Recentemente abbiamo imparato a conoscere le peculiarità enoiche del lago di Garda con il vino rosé di Valtènesi (grazie al racconto di Emiliano Gucci), una delle dieci denominazioni storiche di produzione del Garda Doc – a cui si aggiungono le altre zone di San Martino della Battaglia, Lugana, Colli Mantovani, Custoza, Bardolino, Valpolicella, Valdadige, Durello, Soave. Riconosciuto per la prima volta nel 1996 (anche se già nel 1968 si utilizzava il termine “Garda” per etichettare i prodotti di questo territorio) il Consorzio Garda Doc rappresenta l’area vitivinicola compresa tra Lombardia e Veneto che gode delle caratteristiche pedoclimatiche mitigate dal lago più grande d’Italia.
«La viticoltura nell’area della Doc Garda ha una storia millenaria – dichiara Paolo Fiorini, presidente del Consorzio Garda Doc –; una tradizione che, grazie a particolari caratteri agro-climatici, contraddistingue questo territorio sin dall’età del ferro, regalando un vino espressione di queste condizioni uniche al mondo». Infatti nonostante l’ente per la tutela e la valorizzazione di queste terre sia stato riconosciuto ufficialmente da un decreto ministeriale solamente nel 2015, i reperti storici testimoniano che sin dall’antichità, Celti, Etruschi e Greci avevano capito le potenzialità di questi suoli.
Oggi il Garda Doc è rappresentato da 250 produttori che operano in oltre 30mila ettari vitati adibiti prettamente alla coltivazione di bianchi varietali fermi come Pinot Bianco, Trebbiano di Soave e Chardonnay – mentre per gli spumanti Metodo Charmat si usano principalmente Garganega, Trebbiano di lugana e Pinot Grigio –, ma non mancano anche vitigni a bacca rossa tra cui il Merlot, il Marzemino e la Corvina.
La presenza del lago è fondamentale per garantire il prosperare della vite, grazie a un clima temperato subcontinentale che caratterizza estati non troppo calde e inverni non eccessivamente rigidi, con una equilibrata esposizione solare. Inoltre, anche il sottosuolo composto principalmente da rocce, sabbia e argilla contribuisce alla produzione di vini dalla complessa mineralità, ma allo stesso tempo beverini e profumati. «I vini della Doc Garda nascono in un’area geografica senza uguali, un luogo unico avvolto dalle Alpi e illuminato da una luce travolgente che si specchia nell’acqua del lago – commenta Fiorini –. Qui, le colline, disseminate da vigne, raccontano un paesaggio ricco di “iconemi” la cui storia si intreccia imprescindibilmente a quella della viticoltura». Sì, perché oltre al terroir da cui traggono giovamento i vigneti, la particolarità dei territori affacciati sulle sponde del lago è la loro mediterraneità: non è una novità infatti che in quest’area geografica si possano trovare olivi, capperi, limoni e cedri che godono che risentono in positivo delle temperature equilibrate. «Un clima temperato che sembra ricordare quello mediterraneo – rivela Fiorini –, ma che gode, inoltre, della brezza del lago di Garda, di una luminosità senza pari e di un’esposizione al sole che garantisce una maturazione delle uve eccezionale».
Oltre alla consueta comunicazione riguardo la storicità e le peculiarità dei vini della Doc Garda per consolidare la sua posizione nel mondo enologico, il Consorzio è giunto alla terza edizione di Garda Wine Stories, manifestazione dedicata a tutti questi aspetti. «Con Garda Wine Story il nostro desiderio è scolpire nell’immaginario delle persone l’identità dei nostri vini, varietali e bollicine d’eccellenza, interconnessi al nostro incantevole territorio con caratteristiche geografiche e climatiche uniche che lo rendono, non solo meta turistica tra le più ambite a livello nazionale e internazionale, ma anche una zona privilegiata per la viticoltura», chiosa il Presidente del Consorzio Garda Doc.