Potrebbero essere favole da lockdown quelle del vino, da ascoltare in modalità podcast, argomento che da sempre si presta a miti, leggende e aneddoti. È quanto promette “Divino, storie della storia del vino” – in uscita oggi – il podcast in venti puntate dell’enologo e produttore Roberto Cipresso che, con l’amico Federico Buffa – giornalista sportivo e grande appassionato di vini e degustazioni – ha realizzato con storielibere.fm in esclusiva per Audible.
Trent’anni di carriera, trascorsi in parte a Poggio al Sole, l’azienda di Montalcino di proprietà del winemaker, e in parte in giro per il mondo facendo vini a tutte le latitudini, con un occhio di riguardo – e molto cuore – per l’Argentina, quasi una seconda casa per Cipresso. L’enologo non è nuovo al racconto del vino: ha infatti scritto negli ultimi vent’anni diversi libri di narrativa e saggistica, riscuotendo anche un buon successo. Non si è quindi fatto scappare l’opportunità del momento, ovvero quella di fare comunicazione enoica tramite i podcast.
Ne avevamo parlato anche su queste pagine qualche mese fa e il lungo periodo di emergenza ancora in corso legato alla pandemia ha conclamato il successo degli audio. Secondo i dati dell’Interactive Advertising Bureau infatti il 2019 è stato già l’anno del podcast, anche in Italia. Dagli 850mila ascoltatori del 2015 siamo arrivati a più di 12 milioni nel 2019, con una crescita del 16% sul 2018 e una fascia di età molto appetibile: il 68% degli ascoltatori, infatti, è tra i 25 e i 34 anni. Non solo: aumentano gli ascoltatori abituali che ascoltano podcast almeno una volta alla settimana con una durata di sessione di circa 23 minuti.
«Mi piaceva l’idea che il vino e le sue storie potessero essere ascoltate ovunque – spiega Cipresso – correndo, in auto, viaggiando. I podcast recuperano una cultura orale che è da sempre legata a questo mondo, la sapienza degli anziani tramandata ai più giovani, le vendemmie narrate dalle famiglie, la descrizione dei vini stessi che beviamo in compagnia. Ciò che fa la la differenza tra due vini buoni è il racconto che di questi si può fare: sarà migliore quella bottiglia che ha una narrazione entusiasmante».
Nelle venti puntate c’è davvero il senso del sincretismo che accompagna il mondo del vino: la storia che parte da lontano – dalla Mesopotamia ai Fenici, dall’antica Roma fino alla California – gli aspetti tecnici, l’arte e gli episodi divertenti: «Non c’è nulla di inventato – specifica il winemaker – ho avuto la fortuna di conoscere persone straordinarie, come un mio amico californiano che fa vino a Santa Barbara: seimila bottiglie che realizza in un container. Finito il lavoro smonta tutto e riconsegna il mezzo. Un cliente miliardario e musicista che mi ha fatto creare un vino ispirato a una sua composizione. O la mia ossessione per il 43°parallelo, che spiega come il vecchio e il nuovo del mondo del vino viaggino sullo stesso asse: a est il Tigri, Tblisi e quindi la Georgia; a ovest l’Oregon, ovvero l’avanguardia del settore. In mezzo, l’Italia con le Marche, l’Umbria e la Toscana e Poggio al Sole che è interamente attraversato da questa linea».
L’amico Federico Buffa definisce Roberto non a caso un uomo di paralleli e non di meridiani: « Lui pensa i vini in orizzontale – dice il giornalista – mette in relazione le cose, perché la monografia è sinonimo di monotonia per lui. Roberto è un visionario e collaborare a Divino mi ha catapultato in una dimensione fatta di favola, di viaggio nel tempo e di lunga degustazione».
La scrittura c’è e si sente, non c’è improvvisazione e Divino non offre solo aneddoti, ma alcune puntate sono dedicate all’approfondimento di aspetti tecnici e curiosità legate al mondo attuale del vino, come i mestieri che vi ruotano intorno, le guide, le riviste di settore e i giornalisti.
C’è poi una sorta di nume tutelare su tutto il progetto ed è lo scrittore e critico enogastronomico Luigi Veronelli, i cui pensieri chiudono ogni singolo podcast: «Ogni suo pensiero – spiega Cipresso – è davvero senza tempo. E poi è il maestro indiscusso del sincretismo, nessuno come lui è riuscito a fare del vino un argomento convergente con tutto».
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