Val di Suga ha presentato in anteprima le due nuove annate di Brunello di Montalcino Cru Vigna del Lago Docg 2020 e Brunello di Montalcino Cru Poggio al Granchio Docg 2020, insieme al Brunello di Montalcino Cru Vigna Spuntali Docg 2019, per osservare l’evoluzione e le differenze tra le due annate, ciascuna con caratteristiche climatiche uniche che influenzano profondamente il profilo aromatico e la struttura dei vini prodotti. Siamo infatti agli sgoccioli con l’edizione di Benvenuto Brunello 2024, l’appuntamento firmato dal Consorzio omonimo con la nuova annata di Brunello di Montalcino (per l’appunto la 2020) che sarà svelata nei prossimi giorni a stampa, professionisti di settore e appassionati: un’esclusiva non solo per l’Italia ma anche per l’estero, in attesa del loro prossimo debutto nel mercato.
È il 1969 quando la cantina inizia a muovere i primi passi, in piena epoca pionieristica, con l’acquisizione di una tenuta agricola nel settore nord di Montalcino dove i terreni fin lì destinati a seminativi, cereali e foraggio vengono gradualmente riconvertiti a vigneto. La vendemmia debutta così nel lontano 1973 e la prima etichetta con il marchio logo Val di Suga è quella del Brunello di Montalcino 1975. Situata in una posizione strategica tra la Val d’Orcia, la Val di Chiana, la Val d’Arbia e la Maremma – un crocevia ideale per gli scambi commerciali – la Valle Suga era stata fino ad allora solo parzialmente esplorata per la viticoltura.
La regione non ha dubbi sul proprio potenziale vitivinicolo e sulla legittima ambizione di proporre grandi vini rossi, forgiati da zone circoscritte o addirittura da singoli vigneti. Questo si distingue dalla stragrande maggioranza dei vini in commercio, che nascono da assemblaggi di Sangiovese provenienti da diverse sotto-aree. L’arrivo del gruppo Angelini, nel 1994, conferma tale filosofia produttiva, ribadendo uno stile fresco, slanciato, profondo e verticale, basato su selezioni di vigneto. Grazie alla visione attenta e accurata dell’enologo Pietro Riccobono, in cantina ciascuna delle tre vigne ha un’area dedicata per l’affinamento. Negli ultimi dieci anni, si è ridotto l’uso delle barrique a favore di botti da 25 e 50 ettolitri, mentre nel vigneto i suoli vengono rivitalizzati con tecniche di sovescio, concimazioni organiche e un approccio che si avvicina molto alla pratica biodinamica.
«Val di Suga ha visto negli ultimi anni significativi investimenti sia in cantina che nei vigneti, con l’obiettivo di potenziare le caratteristiche uniche dei diversi terroir – spiega Riccobono –. Questo approccio viene sicuramente supportato da un vitigno eclettico come il Sangiovese che si adatta in modo straordinario ai diversi tipi di suolo, mettendone in luce sia i pregi che le eventuali imperfezioni, e rendendo così ogni espressione del vino profondamente legata al territorio di origine. Lavoriamo in modo tale che i vini siano lo specchio dell’annata e di come riusciamo a leggerla, prima ancora di interpretarla».
Brunello di Montalcino Cru Vigna del Lago Docg 2020
Siamo nel versante nord-Est di Montalcino, che guarda verso Siena, dal quale emergono la collina di Montosoli e quella dei Canalicchi, fino a salire alle mura del paese, dove domina il suolo argilloso calcareo. Battezzato dal piccolo specchio d’acqua con cui confina, il vigneto è un corpo unico che si posiziona tra i 265 i 285 m di altitudine. Matura in botti di rovere di Slavonia da 40 ettolitri per due anni, seguiti da 6 mesi in cemento e un affinamento in bottiglia tra 9 e 12 mesi che regalano un vino particolarmente fragrante tra nuance floreali, richiami speziati di pepe, apporti fruttati di ciliegie e cenni agrumati. È in effetti l’elegante tessitura gustativa a ricordare la sua origine territoriale: impatto suadente, tenore alcolico misurato, tannini fini e molto ben integrati, armonica scia salina.
Brunello di Montalcino Cru Poggio al Granchio Docg 2020
Ci troviamo nel versante sud-est, dove le vigne per intenderci guardano il monte Amiata. Qui, si raggiungono altitudini di una certa importanza, i venti tornano a essere un fattore essenziale, i calanchi e le sabbie connotano il territorio. Dislocata tra i 385 e 430 metri, Poggio al Granchio è una parcella di circa 3 ettari caratterizzata dallo “scisto galestrino” (tipica roccia locale) che prende il nome da un minuscolo stagno ubicato al centro della proprietà sotto un imponente leccio e circondata da querce e cespugli di ginestre. Stessa vinificazione e maturazione del suo predecessore, il vino incarna l’indole “sudista”, carnosa e solare, con il nerbo terroso e silvestre tipico della zona. Più rotondo e di carattere, i sentori sono maggiormente balsamici e richiamano il sottobosco. Un leggero e delizioso timbro affumicato al palato (in questa fase) fa presagire un completamento gustativo negli anni a venire.
Brunello di Montalcino Cru Vigna Spuntali Docg 2019
Nel versante sud-ovest della denominazione, ossia la vasta porzione che si sviluppa tra le pendici del borgo, il fiume Orcia, il fiume Ombrone e il suo tributario torrente Bagnolo. È una delle zoni più precoci per la maturazione e raccolta delle uve nell’intero areale il cinese, che trova un filo conduttore nelle brezze marine, trasportate dal maestrale, le quali a loro volta incidono sul carattere salmastro. Da una parcella di 3 ettari e mezzo, tra i 280 e i 315 metri su terreni sabbiosi e sassosi con detriti marini e inserti fossili, nasce un Brunello di ottimo temperamento: il frutto maturo in evidenza è accompagnato da fini rimandi di tabacco, liquirizia ed erbe aromatiche; espansivo, ampio, succoso, dai tannini sapidi, con finale lungo, vibrante e piuttosto tonico.
In analogia, dunque, al pensiero del celebre ricercatore francese Émile Peynaud, a proposito dell’importanza del terreno come “piatto del vigneto” che dipende dal suolo superficiale e dal sottosuolo, oltre che dalle condizioni idriche e dall’esposizione, la Val di Suga continua a “giocare” con determinazione la sua parte attraverso questi suoi tre gioielli enologici, materializzando i valori aziendali che ne profilano identità e reputazione: esaltare tanto le sinergie, quanto le differenze insite nel variegato patrimonio produttivo di Montalcino.