Guido Martinetti e Federico Grom amici fraterni e fondatori dei gelati Grom, hanno acquistato un terreno a Costigliole d’Asti nel 2008, dando vita all’azienda Mura Mura. Inizialmente la proprietà di 8 ettari era interamente dedicata alla produzione di frutta – in particolare di albicocche, pere, fichi e pesche – impiegata per la produzione dei sorbetti Grom. L’espansione della proprietà, tra il 2011 e il 2018, ha portato a costruire un’azienda da trenta ettari coltivati a vigneti e frutteti sulle colline del Monferrato al limitare delle Langhe, dove Mura Mura sconfina nei cru di Barbaresco a Roncaglie, Starderi, Currà e Serragrilli, ma anche con un ettaro a Serralunga d’Alba, dove viene prodotto il Barolo nel cru di Sorano. L’intero percorso di vinificazione e affinamento avviene nella cantina di Costigliole e in seno a Mura Mura coesistono due categorie di vini, che raccontano il Rigore e la Fantasia, voci narranti di due complementari quali Langhe e Monferrato.
Rappresentano il Rigore tre etichette di Barbaresco, mentre la Fantasia si esprime nelle etichette di Barbera d’Asti, Grignolino, Moscato passito e nei due blend di barbera, nebbiolo, grignolino e ruchè. Mura Mura incarna la nuova sfida di Grom e Martinetti, che hanno scelto di investire sul vino connesso all’ospitalità. La tenuta comprende infatti il Relais Le Marne, luogo incantevole fuori dal tempo, e il ristorante Radici guidato dallo chef torinese Marco Massara, la cui cucina è radicata nel Monferrato ed esalta le materie prime locali nel segno della semplicità. Il Relais si articola in più strutture che affacciano sulle colline monferrine: la Dimora dei Poeti e la Dimora degli Artisti (con il lusso di 7 suite e 6 camere), ma la vera esperienza immersiva si vive nella Casa nel Vigneto, suite con terrazzo sospesa tra i vigneti con vista sul Monte Rosa. Per il relax, ci sono una piscina coperta di 25 metri, una palestra di 140 mq e una Spa con vista sulle vigne. Per raccontarla con le parole dei fondatori, Mura Mura “è un microcosmo di armonia e bellezza, dove gli opposti convivono: una finestra aperta al mondo, e del mondo parte integrante”.
Barbaresco Docg Faset
Vinificato in tini di rovere francese da 50 hl e affinato prima in botte e poi in anfora, questo Barbaresco è pensato come vino di finezza, tanto che Guido Martinetti assimila il processo all’infusione del tè. Nel calice ha una personalità flessuosa, ma intriga soprattutto per il frutto nitido e un sorso materico eppure sofisticato.