La cucina italiana – o meglio la cucina tradizionale delle regioni italiane – deve tanto a Pellegrino Artusi, il gastronomo e critico letterario che nel 1891 scrisse La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, manuale di ricette che ancora oggi fa scuola tra chef e appassionati di cibo. L’opera lungimirante dell’autore è stata la prima a passare in rassegna le diverse specialità culinarie del nostro Paese, diventando così una pietra miliare della letteratura gastronomica italiana. Proprio la cittadina emiliana di cui è originario, ovvero Forlimpopoli, insieme alla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì ha deciso di fondare nel 2007 Casa Artusi all’interno del complesso monumentale della Chiesa dei Servi.
Un centro culturale dedicato e impostato secondo il lascito di Artusi, quindi uno spazio che si ispira alla visione di cucina domestica condivisa dallo stesso autore, al suo sapere – con tanto di biblioteca – e al “saper fare” con le cucine didattiche e del ristorante aperto al pubblico, dove ai fornelli si alternano cuochi che devono rispettare le regole artusiane, attraverso pratiche concrete e quotidiane. Ed è proprio di questi giorni la notizia che Casa Artusi stia cercando un ristoratore (con un’esperienza di almeno cinque anni nel settore) che può candidarsi – entro il 2 aprile – per gestire l’insegna per un periodo di sei anni, adottando le linee guida del centro culturale. Come prerequisito è necessario essere coerenti nella preparazione dei piatti al patrimonio della gastronomia tradizionale e rispettare la “dimensione domestica” di cucina, avere sempre in menu un numero cospicuo di ricette artusiane, seguire la stagionalità dei prodotti e pensare delle proposte ad hoc per eventi o ricorrenze come la Pasqua e il Natale. Infine, contrariamente a quanto avviene oggi negli altri ristoranti d’Italia, qui è bandita ogni forma di revisione creativa e lo chef durante il servizio deve sempre utilizzare “alla lettera” gli ingredienti e le preparazioni de La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene.