti con una proposta creativa (con la possibilità di aggiungere fino a tre ingredienti e di sostituire il biscotto). Tra gli appuntamenti extra c’è anche un focus dedicato al mondo del caffè di Dolcefreddo Moralberti che ha messo a punto il suo Specialty Tiramisù (Limited Edition TWC 2023) con miscela Gourmet Columbus di Hausbrandt e l’Original Gluten Free.

«La Tiramisù World Cup continua a crescere e a conquistare fama internazionale, promuovendo la città di Treviso e l’intera regione del Veneto in tutto il mondo – ha detto Francesco Redi, fondatore e organizzatore della TWC –. Siamo entusiasti di constatare che sempre più discendenti di italiani stanno visitando la loro terra d’origine per la prima volta, proprio grazie alla Tiramisù World Cup, aprendo nuove prospettive per il 2024, “Anno delle Radici italiane nel mondo”, durante il quale espanderemo ulteriormente le nostre attività all’estero».

Tra i nomi che spiccano in giuria per la finale di domenica 8 ottobre, non si può non notare la presenza di Massimo Linguanotto, figlio di Roberto “Loli” Linguanotto, padre nobile del Tiramisù di Treviso che pare sia nato dallo sbatudin, ricostituente casalingo e regionale con cui faceva colazione Alba Di Pillo, moglie di Aldo Campeol, storico titolare de Le Beccherie, ristorante trevigiano in cui tutti confermano sia nato il tiramisù. In che modo? Come per le migliori invenzioni in cucina (pensiamo alla tarte tatin delle sorelle Tatin o alla botturiana “Oops! Mi è caduta la crostata al limone”) anche questa è nata da un errore. Ai tempi in cui si sbattevano tutti gli ingredienti ancora a mano, al cuoco Roberto Linguanotto cadde del mascarpone in una crema che stava preparando; erano gli anni 70 e la signora Alba aveva appena partorito e, come nella migliore tradizione contadina trevigiana, aggiunse a quello che le sembrò un semplice composto di tuorli e zucchero semi-montato del caffè. Senza sapere che nel 1959 l’Hotel Roma a Tolmezzo batté uno scontrino con la voce tiramisù, Le Beccherie codificò questa ricetta che dal 1973 entrò ufficialmente nel menu. Ancora oggi è un signature di questa insegna che non è rimasta di certo ferma nel tempo, anzi. Rilevato da Paolo Lai e rinnovato negli interni con un design contemporaneo, il ristorante ha un’allure contemporanea e di design (tra l’altro è notevole la selezione dei pani e qualche chicca in cantina che, per chi volesse “bere veneto”, fa menzione anche di Orto Venezia, l’unico vino prodotto sull’isola di S. Erasmo da vitigni a piede franco). I puristi del tiramisù apprezzeranno la loro versione che resta fedele alla ricetta originale e chi volesse amplificare l’effetto dolcezza può sempre abbinarci uno shot del “Tiramisù di Casa” di Bonaventura Maschio.

«Ci abbiamo lavorato in due, io e il mastro distillatore – confessa Andrea Maschio, patron insieme alla sorella Anna dell’azienda Bonaventura Maschio –, era il primissimo periodo del Covid-19 e ci davamo i turni per venire in distilleria. Nella fase di studio il progetto doveva restare segreto e così, oltre alle prove di stabilità in laboratorio, i test li facevamo a casa con le rispettive mogli: avremmo fatto più di 400 assaggi! A cosa ci siamo ispirati? Alla gelateria e ai gusti composti, tipo “melograno, zenzero e cardamomo”. Le soddisfazioni maggiori provengono dai consumatori del Sud Italia, ma il successo vero è fuori confine, Stati Uniti in primis». Basta guardare la bottiglia per capire quanto la genesi di questo prodotto sia legata alla dimensione domestica della famiglia Maschio con quei merletti sull’etichetta che riproducono le stoffe ricamate dalle nonne di Andrea e Anna, le signore Maria e Alda, restituendo la dimensione autentica e intima di un dolce casalingo.

Sono proprio le nonne – su tutte la veterana Elsa – le autrici delle preparazioni di Treviso Tiramisù, «la nuova palazzina gastronomica del Veneto», come l’ha definita la sua proprietaria Elisa Menuzzo, quattro piani che omaggiano questa specialità della pasticceria italiana e la cucina regionale con materie prime del territorio (tra i fornitori ci sono realtà di nicchia come Perenzin Latteria, Latteria di Soligo e Molino Bertolo), inaugurati lo scorso 30 settembre. Nato inizialmente per fare ospitalità, il progetto ha convertito dei vecchi appartamenti popolari in un luogo che oggi ospita più format: si parte dal piano terra con il bar-pasticceria dove trovare più di 23 gusti di tiramisù (da el vaseto in vetro alla copeta da passeggio), per poi salire al ristorante la cui consulenza è firmata da Alessandro Gilmozzi che può contare anche su un privé nel sottotetto (non dimenticate di alzare gli occhi per ammirare il soffitto a cassettoni venuto fuori dal nulla che è stato perfettamente restaurato), fino al piano dedicato ai corsi di cucina con regia televisiva. L’azienda è in realtà operativa dal 2019 e, dopo una breve parentesi veneziana – nella Laguna avevano inaugurato un negozio a ridosso del primissimo lockdown e al momento l’attività continua a essere sospesa – ha sede nella provincia trevigiana di Dosson da dove i tiramisù partono per essere distribuiti soprattutto nel settore Horeca, a fronte di un’esportazione già pari all’80% del fatturato, anche solo in formato sac à poche.

A Treviso la ricetta del tiramisù continua a essere tramandata di generazione in generazione. È così anche nella famiglia di Linda Botter, titolare di Camelia Bakery – ha partecipato nel 2021 e 2022 a Tiramisu Day e Tiramisù World Cup –, che come le insegnò anche la mamma Valentina Soster (tristemente scomparsa ad agosto), usa solo sei ingredienti: caffè, savoiardi, tuorlo d’uovo, zucchero, cacao amaro e naturalmente un fresco e soffice mascarpone. Disponibile nella versione servita in coppette da “servizio della domenica”, il dolce è sempre disponibile anche in barattolini take-away di cartone e dà la possibilità di personalizzare la superficie con una scritta in dialetto veneto. Un esempio? “Queo che no sofega ingressa”.

Maggiori informazioni

Tiramisù World Cup
tiramisuworldcup.com

Courtesy Tiramisù World Cup

 

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