Caprese o Red Velvet alla fragola? Miascia o plum cake yuzu e pistacchio? Aspic di frutta rossa o pastiera napoletana? Raramente mi sono trovato così in difficoltà nella scelta di una torta per la colazione, tra queste e molte altre appena sfornate (alla fine le ho assaggiate quasi tutte!): il pantagruelico buffet di Passalacqua è una vera epifania e dà la concreta misura dell’unicità di questa dimora a cinque stelle a Moltrasio, sulle sponde del Lago di Como, inaugurata a giugno 2022 dalla famiglia De Santis (gli stessi proprietari del Grand Hotel Tremezzo) e di cui ultimamente – soprattutto da quando la World’s 50 Best Hotels l’ha incoronata al primo posto della classifica globale e la Michelin, viceversa, le ha assegnato una sola chiave – si parla un granché.
Tanto rumore per nulla? Macché, qui di contenuti che valgono il viaggio ce ne sono davvero un bel po’: la bellezza sfolgorante della Villa del XVIII secolo restaurata con amore, la cura dei giardini terrazzati, la discrezione e garbatezza del servizio, i corredi, i tessuti, gli specchi e i lampadari delle ventiquattro suite, l’avvolgente intimità del bar, i trattamenti della Spa e lo scenografico tunnel che conduce prima alla piscina coperta e poi giù, fino al lago.
E da pochi mesi anche la presenza di Viviana Varese nei panni – in ogni momento della giornata e per tutti gli outlet della struttura – di “cuoca di casa”, così come si usava un tempo. È la chef campana a curare dunque il breakfast menu che comprende anche uova in ogni foggia (quelle delle galline della villa), french toast e waffle al cacao con caramello salato. La cronaca della mia lunga giornata gastronomica prosegue al bar a bordo piscina – che ha una forma morbida come le fontane storiche del giardino ed è interamente ricoperta in serpentino, pietra locale della vicina Val d’Intelvi – dove è protagonista il fuoco, con la brace e il forno della pizza: non avrei pensato di gustarmi, all’ombra dei platani, una marinara con tutti i crismi, accompagnata da un Limoncello Spritz, bestseller della drink list. Il pomeriggio trascorre lento, tra una partita a bocce, una passeggiata a piedi nudi sul prato e una ricognizione del lago a bordo dell’elegante Giumello, prima di accomodarmi finalmente a cena, tra le colonne e gli affreschi della Sala Ovale.
Ritrovo la cucina smagliante di Viviana Varese, cucita addosso agli ospiti in una forma più comfort e tradizionale, esaltata dal servizio al carrello e dalle porzionature al tavolo. Il menu oscilla tra i suoi piatti storici – impossibile prescindere dalla Pasta e patate con pesto di pistacchio, basilico e pecorino – e grandi classici tra cui la Sogliola alla mugnaia con burro, limone e purea di patate con verdure acidule ed erbe dell’orto o Lo Chateaubriand con porro, asparagi e mangiatutto servito con millefoglie di patata e salsa bernese.
Dopo cena mi accomodo a uno dei soli due posti del bancone (ma ci sono naturalmente i tavoli) del cocktail bar interno, un covo confidenziale decorato con raffinati erbari alle pareti, e qui ordino il mio preferito, il Gimlet, in questo caso miscelato con il gin della casa, prodotto dalla distilleria sartoriale Cillario & Marazzi. Impeccabile, come i tanti dettagli che fanno di questa casa un modello di alto artigianato e di ospitalità – anzi, di “villeggiatura” – inequivocabilmente italiano.