Quando a Roma nel 2015 Giuseppe Lo Iudice e Alessandro Miocchi hanno avviato Retrobottega (il prossimo anno saranno già dieci anni!) la scelta del nome fu ponderata sul ruolo dell’artigiano e sul fatto di avere un locale retrostante da adibire come saletta privata. Se è un dato di fatto che la loro sia una delle realtà più poliedriche in città, dove non c’è mai stata una divisione netta tra chef e cameriere, cucina e sala, e in cui si è sempre continuato a sperimentare, da Retropasta a Retrovino e poi Retrocaffè (fatta eccezione per la chiusura del primo, dalla scorsa estate gli altri due format sono racchiusi sotto un’unica insegna, Retrobottega, appunto, in cui si entra da via D’Ascanio e si esce da via della Stelletta), non stupirà sapere che la coppia di professionisti si è lanciata in un nuovo progetto.
Dopo un micro pastificio, un’enoteca con cucina e una caffetteria di qualità (persino il caffè è “fatto in casa” ed esce con il marchio Nudo) cosa potevano pensare Lo Iudice e Miocchi questa volta? Un kebbabaro che ambisce a essere il migliore in città. Ha aperto negli stessi spazi di quello che è stato Retropasta e si chiama Miao Miao Kebab (nessun prefisso “retro” questa volta!). «Abbiamo scelto di diversificare la nostra offerta e vogliamo che le due realtà restino ben distinte, almeno per il momento. La scelta di questo prodotto? Dall’età di tre anni ho vissuto in Germania fino a completare là tutte le scuole – afferma Giuseppe che ha fortemente spinto per sviluppare un concept simile –: sono cresciuto mangiando kebab tra Stoccarda, Francoforte e Berlino: il kebab sta ai tedeschi come la pizza al taglio sta ai romani. Dopo che sono tornato in Italia ho smesso di mangiarlo e ho ripreso prima della nostra apertura: ho testato tutti quelli di Roma».
Il loro street food strizza l’occhio a un panino berlinese: «In mezzo c’è parecchia verdura e carne. Al momento abbiamo tre proposte carnivore tra pecora, manzo e pollo. Mentre la carne bianca viene tagliata a cubetti in uno spiedino da cuocere alla griglia alternando pezzi di friggitelli (in stile shish kebab), la carne rossa è infilzata come per l’adana kebab, la tipologia più consumata in Medio Oriente. Per il pane abbiamo studiato su alcuni libri di ricette turche». I gusti sono componibili e si possono anche togliere alcuni ingredienti dalle ricette prestabilite; il suo consiglio per chi lo prova la prima volta è comunque ordinare la versione completa: aioli al prezzemolo, cetriolo, pomodori, scorza di limone arrosto, friggitelli arrosto, cipolla cotta, peperone rosso, yogurt, dressing al melograno, prezzemolo fresco, menta fresca e un mix di spezie preparato da loro.
Importante da sapere: niente delivery e chi viene deve essere munito di carta per il pagamento perché non si accettano contanti. «Quando sono andato in giro a provare tutti i kebab di Roma ho anche letto le recensioni dei posti e molte di quelle negative erano legate a questioni igieniche. Noi abbiamo deciso di evitare la manipolazione del denaro per chi sta dietro al banco». Anche il beverage si distingue dalle altre formule del gruppo servendo solo birra, Peroni e a rotazione referenze artigianali, e bibite analcoliche come limonata, aranciata o kombucha.