In un qualsiasi sabato dell’anno una passeggiata a via Toledo, il “corso” di Napoli, non è esattamente la cup of tea di chi ha scarsa simpatia per la folla. Niente panico: al civico 177/178 c’è il rimedio. Varcata la soglia del monumentale edificio che ospita le Gallerie d’Italia, lo spazio museale di Intesa San Paolo (in quella che fu la storica sede del Banco di Napoli), si entra nella dimensione parallela dell’ambiziosissimo progetto di Giuseppe Iannotti – chef e patron del Krèsios a Telese Terme, due stelle Michelin confermate anche nell’edizione 2024 – che meglio di qualsiasi altro concretizza il fermento enogastronomico della città e, più in generale, il suo Rinascimento culturale. Serve un intero weekend – esattamente il tempo che ci siamo presi noi – per scoprire e poi raccontare le quattro aree che lo compongono: al piano terra il Bistrot e la Caffetteria, entrambi sotto l’insegna Luminist, all’ultimo piano il cocktail bar Anthill e il fine dining 177Toledo. Uno spazio per ogni momento della giornata, dalla prima mattina a tarda notte, e per ogni desiderata.
Partiamo dalla colazione, ad esempio: è possibile a Napoli uscire dall’immarcescibile abbinata caffè e sfogliatella (con tutto il rispetto)? Qui c’è un’offerta da Grand Hotel ma senza Grand Hotel: dunque uova alla Benedict (o in qualsiasi altra foggia), avocado toast e pancake. E, intendiamoci, anche i migliori croissant e pain au chocolat della città. Anche la carta dei caffè rompe (finalmente!) i dogmi locali con una ricca proposta di monorigine da estrarre con moka, chemex o cold brew. Ma potete anche ordinare un impeccabile espresso, naturalmente.
Senza soluzione di continuità si accede al Bistrot, aperto tutti i giorni dalle 12 alle 22 (le 23 nel weekend) con un menu in grado di accontentare ogni pubblico, che sia per uno “stop & go” – Club Sandwich o frittatina di pasta? –, un pranzo della domenica – parmigiana di melanzane o ziti alla genovese? (Non aspettatevi sempre interpretazioni filologiche: è questo il bello) – oppure un viaggio fuori dai confini: in Perù con il ceviche, a Valencia con la paella o in Giappone con “pesce e riso”.
La sera è il momento giusto per salire sul rooftop. Non avventuratevi senza prenotazione: uno steward vi accompagnerà all’ascensore e vi scorterà fino all’enigmatico ingresso dell’Anthill, la “collina delle formiche” (il formicaio è la metafora che Iannotti utilizza per descrivere la sua operosa macchina: se siete stati al Krèsios ricorderete le ormai celebri formiche di metallo sui tavoli). Dai parati Mindthegap, ispirati in qualche modo a Lo Cunto de li Cunti (capolavoro della letteratura barocca napoletana), con illustrazioni che ricordano i tatuaggi Old School, incalza un Mangiafuoco che stringe Pinocchio tra le mani, opera in terracotta di Salvatore Troiano. Dentro, per fortuna, vi attende Anna Garuti, brava e gagliarda barlady classe 1993. Vi consegnerà quella che sembra in tutto e per tutto una confezione di Tachipirina ma che contiene in realtà un bugiardino-menu, giusto per mettere subito in chiaro l’approccio singolare e fuori dagli schemi. Fatevi consigliare: oltre ai classici, in carta ci sono dieci signature drink con altrettante storie (racchiusi nelle forme e presentazioni più creative che possiate trovare in circolazione), dall’Asino ubriaco (meditativo e morbido) al Giunco (fresco e frizzante), dalla Lacrima di cristallo (delicato ed erbaceo) alla Medicina di Mastro Grillo (tenace e balsamico).
Un posto così, a Napoli, non esisteva, anche perché l’offerta liquida è accompagnata da un menu di tapas che è un giro del mondo, tanto ricco da riempire l’intero bancone bar (ma ci sono anche sedute e tavolini interni e, con l’estate, una spettacolare e ampia terrazza con vista sulla Certosa e Museo di San Martino e su tutti i tetti del centro) per un’intera serata: patatine con peperone crusco, jamón iberico o pulled pork, ostriche, percebes, döner con salsiccia e friarelli, pacchero ripieno di ragù, tortilla con caviale e salmone, fish and chips e anche – per alzare il tiro – piccione o animella di vitello, appena prima delle Crêpe Suzette. Se poi siete amanti delle migliori conserve spagnole, beh, qui è una vera festa tra anchoas, chipirones, mejillones e ventresca de atún.
Chiudiamo il nostro percorso iannottiano con una cena al ristorante gastronomico, 177Toledo, solo sei tavoli in una sala dal design rigoroso, con opere d’arte contemporanea a rotazione, e anch’esso con una terrazza sull’altro lato con piccole “oasi” verdi per l’aperitivo o il dopocena a suon di preziosi distillati. L’executive chef Antonio Grazioli propone un’intelligente espressione della cucina napoletana in chiave modernista, in una sequenza dichiaratamente imparentata con quella studiata al Krèsios. Il menu, presentato su cartelle della tombola, si ispira proprio alla smorfia napoletana: il “71” (cioè “l’uomo senza valore”) è il percorso degustazione da 4 portate, il “22” (“il folle”) da 7, il “90” (“la paura”) è O tutt’ o nient’, cioè la somma dei due (più uno special). Le entrée giocano su icone della tradizione rivisitate, dalla pizza al capitone, per poi proseguire, tra gli altri piatti, con ‘O rraù, la parmigiana di melanzane, gli spaghetti mit boll (con polpettine di pesce e non di carne: qui non tutto è come sembra), la fagiana e il soufflé camomilla e pollini. A proposito: di questo polo fa parte pure Urbee, il progetto di apicoltura urbana lanciato da Iannotti con tre arnie, ognuna intitolata a un quartiere di Napoli, e 180mila api da adottare.
Un ultimo consiglio: cercate su Spotify la playlist Luminist, in continuo aggiornamento, che esprime al meglio lo spirito di questo formicaio ribelle. Ci sono i New Order, gli Smiths, i Pixies, gli Interpol e Tom Waits, solo per citarne alcuni tra centinaia di artisti. E naturalmente i Talking Heads di Psycho Killer, classico d’avanguardia che lo chef ha scelto per la nostra nuova selezione sinestetica che trovate nel sommario.