Se tuo papà si chiama Franco Ziliani e ha “inventato” la Franciacorta, non deve essere così semplice raccogliere la sua eredità: «In realtà mio fratello Arturo, che è enologo, ha avuto vita molto più dura della mia, per me invece è stata un po’ più facile perché sono riuscita a ritagliarmi un ruolo in un’area che non era quella di mio padre». Cristina Ziliani è oggi la responsabile della comunicazione e relazioni istituzionali di Guido Berlucchi, il colosso del comparto sparkling da 42 milioni di fatturato. Nel 1981 iniziò a “fare di conto” dentro Antica Fratta, altra cantina del Gruppo, scoprendo presto che i numeri non facevano per lei: «In quegli anni le donne erano relegate a ruoli quasi esclusivamente amministrativi. Oggi invece sono una risorsa importante anche dal punto di vista tecnico e creativo e in molte piccole aziende familiari in Franciacorta ci sono enologhe. Le nuove generazioni hanno stimolato un cambiamento culturale».
Il progetto di cui Cristina va più orgogliosa è la linea ’61, un successo di team, un nome che racconta una storia: «È la nostra storia, ci ha aperto un mondo, anche dal punto di vista della comunicazione». Nel 2017 Ziliani Senior ha deciso di passare il testimone e di vendere la maggioranza dell’azienda ai tre figli Arturo, Paolo e Cristina: «Ha voluto farci capire che quando si possiede un’azienda la si amministra con più attenzione. Questa è stata la decisione più grande che noi fratelli abbiamo preso insieme».
L’altra novità si chiama Academia Berlucchi – Il Circolo Virtuoso del Sapere, una moderna agorà, che ha debuttato lo scorso 5 ottobre a Palazzo Lana, dove confrontarsi sui temi della sostenibilità, della cura del territorio e dell’innovazione. «Da un po’ di anni pensavamo a un’attività culturale, da fare non a Milano ma qui in Franciacorta, proprio nella casa dove si conobbero mio padre e Guido Berlucchi. Noi figli abbiamo ricevuto tantissimo, in termini umani e di benessere e ora vogliamo restituire qualcosa alla Franciacorta, farla aprire al mondo, creare un nuovo corso sul tema della sostenibilità». Della parola più abusata degli ultimi anni, la Ziliani dà una definizione più ampia: «Per me vuol dire anche lavorare con onestà e coerenza, stare attenti non solo a quello che succede nel territorio fuori dall’azienda ma anche dentro. L’apporto di una donna – sorride – rende sicuramente più sostenibile un’azienda, abbiamo una sensibilità maggiore e un orizzonte più a lungo termine».
Uno dei ricordi a cui Cristina è più legata è quando, da piccola, si affacciava timidamente nel cortile di Palazzo Lana e guardava le donne che mettevano la carta velina intorno alle bottiglie, precise e veloci: «Sembrava che facessero rullare il mattarello sulla pasta. Era un gesto importante che rappresentava la cura finale dopo tanta fatica, ecco perché ancora oggi non voglio rinunciare alle veline».
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