Quando nell’ultima edizione della Guida Michelin a Pino Cuttaia sono state confermate le due stelle a Licata – che brillano sulla sua insegna siciliana ormai dal 2009 –, lo chef de La Madia reagì così: «È sempre una grande emozione, ogni volta come fosse la prima. Un traguardo ma anche un punto di partenza per migliorare costantemente, per rinnovare». Un entusiasmo sottolineato anche dal restyling che già lo scorso anno aveva dato un’allure contemporanea al locale, conferendogli un’identità che rispecchia in pieno l’eleganza della sua cucina.
L’avvio della nuova stagione rappresenta per lo chef e sua moglie Loredana, che da sempre lo affianca nella guida del ristorante, per presentare ufficialmente la loro nuova casa sul Corso Re Capriata, rinata nel segno del calore familiare e del comfort secondo il gusto dell’architetto Fatima Costa, professionista agrigentina che, con sensibilità e attenzione al dettaglio, ha interpretato i nuovi ambienti che contribuiscono a ridefinire anche l’esperienza a tavola. Via dalla parete l’iconica iscritta “Il mio ingrediente segreto è la memoria”, slogan che continua a essere la stella polare del manifesto culinario dello chef (ne abbiamo parlato recentemente qui), per cui ogni piatto è un viaggio nel tempo, una scia di ricordi e tradizioni che arrivano alle autentiche radici della cucina di casa. Dall’Arancino di riso con ragù di triglie e finocchietto selvatico al Merluzzo affumicato alla pigna e condito alla pizzaiola, portata che fa parte del menu “Illusioni”, uno dei tre percorsi degustazione – gli altri due sono “Il mare inaspettato” di otto portate e “La Scala dei Turchi” che racconta la sua isola tra mare e terra.
Così come Cuttaia seleziona scrupolosamente gli ingredienti della sua cucina, anche nel progetto architettonico la scelta di materiali è stata attenta, in linea con la natura delle persone e del luogo: legni naturali ricercati e marmo a richiamare le vicine miniere di sale, non manca poi l’elemento del ferro, trattato con una speciale tecnica per esaltarne la sua natura più calda. Tra gli altri dettagli di alto design si notano le sedie imbottite in pelle disegnate da Patricia Urquiola color mandarino, disposte intorno a tavoli rotondi e ampi, rivestiti da tovaglie di lino – perché no, alla tovaglia lo chef non rinuncia –, mentre a dividere le due sale al centro c’è un armadio bifacciale in radica di olmo con finitura opaca.