Giampaolo Tabarrini ha sempre guardato al futuro in maniera sfacciata, modificando la realtà a piacimento e trasformandola secondo i propri desideri. Non si spiegherebbe altrimenti il percorso di questo vignaiolo, partito da poco o niente e diventato in breve tempo uno dei riferimenti del vino di Montefalco. È vero: la sua famiglia aveva sempre avuto a che fare con la terra e la vigna ma il vino prodotto non era mai finito in bottiglia. “Chi vuoi che le compri, quando i clienti possono avere dell’ottimo sfuso a un prezzo decisamente più vantaggioso”? Il ritornello dei “vecchi” di casa non ha mai convinto Giampaolo che a un certo punto decide di riscattare la proprietà, costruire una cantina praticamente nuova e presentare al mercato le prime annate. Sono gli anni Novanta: Montefalco è in crescita di notorietà e il ragazzo ha tutta l’intenzione di partecipare al gran ballo. Come detto, i fatti gli hanno dato ragione. Per livello, identità, stile e visione, Tabarrini ha scalato posizioni su posizioni.
Lo ha fatto anche in maniera imprevedibile, con innovazioni stupefacenti come il recupero del trebbiano spoletino: un’antichissima varietà a bacca bianca della zona che sotto le sue mani è diventata un grande vino, innescando un processo virtuoso di recupero e valorizzazione. Ha riportato alla luce il grero, varietà a bacca nera, e definito un mosaico di “cru” con i Sagrantino, declinandoli territorialmente e dandogli vesti diverse. Non contento, negli ultimi anni ha progettato un sistema per far evolvere i risultati di cui quest’uva è capace, nel segno dell’equilibrio e dell’eleganza, attraverso una vasca che estrae il succo delle uve in maniera delicata e con un lunghissimo contatto con le bucce. Una rivoluzione dietro l’altra che ha portato anche alla realizzazione di una nuova cantina. Semplicemente pazzesca per una realtà con un così limitato numero di bottiglie e incredibilmente vocata all’accoglienza e agli eventi. Un’altra mossa azzardata che, probabilmente, si rivelerà vincente.
Montefalco Sagrantino Docg Campo alla Cerqua
Non il Sagrantino ma “i” Sagrantino: declinazioni diverse a seconda delle parcelle in cui vengono raccolte le uve per la realizzazione di veri e propri cru. Il Campo alla Cerqua cresce su suoli ciottolosi, più leggeri rispetto alla media e con esposizione a Est. Ne deriva un vino fragrante, dinamico ed espressivo.