Nascosta all’interno di un piccolo castello medievale tra le strette vie di Chiuro (gli ultimi coefficienti di difficoltà di una produzione vitivinicola che, in Valtellina, si ammanta di eroico), l’azienda nasce nel 1867 con Nino Negri, sebbene sia stato il figlio Carlo a renderla un faro per il territorio. Ricordato come il «sciur Carlücio» da Mario Soldati, Negri fu un personaggio carismatico e lungimirante, il primo in zona a investire nell’acquisto di vigneti e a imbottigliare il vino, invece che venderlo sfuso. Grazie al suo savoir-faire, non solo conquistò i mercati locali, ma si spinse fin negli Stati Uniti, restituendo fama alla Valle e ai suoi vini di montagna. Quando scomparve, dopo 50 anni di attività, l’azienda fu ceduta a una società svizzera, quindi, nel 1986, passò al Gruppo Italiano Vini, attuale proprietario. Nel frattempo, alla guida della cantina era rimasto sempre l’enologo Casimiro Maule, memoria storica aziendale, che nel 2018 ha passato il testimone a Danilo Drocco, ex enologo di Fontanafredda, prescelto proprio in virtù della sua esperienza col nebbiolo.
Già, perché ciò che accomuna le Langhe con questi ambienti montani della provincia di Sondrio è proprio il nobile vitigno, che qui, però – complici le condizioni pedoclimatiche estreme – si presenta in un biotipo molto resistente, localmente detto chiavennasca. Unica uva rossa coltivata in azienda, il chiavennasca si inerpica su ripidi pendii, aggrappandosi con le sue radici a quella poca terra che riveste i suoli scistosi e rocciosi del versante sud della valle, quello delle Alpi Retiche, resistendo a venti, nevicate e siccità estiva. In questa sua lotta per la sopravvivenza, assistito da altrettanto temerari viticoltori, riesce a regalare vini dalle caratteristiche sensoriali molto diverse a seconda della sottozona – quattro quelle vinificate da Negri, Grumello, Inferno, Sassella e Valgella – e persino un vino tradizionale ottenuto da uve parzialmente appassite, lo Sfursat. Nel 1983, Nino Negri è stata la prima cantina a metterne in bottiglia una versione “moderna”, dal nome Sfursat 5 Stelle: da allora, è diventata iconica della Valtellina e di una cantina, che, oggi come ieri, con i suoi 200 conferitori si impegna a custodire questo territorio fragile.
Sforzato di Valtellina Docg Sfursat 5 stelle
Ottenuto da uve appassite e maturate in barrique, è un vino ammaliante e godurioso sin dall’olfatto, che cattura con sensazioni dolci di frutta rossa matura, fiori e tostature. Inbocca combina con eleganza tensione tannica, acidità e mineralità salina, in un sorso carezzevole e persistente.