La gelateria delle meraviglie

Marco Radicioni e Mauro La Mendola ci raccontano in esclusiva il progetto del nuovo Otaleg a Monteverde Vecchio

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Chiuso un Otaleg, si apre un (grande) Otaleg: dopo l’addio alla sede storica di Viale dei Colli Portuensi e l’inaugurazione della bottega a Trastevere, uno dei più talentuosi maestri gelatieri di Roma – e d’Italia – apre un locale in cui ci sarà spazio anche per pasticceria e caffetteria. A curare l’interior design è un architetto siciliano che nella Capitale ha già messo la firma su due ristoranti di successo: Metamorfosi e Marzapane.

«Avevo voglia di mettermi in gioco e di esplorare altri territori gastronomici – spiega il maestro gelatiere Radicioni – in particolare la pasticceria e la caffetteria. Naturalmente il gelato resterà l’attore principale, ma finalmente in uno spazio dove ci sarà la possibilità di sedersi, di condividere attività e di organizzare corsi di formazione e collaborazioni con chef, pizzaioli, agricoltori e fornitori. Voglio che sia un posto vivo a 360 gradi. La gelateria vive di consumi veloci, io voglio invece allungare l’esperienza del mio pubblico». Prima di parlare di qualsiasi dettaglio progettuale, Radicioni ha voluto far assaggiare il suo gelato all’architetto, “sequestrandolo” per qualche ora nel laboratorio di via di San Cosimato, al suo fianco, perché capisse la filosofia produttiva. «Il primo incontro con Marco – conferma La Mendola – mi ha ispirato verso la ricerca di un concept che facesse trasparire la genuinità dei prodotti e l’anima di un luogo accogliente, quasi familiare e, a tratti, anche fantastico. Osservando illustrazioni di libri per bambini ho voluto ricreare un ambiente capace di coinvolgere tutti i sensi, dove possano convivere l’avventore adulto e il bambino. Ho iniziato a immaginare materiali semplici e naturali come il legno, il ferro e il marmo, cromie e illuminazioni calde e accoglienti, ho pensato di inserire delle piante e la carta da parati che ricreasse un ambiente un po’ fantastico, quasi surreale, che evocasse i gelati di Marco. 

Chi entra in gelateria deve avere la sensazione di trovarsi nel “Paese delle Meraviglie”: i piccoli possono essere attratti dai colori, dagli animali rappresentati e dalla presenza di qualche illustrazione che rimandi a situazioni fiabesche, gli adulti possono concedersi una parentesi di spensieratezza, fantasticare con i sensi e percepire la naturalità dei prodotti.». Il nuovo Otaleg di Viale dei Quattro Venti – 145 metri quadrati su due livelli con una trentina di posti a sedere – sarà anche particolarmente “green” ed efficiente dal punto di vista energetico grazie al recupero totale delle acque di raffreddamento dei macchinari e rappresenterà, dal punto di vista della produzione, la sintesi del vecchio e dell’attuale locale attraverso la presenza di due gelatiere verticali, pallino di Radicioni: «Avrò un Effe 6 di Cattabriga, inventata dal geniale Otello Cattabriga, una macchina di cui sono innamorato, e un Carpigiani Sed. Con le mantecatrici verticali la struttura del gelato è diversa, c’è meno aria, e puoi vedere la trasformazione del gelato da quando entra la miscela liquida al prodotto finito. In più adoro l’estrazione del gelato a pala, è il momento in cui il tempo si ferma, un rituale in cui mostri rispetto per la tua idea e il prodotto. Sarà uno spazio moderno ed efficiente ma tradizionale e artigianale nella produzione, coerente con la mia idea di gelato».

L’altro elemento forte del progetto è il laboratorio a vista, con delle grandi vetrate che affacciano sul tavolo sociale: «Il secondo ambiente al piano inferiore – ribadisce l’architetto – è il vero mondo di Marco, un luogo conviviale dove creare, degustare, formare e trasmettere le sue conoscenze e la sua grande passione, anche ai più piccoli. Deve diventare uno spazio educativo ma leggero dove fare cultura del gelato. A rappresentare l’elemento di continuità è una carta da parati vinilica di grandi dimensioni, circa 60 metri quadrati, che attraversa i due livelli». In cantiere ci sono già ulteriori Otaleg, sia a Roma che nel resto d’Italia (forse Milano?), ognuno con una precisa identità ma allo stesso tempo con una cifra estetica riconoscibile: «Ogni nuovo locale – conclude Radicioni – deve riuscire a interpretare il carattere del mio gelato, che non è mai uguale a se stesso e può variare a seconda della stagione, del fornitore delle materie prime o del mio umore. Sicuramente il filo conduttore saranno delle illustrazioni in grande formato e un tavolo sociale. Vorrei avere la possibilità di continuare a crescere in altre direzioni, magari anche quella dei tè, altra mia grande passione, e della cucina. Qui intanto ci sarà una pasticceria da credenza, con torte e biscotti soprattutto, e realizzeremo una speciale brioche da farcire con il nostro gelato».