Ogni anno, nella seconda settimana di settembre, Capalbio ospita la Sagra del Cinghiale, uno degli eventi gastronomici più antichi in Maremma. Nata nel 1965 da un’idea di Gastone Franci, insieme ad alcuni membri dell’associazione sportiva del paese dell’epoca, quest’anno la kermesse andrà in scena dal 4 all’8 settembre nella location del Circolo Cavalcanti – mentre fino agli anni 90 si svolgeva tra i vicoli del comune toscano in provincia di Grosseto –, appena fuori le mura del borgo medievale.
«È la sagra del cinghiale più antica della Maremma e siamo fieri di aver tramandato questa tradizione fino alla 59esima edizione», dichiara Ludmilla Peroni, tra i membri dell’associazione dell’evento e moglie di Andrea Franci, figlio di Gastone e concessionario della Riserva di Monteti, dove vivono e vengono allevati i cinghiali a cui viene dedicata la manifestazioni. «Visti i numeri sempre crescenti della sagra che conta stabilmente le 6mila presenze, utilizziamo all’incirca 60 cinghiali» racconta Ludmilla; cifre impetuose se messe a confronto con i primi anni dell’appuntamento. Cinque giorni di festa, insomma, in cui il menu (che non è quasi mai cambiato negli anni) racconta i piatti tipici del paesino toscano: dall’Acquacotta con uovo in camicia al Cinghiale alla cacciatora, dalla Polenta con sugo di cinghiale agli Ammazzafegati, una delle preparazioni più interessanti e golose, da cui non si può esimere dall’assaggio. Una salsiccia composta dal fegato e dalla carne del maiale selvatico, realizzata artigianalmente dalla macelleria di Capalbio che viene cotta alla brace prima di essere servita.
Ma a rendere la Sagra del Cinghiale un evento di ampio respiro è anche la sua vena artistica. Sì, perché dalla precedente edizione è stato inserito il Premio Gastone Franci, in onore del suo ormai defunto fondatore; il tema principale consiste nel rappresentare Capalbio e il suo territorio attraverso qualsiasi forma d’arte. «A cambiare è la tecnica – spiega Ludmilla Peroni –. Per il concorso di quest’anno abbiamo deciso che gli artisti dovranno utilizzare solo materiali riciclati, dando sfogo così alla loro creatività. Per il 2025 invece, in occasione del 60esimo anniversario della sagra, l’idea è quella di uscire dalla rappresentazione grafica di Capalbio e scegliere come protagonista proprio il cinghiale, sempre senza vincoli artistici». Un connubio, quello tra Sagra del Cinghiale e Capalbio, che mantiene vive le tradizioni culinarie e culturali del borgo maremmano.