Negli anni recenti, la tradizione romana ha varcato i confini regionali per “invadere” le strade di Milano. Felice a Testaccio, Veloavevodetto a Milano (dell’oste Flavio De Maio), Osteria delle Coppelle, Eggs sono solo alcune delle insegne che nel capoluogo lombardo servono amatriciana, cacio e pepe e carbonara, di cui i milanesi vanno ghiotti. Dal 2 luglio però, si è invertita la rotta con l’apertura del ristorante Stendhal, nato nel 1988 nel quartiere Brera, diventato il primo avamposto della cucina meneghina a Roma nella rinnovata Galleria Alberto Sordi.
«Portare un po’ di Milano nel cuore di Roma è una vera sfida – commenta il proprietario Marcello Forti –. Stendhal vuole essere non solo un flagship della cultura gastronomica meneghina moderna ma in generale un posto dove stare bene in ogni momento della giornata. Per fare questo non c’è niente di meglio del grande “salotto” della Galleria Alberto Sordi».
Dopo la pasticceria di Iginio Massari che ha scelto la location commerciale che affaccia su piazza Colonna per il suo esordio capitolino, i romani hanno finalmente un luogo ad hoc dove mangiare la cotoletta, il risotto “giallo” e l’ossobuco. «I piatti sacri della tradizione convivono con proposte più innovative – continua Forti –: con gli anni sono diventati i “nuovi classici della tradizione milanese”, firmati Stendhal Milano, come la Bresaola di Wagyu Italiano o i Fiori di zucca saltati in padella, ripieni di ricotta e pesto alla genovese».
Se il Wagyu italiano proviene dall’azienda lodigiana La Cigolina (stessa realtà che rifornisce una dei migliori ristoranti di carne in Italia, La Braseria), il prosciutto di razza Mangalica è della selezione di DOL di Vincenzo Mancino, mentre Arcangelo Dandini si occupa della proposta dei fritti con le sue ricette in chiave street food alla voce “Tanto pe’ magna”. L’oste di Arcangelo e Supplizio ha creato infatti una versione del supplì solo per Stendhal: riso giallo, ossobuco e gremolada fondente, il Meneghino Stendhal – sono presenti anche gli altri gusti classici di Supplizio come pomodoro e basilico e amatriciana. Anche per il pane sono andati sul sicuro con la selezione di Antico Forno Roscioli mentre, scorrendo sul menu, una piccola sezione della carta omaggia i piatti della tradizione regionale. Per chi invece vuole scoprire tipicità settentrionali, oltre al già citato risotto e alla cotoletta – servita anche in versione gourmet, già tagliata e pronta per essere condivisa – non mancano i Mondeghili, il Riso al salto con fonduta di Silter Dop o il Vitello tonnato tra gli storici della casa.
Anche l’atmosfera ricalca quella dell’indirizzo di Brera, con il color verde che si prende la scena di una location distribuita su due piani. Varcando l’ingresso ci si ritrova davanti un piccolo bancone con prodotti da gastronomia, bottiglie di vino esposte e 25 coperti totali, mentre al piano superiore le sedute sono 22 e, per chi vuole godersi l’esperienza dello “chef’s table” ci sono tre posti dove osservare le gesta dello chef Edoardo Ferrera che si “sdoppierà” tra le due insegne.