identità golose 2024

Ospitalità e ristorazione: parola ai protagonisti del momento

Il Congresso di Identità Golose accende i riflettori sulla gastronomia come volano dell'hôtellerie nostrana, tra esperienze immersive alla scoperta di territori e sapori identitari, in città come al mare.

Tra le novità del 19esimo Congresso di Identità Golose abbiamo assistito all’esordio del format Speciale Ospitalità dedicato al settore dell’hôtellerie che negli ultimi anni è sempre più un tema interessante anche per indagare il mondo della gastronomia. «Con questa edizione diventiamo un punto di incontro per tutti i temi dell’ospitalità che si intrecciano ormai quotidianamente con l’offerta culinaria», afferma Claudio Ceroni, founder di Identità Golose e presidente di Magenta Bureau.

Un dialogo a più voci per condurre un’analisi sulle ultime tendenze delle strutture alberghiere che si rinnovano valorizzando il profilo dell’accoglienza italiana, contraddistinta da un know-how tutto italiano che esalta il patrimonio culturale e territoriale del nostro Paese. «L’Italia è una destinazione sempre sotto i riflettori grazie al savoir-faire dei nostri hotel – commenta Valentina De Santis, ceo e proprietaria di Passalacqua, l’albergo migliore del mondo secondo la classifica della 50 Best Hotels –. L’accoglienza fa parte del nostro Dna: la chiave è rimanere fedeli a se stessi facendo dei cambiamenti in linea con la propria identità».

Un discorso condiviso da Cristina Fogliatto, direttore comunicazione e branding di Lungarno Collection, in cui l’approccio sartoriale è la bandiera del gruppo fondato dalla famiglia Ferragamo, la prima casa di moda a elevare il concetto dell’hospitality al mondo retail tra le boutique. In Toscana il resort cinque stelle lusso di Castelfalfi nella sua tenuta di oltre 1.100 ettari intreccia l’approccio olistico della prima Spa europea Rakxa (di filosofia thailandese) con le tipicità e la bellezza della regione, tra produzioni di vino, miele e olio, offrendo agli ospiti cinque diversi ristoranti, dal bistrot internazionale alla tipica trattoria fiorentina. «Per il prossimo futuro crediamo che anche in Toscana si possa fare un’ospitalità più moderna, andando oltre i cliché e dotando il resort di servizi d’avanguardia», dichiara il general manager Roberto Protezione.

Secondi i dati, nel prossimo decennio sono previsti in Italia 30 milioni di turisti, complici anche gli eventi come il Giubileo 2025 a Roma e le Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026. Un caso studio interessante è stato Milano Expo 2015 che ha cambiato la città meneghina e trasformato la clientela degli hotel da business a leisure.
«Le manifestazioni che hanno plasmato il capoluogo lombardo all’epoca sono in atto oggi a Roma – sottolinea Giampaolo Ottazzi, general manager Orient Express –. La città è diventata appetibile per i grandi brand di hôtellerie che stanno investendo sull’immagine e sul territorio capitolino. Noi siamo orgogliosi del progetto dei treni di lusso Dolce Vita, cinque vagoni che faranno scoprire le bellezze del Paese da nord a sud della Penisola».

Tra le peculiarità delle strutture ricettive italiane c’è senz’altro una matrice familiare che ne identifica l’offerta ma l’enogastronomia è fondamentale per far diventare gli hotel delle destinazioni a sé e non sole mete di un itinerario. Il turismo del cibo è un trend sempre più attuale come testimonia Alessandro Baccarelli – general manager di Castello di Casole del gruppo Belmond. «Noi siamo in un castello del XIV secolo e interpretiamo la disobbedienza nel mettere a disposizione degli ospiti non solo vitto e alloggio ma facendo conoscere a loro le tipicità di Siena attraverso la cucina dello chef Daniele Sera».

Lo stesso avviene nel boutique hotel di Casa Angelina che in Costiera Amalfitana è sfuggito da ogni stereotipo costruendo una struttura moderna dove l’aspetto gastronomico è fondamentale. «Al ristorante Un piano nel Cielo sfruttiamo la materia prima del nostro orto e ci ispiriamo alla cucina campana», racconta Domenico De Simone, general manager dell’hotel di Praiano. Un esempio lungimirante è il caso dell’azienda agricola Ceraudo, il primo agriturismo calabrese a credere nell’ospitalità e nel cibo, aprendo le porte del Dattilo, il ristorante stellato della tenuta guidato da Caterina Ceraudo, figlia del founder Roberto, che nel 2002  ha ingolosito i turisti a raggiungere questa realtà suggestiva, complice anche un’ottima cantina.

Rispetto a Ceraudo è più recente l’esperienza del W Rome che ha plasmato il brand neyworkese con una forte identità italiana, dove la ristorazione viene affiancata da una solida proposta beverage, diretta dal barmanager Mattia Capezzuoli e rappresenta il 30% del loro fatturato annuale. «Abbiamo creduto in un’insegna di cucina siciliana che vanta la consulenza dello chef due stelle Michelin Ciccio Sultano, completando la proposta con la pizza di Pier Daniele Seu nel rooftop con la bella stagione e la pasticceria di Fabrizio Fiorani – commenta Christian Zandonella, general manager dell’hotel –. La nostra disobbedienza è rimanere fedeli all’italianità ma in maniera originale».

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