Tra la Val d’Orcia e la Val di Chiana, in tutta franchezza, le cose buone non mancano: vini e oli extravergine di oliva importanti e pregiati, un pecorino onestamente famoso, un paesaggio paradisiaco ancora integro (nonostante i cambiamenti delle colture e delle tecniche agricole), una serie di piccoli borghi che custodiscono opere d’arte e di architettura, un artigianato vivo e acque termali per accudire corpo e anima. Eppure, in passato e per lunghi anni, questo territorio ha rappresentato la parente modesta della più nota Firenze o dall’amato Chianti, ricevendo anche l’appellativo di semplice paesaggio costituito da “cimiteri” di sassi e coperto di residui di colline calcaree, senza un filo di verde.
Si sa, basta un attimo, a volte, nell’avere la fortuna di incrociare le proprie vite e condividere un sogno che poi si trasforma in un luogo dove poter godere appieno, per l’appunto, della campagna toscana. Benvenuti, allora, a Lupaia 1622, boutique hotel di estremo fascino: una ristrutturazione a dir poco impeccabile per un territorio che, attraverso qualche miracolo e non poca sofferenza, è riuscito a evolvere con la modernità senza subirne i traumi.
Heidi e Christopher Mueller, entrambi austriaci, lui da Linz e lei da Salisburgo, con un passato professionale nel marketing e nella comunicazione in aziende internazionali in Svizzera, hanno reciprocamente svelato il desiderio di ciascuno sin dal primo incontro: «Prima di iniziare questo progetto avevamo sempre soggiornato soprattutto in hotel piccoli, con un’anima e con qualcosa di unico. Lupaia, per noi, è la quintessenza di ciò che cerchiamo quando viaggiamo: un luogo che abbia i servizi e le strutture di un albergo di lusso, ma che assomigli a una casa privata», spiega Christopher Mueller che, con la moglie Heidi e la loro figlia, vive, appagato, proprio in uno dei casali di Lupaia.
Leggenda narra che il suo nome derivi dal latino lupus, ovvero “la collina dei lupi”, quando questi popolavano quelle della Toscana. La realtà, invece, dice che nacque nel 1622 come fattoria e oggi è un relais con la suggestione di un piccolo borgo con 12 camere e suite, di cui Vigna e Olivia sono le ultime rinnovate nel 2023. Tutte hanno il proprio carattere distintivo e sono situate in cinque edifici diversi, in pietra e mattoni ricoperti di edera e vite americana, un tempo adibiti a spazi rurali e oggi simbolo di una Toscana custode di belle storie e, perché no, di affetti e tradizioni. «Il nostro obiettivo era creare un’atmosfera senza tempo cercando di restituire “l’anima” agli oggetti: dalle nostre playlist musicali ai fiori freschi, dalle candele ai profumi della cucina», aggiunge Heidi.
All’interno di Lupaia si va incontro a una fornita biblioteca tra volumi illustrati e in varie lingue, un jardin d’hiver dove fermarsi per bere qualcosa, e una sala da pranzo con 12 tavoli, un camino antico e la splendida Stanza del vino, per degustazioni di varie etichette, provenienti in particolare da Montalcino (e dintorni), Bolgheri e Chianti (quello Classico), insieme a una sapiente selezione di piccoli artigiani – che, spesso e volentieri, praticano anche agricoltura biodinamica – da parte del maître e sommelier Daniel Camerini.
Grande accortezza viene rivolta alle piccole aziende locali, come per il caffè che proviene dalla torrefazione Lo Scuro a Sinalunga, i deliziosi pecorini del caseificio Cugusi a Montepulciano, gli affettati della macelleria Belli alla Torrita di Siena. Mentre l’olio extravergine d’oliva è ricavato dai 1.500 ulivi che punteggiano la collina adiacente, così come il miele Millefiori, da gustare anche nel corso di un’esperienza privata con l’apicoltrice Antonella, in un assaggio dopo la visita alle sue arnie.
Mentre la prima colazione e il lunch sono alla carta, alla sera ci si ritrova nella sala con cucina a vista, dove lo chef Andrea Sisti, coadiuvato dalla sua brigata, delizia gli ospiti con un menu “contadino” sempre diverso e altrettanto curato, in cui spicca il Risotto ai porcini, la Parmigiana con pomodori e melanzane del proprio orto, gli Gnocchi all’aglione e la Bistecca alla Fiorentina. Abbastanza gettonate sono le cooking class tematiche, tra cui “Tutto sulla pasta” e “Pranzo della domenica”: il più delle volte si preparano pici, crostoni e cantucci toscani, e su richiesta anche versioni senza glutine e vegetariane.
Infine, si raccomanda di “immergersi” in cacce al tartufo (disponibile quasi tutto l’anno) con un truffle hunter e i suoi cani, ma anche di dedicarsi al foraging guidato dall’esperta Caterina Cardia, al fine di scoprire per esempio la “barba di becco” (pianta endemica della stessa Val d’Orcia), oltre a bacche, funghi, muschi e licheni, per poi lasciarsi trasportare dal “Sunset Negroni”, l’aperitivo sotto una pergola defilata e romantica, con barman dedicato, tra le luci del tramonto e quelle soffuse delle candele.