Podere Castorani

Podere Castorani, la wine hospitality corre veloce

L’azienda dell’ex pilota di Formula 1 Jarno Trulli e Lucio Cavuto realizza ottimi vini che affiancano territorio e sperimentazione. E offre un’ospitalità che unisce calore e raffinatezza.

Arrivando sul colle di Castorani, appena fuori la frazione Oratorio del comune pescarese di Alanno, la prima cosa che colpisce è il profilo bianco e maestoso di una villa settecentesca, al momento in fase di restauro: fu una tenuta di caccia e residenza estiva, portata in dote dalla nobile Adelina Ruggeri De’ Capobianchi al marito Raffaele Castorani – illustre chirurgo che alla Sorbona mise a punto, per la prima volta, la procedura per operare la cataratta –, poi passata di proprietà al sardo Antonio Casulli, altro prestigioso cattedratico che fu docente di Diritto Internazionale all’Università di Napoli, e poi anche a Tokyo.

Solo dopo aver ammirato le belle piante d’olivo, le siepi che incorniciano il prato, le vigne che si estendono sull’altopiano a 350 metri e le cime della Maiella sullo sfondo, si nota la moderna struttura di Podere Castorani, inaugurata nel 2020, che ospita le sale di degustazione, la cucina professionale a vista e le camere della foresteria. Volutamente mimetizzata con il paesaggio naturale e dallo stile minimalista, sotto di sé cela gli ampi spazi della cantina dove si trasformano le uve in vini davvero interessanti e di carattere, che sanno unire il rispetto per le origini e per il territorio a una spiccata propensione alla sperimentazione che guarda oltre i confini regionali (con un occhio alla sostenibilità, non avendo bisogno di condizionamento).

Jarno Trulli e Lucio Cavuto, dalle piste ai filari

Dietro al progetto di Podere Castorani ci sono Jarno Trulli – pilota di Formula 1 tra il 1997 e il 2011, a lungo nella scuderia di Alain Prost – e Lucio Cavuto. Nato a Pescara ma da una famiglia originaria di Cugnoli il primo, orgogliosamente di Tollo il secondo (anche se la famiglia ha gestito per anni delle vigne in Molise), la loro amicizia e collaborazione sono nate sulle piste di kart, dove Jarno ha iniziato a correre da giovanissimo conquistando poi le piste dei circuiti più prestigiosi al mondo, con Lucio a fargli da manager. Entrambi determinati, ma piuttosto lontani dalla mondanità, nel 1999 hanno deciso di acquistare questa tenuta, ormai da tempo abbandonata, con i suoi 32 ettari di vigna, e hanno iniziato ad approfittare delle trasferte in giro per il mondo, tra ristoranti di lusso e visite alle grandi cantine, per affinare le proprie conoscenze enologiche. Nasce così il progetto ispirato in parte agli châteaux francesi e a un concetto di terroir che è insieme pragmatico e affettivo, ma pure autenticamente abruzzese.

«Abbiamo scelto Podere Castorani soprattutto per la vigna di Montepulciano d’Abruzzo di 18 ettari risalente al 1970, da cui abbiamo recuperato le marze per la selezione massale custodendo un patrimonio genetico per noi molto prezioso», racconta Lucio Cavuto, che oggi si occupa del marketing di Podere Castorani ma ne segue da vicinissimo il progetto a 360 gradi. «Poi, mano a mano abbiamo ricostituito in qualche modo il podere originario, acquisendo altre vigne confinanti, fino ad arrivare a circa 100 ettari di vigna in un corpo solo. Abbiamo conservato anche una parte di Trebbiano già presente, mentre alcuni filari sono stati espiantati e sostituiti da un nuovo impianto di Pecorino, che in quegli anni iniziava a riscuotere attenzione. Anche alcune vecchie vigne malandate di Montepulciano sono state sostituire con quelle nuove e adesso, dopo 25 anni, abbiamo i risultati che speravamo con il Montepulciano della linea Amorino».

Ospitalità ed esperienze, anche a tavola

La coerenza, anche un po’ ostinata, è un tratto fondamentale del progetto: la sensibilità estetica è intimamente legata all’affetto per la propria terra, che si manifesta anche in azioni e progetti come ’Abruzzo nel cuore’ – iniziativa di solidarietà che, dopo il terremoto dell’Aquila, vide il contributo di Podere Castorani per il recupero della bellissima Fontana della 99 Cannelle a L’Aquila – e la rimozione a proprie spese di un gran numero di tralicci dell’energia elettrica che deturpavano il panorama e le vigne, con interramento dei cavi.

E se già il progetto della cantina e della foresteria – con una linea architettonica decisamente moderna e funzionale, e camere accoglienti che alla vista su vigne e montagne affiancano una cura non banale per i dettagli, a cominciare dalle lenzuola di fattura artigianale italiana – era stato affidato all’amico architetto tollese Roberto Civitarese, è sempre lui che si sta occupando dell’attento e laborioso recupero e restauro conservativo della villa. Diventerà un’incantevole struttura ricettiva con camere e piscina e farà da set ideale ai matrimoni già ospitati nella bella stagione, con la complicità gastronomica di due insegne del territorio di grande sostanza e affidabilità: la Vecchia Marina di Roseto degli Abruzzi con la grande cucina di mare di Gennaro d’Ignazio, o la convincente proposta di terra de Le Sequoie dal 1968 a Carsoli, con la guida esperta di Massimo Salvadei.

Mentre chi viene qui per visite e degustazioni guidate – soffermandosi, inevitabilmente, anche ad ammirare il bolide su cui Jarno ha corso le sue ultime gare, in bella mostra all’ingresso degli spazi dedicati alla degustazione – può, su accordo precente, accompagnare le ottime etichette aziendali con i deliziosi piatti veracemente abruzzesi preparati dal “cuciniere” Enzo Trulli, il papà di Jarno, che ha un repertorio di ricette grande almeno quanto quello di aneddoti degli anni trascorsi nel giro della Formula 1, rubando spesso la scena al figlio con la sua simpatia e joie de vivre: dalle squisite chitarrine alla teramana, con il sugo e le polpettine, al pollo ruspante con le patate al forno. E, se si è fortunati, la mattina a colazione si potrebbe trovare il delizioso ciambellone preparato da Laura, la moglie di Lucio.

I vini di Podere Castorani, tra territorio e personalità

Dopo aver conferito l’uva della prima vendemmia per poi avviare la transizione al biologico – e iniziare ufficialmente la produzione assieme al nuovo millennio, con l’annata 2000 vinificata nella vicina cantina di Chiusa Grande –, affiancati da Bruno Cavuto nella cura delle vigne e dall’enologo Luca Patricelli, nel 2004 Lucio e Jarno hanno deciso di creare la cantina, proprio accanto alla villa. «C’era un casale agricolo senza alcun fascino. Abbiamo deciso di buttarlo giù e scavare, creando una cantina sotterranea di circa 5mila metri quadri», racconta Cavuto. In vigna – sui suoli sedimentari mediamente argillosi che poggiano su una base di rocce arenarie ricche di mineralità, e con le brezze marine che si alternano a quelle montane –, oltre a Montepulciano crescono anche Sangiovese, Merlot, Cabernet e perfino Pinot Nero, mentre tra le uve a bacca bianca ad affiancare il Trebbiano ci sono Malvasia, Cococciola, Pecorino e Passerina.

Dal 2008, a dare sostanza alle idee di Lucio e Jarno c’è Angelo Molisani, agronomo ed enologo abruzzese che ha sposato in pieno il progetto apportando competenza tecnica e indole poliedrica, riflessiva ma pronta a cogliere le sfide. «Per me nel bicchiere si ritrovano tre ingredienti: territorio, cantina e personalità. E lo “stile Castorani” cerca di tenerli tutti e tre insieme. Luca Patricelli aveva un’esperienza internazionale e aveva fatto delle scelte fuori dal coro che continuiamo in gran parte a rispettare, a cominciare dall’uso esclusivo del cemento per le vinificazioni: è un materiale tradizionale ma incredibilmente contemporaneo ed è ideale soprattutto per il Montepulciano, che ha bisogno di respirare», racconta Molisani, che sposa un approccio meticoloso, fatto di tecnologia e rigore, alla propensione alla sperimentazione.

La verticale delle annate dal 2000 al 2020 di Montepulciano d’Abruzzo Doc Podere Castorani – che dal 2006 è diventato Riserva, mentre dal 2016 riporta anche la sottozona Casauria: una rivendicazione che sta molto a cuore a Lucio Cavuto e all’azienda, capofila dell’iter per la richiesta della Docg dedicata che è ormai arrivato quasi a conclusione –, regala una bella fotografia di cosa voglia dire tutto ciò: con la dovuta evoluzione, mostra un filo comune dato da acidità e sapidità, ma anche finezza. E se il Trebbiano d’Abruzzo Doc Colline Pescaresi Amorino 2023 è avvolgente e sferzante insieme, e l’annata 2022 dell’Abruzzo Pecorino Doc Superiore della stessa linea conquista per complessità e armonia, ci si deve soffermare qualche istante sulle etichette Jarno – in versione rossa, da Montepulciano, e bianca da Trebbiano, Malvasia e Cococciola – e Dieci Inverni.

Sono il frutto della passione di Lucio e Jarno per l’Amarone e dell’idea bislacca (così pare, fino all’assaggio) di portare l’appassimento in Abruzzo, lavorando con l’Università della Tuscia – e con una tecnologia originariamente usata per raffreddare la benzina in Formula 1 – a un protocollo sperimentale a temperatura e umidità controllate. «Dall’annata 2009 abbiamo smesso di guardare all’Amarone e abbiamo cambiato le percentuali di vino ottenuto dalle uve appassite, stabilizzandoci sull’80%. E dopo il cemento c’è un passaggio in tonneaux di medie dimensioni per dare tostature leggere ed eleganza», spiega Molisani. Resta però frutto di appassimento in purezza delle migliori uve selezionate, oltre che di una lunga attesa, l’etichetta Dieci Inverni: affinata per quattro anni in botti di rovere e altri quattro in bottiglia, è commercializzata dopo un decennio. Il nome però non è solo didascalico, ma rimanda al suggestivo, omonimo film di Valerio Mieli. E alla passione di Angelo Molisani per il cinema.

Maggiori informazioni

Podere Castorani
Via Castorani, 5
Alanno (PE)
poderecastorani.it

Condividi

Facebook
Twitter
LinkedIn
Articoli
correlati