Walter Musco, pasticcere romano con un passato da gallerista d’arte, non è nuovo alle provocazioni: qualche anno fa, in occasione dell’ormai tradizionale vernissage della sua collezione di uova di Pasqua artistiche – in cui, come accade spesso nelle sue creazioni, il gusto incontra l’estetica, anche se in questo caso si tratta soprattutto di opere da guardare – distrusse “in diretta” una delle uova dedicata a un artista i cui discendenti non avevano apprezzato l’omaggio. Quest’anno, il tema della mostra dedicata alla Pasqua è Roma Città Aperta(?); e il punto interrogativo non è un refuso.
Naturalmente è facile cogliere il rimando al famoso film di Rossellini, e non mancano riferimenti diretti come l’uovo decorato con il ritratto di Anna Magnani, indimenticata protagonista. La definizione di “città aperta” – come Roma fu dichiarata nell’agosto 1943, significando un agglomerato urbano senza mezzi bellici, e che rinuncia alla difesa e all’aggressione armata contro le forze nemiche allo scopo di evitarne la distruzione – viene tuttavia messa in discussione riferendosi ai tanti ed evidenti conflitti di altro genere (tra caos e diritto, azione e inerzia, bello e orrido, sacro e profano) che la città, e coloro che la abitano, vivono da secoli, rendendola a tratti ostile ma sempre stimolante, e luogo fecondo di cultura e contro-cultura capace, a modo suo, di accogliere in tanti grazie a un’apertura mentale che resta indiscussa.
Così, le numerose uova realizzate da Musco e dal suo team di pasticceri mettono in forma ovale (o pressappoco, non ci sono regole e limiti a creatività e manualità), segni e simboli della città, mescolando epoche diverse, riferimenti colti e pop, luoghi e personaggi reali o immaginari: ci sono il mascherone della Bocca della Verità e l’iconico buco della serratura della sede dei Cavalieri di Malta all’Aventino che regala una “zoomata” sul cupolone di San Pietro; ci sono fontane ed edifici (come il Palazzo della Civiltà del Lavoro), la stratificazione del Monte dei Cocci a Testaccio e i famosi “nasoni”, le fontanelle disseminate lungo tutta la città; c’è l’uovo ricoperto dal mosaico di sanpietrini (croce e delizia di ogni romano) e quello che rimanda al gaddiano Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. E ancora: le nature morte caravaggesche e l’armadillo di ZeroCalcare, gli omaggi a Fendi e Valentino e quelli a Pasolini e Gabriella Ferri, e così via.
E se l’inaugurazione – avvenuta il 15 marzo scorso nel bel locale in largo Bompiani – ha visto anche performance di arte, musica e poesia, le uova si potranno ammirare alla pasticceria fino al 30 marzo, cogliendo magari l’occasione per assaggiare un croissant perfettamente sfogliato, un New York roll al cioccolato, un cruffin con pralinato alle noci Pecan o un raffinato dessert monoporzione, o per acquistare anche uova di cioccolato “classiche”, da mangiare fino all’ultimo pezzetto. Anche le uova da collezione – da conservare e ammirare, essendo realizzate anche con altri materiali – sono in vendita, e parte del ricavato sarà devoluto a Save the Children come gesto di solidarietà verso chi, in questo momento storico, ha più bisogno.