Con la stagione estiva che volge al termine, nelle regioni comincia una delle pratiche agricole più importanti e secolari che ci siano, la transumanza. Un momento nel quale le mucche – che per l’occasione vengono adornate con ramicelli, fiori di montagna o decorazioni di perle –, tornano a valle dopo aver trascorso il periodo più caldo dell’anno tra gli alpeggi in alta quota, celebrando così una tradizione centenaria che culmina in ricchi festeggiamenti da parte dei contadini, con piatti tipici e musiche folkloristiche. Un rito caro alla giovane Michaela Maria Gruber, della Malga Feichteralm a Selva dei Molini, in Alto Adige: un esempio in controtendenza rispetto allo spopolamento delle campagne e alla mancanza di continuità con l’attività a conduzione familiare.
«Posso capire benissimo l’esodo rurale: in città ci sono molte più opportunità di realizzazione professionale e personale. Tuttavia, una vita in una metropoli sarebbe davvero inimmaginabile per me e avrei nostalgia delle mie amate montagne – racconta Michaela –. Trovo speranza nella storia: il maso dove vivo esiste da 700 anni e io, all’interno della mia famiglia, rappresento l’ottava generazione che si dedica alla produzione del latte di Malga».
Michaela Gruber ha 24 anni e ha studiato presso la Scuola professionale per l’agricoltura ed economia domestica Teodone; i suoi primi ricordi sono proprio nell’azienda agricola di famiglia della Valle Aurina, dove ha compiuto la sua prima transumanza. «La malga è nei miei ricordi fin dalla tenera età. Credo che avessi 4 o 5 anni quando l’ho compiuta per la prima volta. Inoltre, mio nonno mi portava con sé già in età prescolare, tra mucche, e costruiva con me delle “stalle” con materiali naturali usando le pigne come rappresentazione delle mucche», racconta con entusiasmo la giovane contadina, che ogni anno vive la transumanza come se fosse la prima volta. «Tutto il contesto che si vive con la transumanza è bellissimo: è il coronamento della stagione alpina. È una vera e propria riunione di famiglia, perché molte persone si prendono il tempo per passare insieme questa giornata. Vengono offerte torte, pasta fatta in casa e altre specialità. Viene organizzata una piccola festa dove si suona la fisarmonica e si intonano canzoni tradizionali per celebrare la fine dell’estate sull’alpeggio».
Nella malga Feichteralm la famiglia Gruber produce latte da 234 anni, che viene conferito quotidianamente alla cooperativa lattiera locale, mentre la produzione del formaggio è un’attività ormai legata al passato. «La vecchia casera è ancora appesa lì, ma non viene più utilizzata da anni: da un lato perché la lavorazione del latte richiede molto tempo e, inoltre, e questo è il punto più importante, perché il raffreddamento e la conservazione in malga sarebbero molto difficili», spiega Michaela che di recente è diventata anche ambasciatrice e guida dell’Associazione delle Donne Coltivatrici Sudtirolesi, un’organizzazione che si occupa di temi che indagano l’ambito femminile, sociale e agricolo, valorizzando il ruolo delle contadine nella vita pubblica. Un futuro ancora tutto da scrivere per Michaela Gruber, ma con una certezza: vivere la montagna e ogni sua sfumatura, con la voglia di condividere le sue conoscenze ed esperienze con altre persone, magari cercando di essere da esempio per altri giovani che, come lei, sognano di seguire la strada dell’attività contadina.