C’è chi l’enoturismo si è trovato a cavalcarlo e chi, semplicemente, lo ha creato; per di più in una zona dove non esisteva e, soprattutto, in tempi non sospetti, lontani dalle tendenze e dalle richieste del pubblico. Parliamo della cantina Lungarotti, azienda che ha segnato le sorti del vino italiano e, senza dubbio, quelle del territorio di Torgiano, in provincia di Perugia, dove fu creata negli anni 60 dal lungimirante Giorgio Lungarotti. Questa grande mente del vino, che aveva conservato saldo il legame con la campagna, pur dedicandosi anche ad altro, decise di riunire alcune aziende agrarie di famiglia per trasformarle in una azienda vitivinicola: le Cantine Giorgio Lungarotti SpA. Il suo intervento non solo ha rivoluzionato il modo di produrre vino in un territorio vocato, ma vincolato da millenni a una tradizione agricola che mai aveva puntato sulla specializzazione; di più, ha reso la certo non celebre Torgiano un vero e proprio polo enologico, turistico e culturale. Sin da subito la produzione enologica si è focalizzata sul Sangiovese, strizzando l’occhio alla vicina Toscana: nasce così il Rubesco, prima etichetta prodotta e tuttora icona aziendale, capofila della Doc Torgiano riconosciuta nel 1968 e della Docg Torgiano Rosso Riserva nel 1990. Con la stessa attitudine imprenditoriale, nel 1974, i Lungarotti pensano bene di concentrarsi sull’ospitalità, per accogliere quel flusso turistico che loro stessi avevano creato nella zona, dapprima con la cantina e poi con l’apertura del MUVIT, Museo del vino. Nell’arco di due decenni, si susseguono così un resort di lusso (Le Tre Vaselle, oggi in gestione esterna), l’agriturismo Poggio alle Vigne e nel 2000 anche il MOO, Museo dell’olivo e dell’olio sogno del patron, scomparso proprio l’anno antecedente l’apertura, e voluto dalla famiglia in sua memoria. Da allora, l’azienda è condotta dalla figlia di Giorgio, Chiara Lungarotti, affiancata dalla madre Maria Grazia e dalla sorella Teresa Severini (figlia del primo matrimonio della madre) con i suoi figli, per una squadra perlopiù al femminile e, in particolare, familiare, che è paradigma fiero e sempre più raro nel panorama enologico italiano.
Da provare
Il tour delle cantine, con il caveau delle vecchie annate e la monorotaia per bottiglie, traccia di archeologia industriale, già vale la visita. La “Passeggiata a cavallo in vigna” è un modo originale per immergersi nel paesaggio vitato mentre una visita a MUVIT e MOO può concludersi a tavola nell’Osteria del Museo.
Da portare a casa
Chardonnay di Torgiano Doc Aurente
L’esplorazione della vocazionalità di Torgiano dei Lungarotti non ha dimenticato i vitigni internazionali. Come questo Chardonnay, solido e insolitamente fresco per questa latitudine, dal 1999 prezioso testimonial “bianco” della cantina nota per i rossi.