Kbirr a San Giorgio a Cremano

Una nuova era per il birrificio napoletano Kbirr

Dopo aver contribuito a diffondere la "napoletanità" attraverso le sue etichette, il birrificio di Fabio Ditto si appresta a diventare più cosmopolita: da una linea inedita di cinque birre all’apertura di un ristorante-pizzeria a San Giorgio a Cremano.

“Una cosa del genere avreste dovuto farla a Milano, mica qua”. È stato detto anche questo a Fabio Ditto, imprenditore napoletano che, anche contro una certa mentalità arrendevole, ha deciso di investire e aprire un birrificio artigianale nella sua terra, ponendo l’accento proprio sull’appartenenza a essa, a livello di immagine e di marchio. Da importatore e distributore, è diventato anche produttore nel 2016, per poi dotarsi di un impianto dalle capacità decisamente maggiori nel 2020. Non certo il periodo migliore per compiere un passo così importante: le prime cotte, infatti, sono coincise con l’esplosione della pandemia e le conseguenti chiusure dei locali. A distanza di cinque anni da quel periodo infernale, il progetto è solido e si appresta a entrare in una nuova fase.

People: la nuova linea di Kbirr

«Noi siamo un po’ come i Gremlins, ci replichiamo facilmente”, afferma sorridendo Ditto, facendo autoironia sulla presenza di folte comunità di conterranei un po’ ovunque nel mondo. Proprio per questo motivo, i riferimenti alla cultura partenopea nelle etichette sono stati uno dei fattori vincenti per Kbirr, la birra che si presenta come “200% napoletana”. Un immaginario, fatto di personaggi, concetti ed espressioni colorite, che resterà protagonista della linea Pop, ma per il birrificio di Giugliano in Campania è arrivato il momento di aprirsi ulteriormente ai mercati, attraverso un’identità più cosmopolita e “inclusiva”. La nuova linea People consta di cinque birre, interpretazioni di altrettanti stili birrari, tra i più bevuti. C’è una Helles fresca e beverina, perfetta per ogni occasione. Altrettanto leggera ma speziata è la Blanche, la cui ricetta classica prevede l’aggiunta di scorze di arancia e coriandolo. La India Pale Ale presenta invece sentori agrumati al naso e un finale amaro. Corposa e con note caramellate è la Red Strong. Ancor più forte e strutturata è infine la Strong Lager. A parte una percentuale di litri che verrà imbottigliata, la produzione sarà prevalentemente destinata a essere infustata e spillata alla spina. L’obiettivo è portare la birra artigianale anche nei locali non prettamente vocati al suo consumo, come ad esempio le pizzerie e i ristoranti.

Officine Kbirr

E a proposito di locali, contemporaneamente al lancio della nuova linea Peolple, Kbirr ha inaugurato anche una seconda attività di ristorazione. Dopo Casa Kbirr a Torre del Greco, poco prima di Natale ha aperto i battenti Officine Kbirr a San Giorgio a Cremano. Gli spazi, molto ampi, sono arredati con gusto, tra opere di artisti del territorio e rimandi alla cultura pop e napoletana. Oltre alla birra artigianale, al centro del format, vi è una variegata proposta gastronomica, che prevede i piatti dello chef executive Basilio Avitabile e le pizze dei pizzaioli Vincenzo Criscuolo e Lino Scarpa. Spazio anche alla mixology con una carta di drink che presenta diverse rivisitazioni dei cocktail classici realizzati con le birre della casa come base.

Un esempio per il comparto italiano della birra artigianale?

Gli anni del boom della birra artigianale sono ormai un ricordo abbastanza lontano, ma più che di crisi del comparto bisognerebbe parlare di un periodo di cambiamento. In questo contesto, si muove decisamente con meno difficoltà una realtà ben strutturata. Certo, l’appoggio di una rete distributiva già consolidata è stato fondamentale per lo sviluppo di Kbirr, ma sarebbe riduttivo imputare solo a questo aspetto l’ascesa del birrificio napoletano. Alla base vi è infatti una visione imprenditoriale lucida, che si percepisce anche nelle ultime scelte volte ad aprire nuovi mercati, intesi non solo in senso geografico. Uscire dalla nicchia ormai è un’esigenza sempre più urgente per i birrifici artigianali e allora, senza rinunciare alla qualità, ben vengano anche prodotti più “ecumenici”, adatti anche a sbocchi commerciali diversi: dalla ristorazione alla grande distribuzione.

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