Se la serata di domenica 30 giugno, ospitata nella sede affascinante del Parco Archeologico di Scolacium, è stata una grande festa con una miriade di assaggi e di momenti dedicati all’intrattenimento e all’approfondimento – e, non ultimo, occasione di solidarietà con la raccolta fondi a favore di Airc –, il lunedì sera la cena di gala del Bob Fest 2024 ha visto chef, pizzaioli e pasticceri in arrivo dalla regione, dall’Italia e in qualche caso anche da più lontano proporre le loro ricette e preparazioni nella cornice diversa ma altrettanto scenografica della Tenuta delle Grazie, bella struttura per ricevimenti ed eventi della famiglia Ielapi a Curinga, a poca distanza da Lamezia Terme, la cui proposta gastronomica è curata dallo chef Luca Abruzzino.
Protagonista assoluta della serata, la Calabria enogastronomica: dagli assaggi di prodotti ospitati nelle postazioni fisse dislocate nella parte superiore della tenuta – con i prodotti tipici calabresi selezionati dall’Arsac, gli ottimi salumi di suino nero d’Aspromonte della Locride di Bruno Piccolo, il pane da grani autoctoni dell’Arte del Grano di Montepaone Lido, l’olio extravergine d’oliva di Rotella Olii, la selezione di vini di VAF-Vivendu Artigiani in Fiera, affiancati dai formaggi “nordici” di Brazzale – agli amuse bouche preparati da alcuni locali della regione sul prato affacciato sulla piscina: il sorbetto di pomodoro giallo e basilico con gambero bruciato dell’Osteria Zero di Taurianova, le alici marinate in saor su crostone di pani i cuccu, maionese al finocchietto selvatico e cipolla di Tropea caramellata del Tribeca Bistrot di Vibo Valentia, la tortilla di grano antico jermano con caponatina, pancia di Alalunga, tahina di pinoli, bergamotto lattofermentato e peperoncino sciroppato del Piro Piro di Reggio Calabria, le cime di zucchina, latte, baccalà, ceci e alaccia di Lampedusa di Riccardo Trevisan e la “pizza a quattro mani” con l’impasto sottile e croccante di Jacopo Mercuro completato dal topping di pomodoro Migliarese alle erbe, crema di anacardi, anacardi tostati e ciminu (anice nero calabrese) firmato da Roberto Davanzo di Bob Alchimia a Spicchi, che insieme ad Anna Rotella e a Timo Studio Enogastronomico ha ideato e organizzato l’evento in grande stile.
Una volta seduti a tavola, nel “giardino d’inverno” della struttura, la cena è proseguita con le portate spesso ideate dagli chef in omaggio alla Calabria, utilizzando prodotti noti e meno noti della gastronomia regionale in maniera talvolta decisamente inaspettata. Elegante ma incisivo l’avvio con il Peperone, oliva e finocchio di mare di Antonio Biafora, chef patron di Hyle a San Giovanni in Fiore, accompagnato dallo Zibibbo dell’azienda di Ricadi Origine & Identità come pure il suadente Merluzzo dello Jonio, latte vegetale e melagrana di Riccardo Sculli, chef del Gambero Rosso di Marina di Gioiosa Ionica.
A seguire, l’iconico Calamaro arrosto, radici fermentate ed erbe di macchia di Gianfranco Pascucci – impeccabile e delizioso grazie alla capacità di adattamento dello chef di Fiumicino, nonostante un contrattempo con il bagaglio e la cottura su una griglia non canonica ma rivelatasi ideale – e il soffice e intenso spicchio di Pan brioche con salsa verde e acciughe di Massimiliano Prete, che ha tracciato così una linea diretta tra Piemonte e Mediterraneo, ben abbinato al rosato biologico Alicante de L’Arciglione di Cataldo Calabretta.
Complesso, colorato e profumatissimo il Carnaroli con porcini, ostrica, pesca al barbecue, nocciola e nepetella di Nino Rossi, che da Qafiz a Santa Cristina d’Aspromonte è tra i principali interpreti della “nuova cucina calabrese”, saldamente ancorata al territorio ma di ampie vedute. Mentre Alfio Ghezzi – chef trentino alla guida della ristorazione del Mart di Rovereto, tra cui lo stellato Senso – ha utilizzato le ricche e gustose patate della Sila per i suoi Gnocchi con bergamotto, cumino, mandorle, avvolgenti ma dall’inattesa freschezza. Indovinato, in entrambi i casi, l’abbinamento con il Cirò Rosato di ‘A Vita, interpretazione sapida, intensa e rinfrescante al tempo stesso del gaglioppo in purezza.
È stato invece l’avvolgente Don Saso di Tenuta Regina di Sant’Angelo – Nerello Mascalese in versione calabra con l’Igp Palizzi, dalle note di ciliegie sotto spirito e balsamiche – ad accompagnare le due poderose portate di carne: la Pancia di maiale con ribes bianco, alloro e liquirizia di Luigi Lepore, che riprendeva alcune delle note aromatiche nel bicchiere, e il delizioso Agnello con orzo, pomodoro e pesca di Luca Abruzzino, seguito da un secondo boccone che ne reintepretava alcuni ingredienti in chiave finger food con uno squisito “crostino” croccante d’orzo soffiato con paté di fegato e pomodoro.
Inedito e intrigante l’intermezzo dolce-salato firmato dall’italo-argentino Mauro Pompili e dalla pasticcera di origini thailandesi Maya Sittisuntorn, arrivati da New York dove hanno aperto il loro Marble Dessert Dining, tutto incentrato sulla visione contemporanea e cosmopolita del dolce. E l’affascinante insieme di Albicocche tostate, bergamotto, dragoncello, gelso, zucchero di canna e olio extravergine Rotella, in cui il sorbetto ricoperto di spuma si mescolava alle note aromatiche, fruttate e vegetali degli altri ingredienti ne è stato un interessante esempio, accompagnato dai sentori non stucchevoli di albicocche e miele del Kalìa di Cantine Masicei, ottenuto dall’appassimento naturale in pianta di malvasia e altri vitigni locali a bacca bianca.
La chiusura ufficiale, en plein air, è stata poi affidata alla torta dedicata al Bob Fest realizzata da Gino Fabbri e i pasticceri Apei, alla monoporzione a base di clementine, cioccolato, caffè di Fiorella e Antonio Staglianò del Moré di Soverato e a una rinfrescante coppetta di gelato al limone e basilico della pasticceria di Lamezia Casa Mastroianni, con il passito Melète di Casa Ponziana come bicchiere della staffa. La festa per quest’anno si è conclusa, ma l’invito a scoprire la Calabria resta valido per tutti.