Quando si dice “lanciare il cuore oltre l’ostacolo”. Perché, senza cuore, non sarebbe stato possibile realizzare quell’impresa tanto coraggiosa che ha intrapreso, ormai oltre 15 anni fa, la famiglia Clarici, scegliendo di credere in un territorio così poco valorizzato qual è la Tuscia viterbese. L’idea fu di Bruno Clarici (venuto purtroppo a mancare pochi mesi fa), ingegnere edile in pensione, e a seguirla fu prima di tutti la figlia Nathalie: trentanove anni, in pieno corso di carriera e con due figlie piccole, comunque non ci pensò due volte a lasciare il lavoro e dedicarsi anima e corpo al progetto intitolato alla nonna Marfisa. Sono stati poi coinvolti il fratello Riccardo e il cugino Marco Baroni, ingegnere meccanico e architetto, che hanno curato l’intero disegno della tenuta. L’azienda agricola è stata avviata nel 2009, mettendo a dimora anche 6 ettari di oliveto; poi, un passo alla volta, sono stati edificati la cantina e i casali destinati all’ospitalità, che hanno aperto i battenti nel 2018. Oggi la tenuta conta nel complesso 23 ettari, di cui quasi 7 vitati da cui si producono ben 7 etichette distinte da nomi etruschi. In fase di impianto, in assenza di una tradizione enologica vera e propria che identifichi questo spicchio di Lazio, si è guardato alla vicina Toscana, con Sangiovese, Syrah e Vermentino, oltre al Petit Verdot. Assecondando poi una personale passione dell’enologo Francesco Rossi, nel 2014, si è scelto di piantare anche qualche filare di un atipico Incrocio Manzoni, ormai naturalizzato e peculiare in cantina. Aperto tutto l’anno, in una zona parca di ricettività di livello, il Podere di Marfisa offre 12 eleganti camere, una piscina e una magnifica spa, oltre all’Osteria Unicorno guidata dallo chef campano Luigi Ferrante, dove gustare vini e prodotti agricoli aziendali. La struttura si presta ad accogliere ricevimenti e matrimoni, celebrati anche nella suggestiva grotta etrusca scavata nel tufo che si cela tra gli ulivi. Non solo: a impreziosire un po’ ogni angolo della tenuta, ci sono le sculture dell’artista locale Cesare Bozzini, di cui la famiglia è ormai mecenate: tra queste, l’innovativo OrtoArte attualmente in opera.
Da provare
La degustazione dei vini si accompagna a taglieri di prodotti della Tuscia e può essere abbinata con una sosta di relax nella spa e un pranzo all’Osteria Unicorno. Il ristorante propone anche un ricco calendario annuale di eventi e serate musicali.
Da portare a casa
Lazio Igt Vermentino Zamathi Iris
Distintivo della cantina, questo bianco è ottenuto da uve Vermentino con un 15% di Incrocio Manzoni. L’uva che accomuna la costa tirrenica su questi suoli vulcanici acquisisce una mineralità non comune, arricchendosi delle note agrumate ed esotiche del Manzoni, foriero anche di piacevole grassezza.