Roma è talmente grande che ogni quartiere fa un po’ città a sé. E questo – metteteci anche la disordinata viabilità urbana, la difficoltà del parcheggio, una buona dose di indolenza – fa sì che spesso, tranne che per i più curiosi o in presenza di forti motivazioni gastronomiche, anche le frequentazioni di ristoranti e pizzerie e ancor più la spesa alimentare siano “di prossimità”. Certo, la “gita” – dentro o fuori porta – non è una rarità ma deve comunque valerne la pena.
Tra le piccole gioie del periodo di isolamento, dunque, c’è stato il trionfo del delivery che ha permesso a molti di mangiare a casa propria i piatti di chef e locali non proprio a portata di mano (e a volte anche di budget, visto che in molti hanno non tanto abbassato i prezzi ma pensato a formule accessibili, per rendere più fruibile da ogni punto di vista la propria proposta). Il costo “aggiuntivo”, purtroppo, in molti casi è stato di carattere etico e ambientale: non tutti hanno avuto l’attenzione e la lungimiranza di scegliere packaging compostabili e dunque a basso impatto, come quelli bellissimi di Marzapane (di cui parliamo nelle pagine di Design Challenge). In altri, l’obolo stava nella mancanza di praticità: una cena a domicilio (e non una spesa: c’è una grande differenza) deve essere facile e senza stress, oltre che buona. Ma se il tempo per prepararla è più lungo della cena stessa, vuol dire che il modello è contraddittorio.
Alla fine dei conti, a stabilire il valore di un progetto è anche la sua durabilità. Ovvero la capacità di un delivery di sopravvivere e mantenere attrattività anche nella nuova normalità post Covid-19. Il servizio a domicilio di Spazio Niko Romito Bar e Cucina a Roma, ad esempio, è andato ben oltre le aspettative, con punte di 70 polli fritti e 140 bombe salate al giorno, durante il lockdown: «In questi giorni ci prepariamo alla riapertura dei nostri locali – spiega Romito – ma vogliamo continuare con il delivery. Stiamo pensando di spostare la produzione dedicata in una dark kitchen a breve distanza da Spazio. E l’idea è di puntare anche sulla colazione, consegnando a casa il Pandolce con il gelato. La nostra forza sta anche nel packaging, con contenitori studiati per ogni prodotto in modo da far viaggiare e arrivare il cibo nelle condizioni migliori».
Hanno guardato lontano anche Giuseppe Lo Iudice e Alessandro Miocchi di Retrobottega, tra i primi a reagire con intuito e ingegno all’emergenza, rimettendosi completamente in gioco: i loro box vegetali (che potevano contenere anche pasta fresca, carni e formaggi) sono stati dei veri e propri kit di sopravvivenza, tanto per i clienti quanto per i loro fornitori. Ora l’apprezzatissimo e puntuale servizio RetroDelivery organizzato in collaborazione con Roscioli si è evoluto su scala nazionale in un e-commerce (retrodelivery.it) dedicato alla spesa di qualità che include anche i food box con l’occorrente per ricreare i loro piatti migliori, come il Pollo confit con insalata di legumi.
Tra gli esempi di sinergia – che hanno visto collaborare tra loro diverse insegne “affini”, ma anche e soprattutto ristoratori e fornitori ottimizzando la logistica e rendendo finalmente realtà la tanto decantata filiera corta – segnaliamo anche Il Tascapane. Il progetto è nato in maniera spontanea dal gruppo di piccole aziende artigiane e virtuose già riunite nella “Brigata Agricola” che ruota attorno a Gabriele Bonci e al suo Panificio e grazie al supporto logistico dell’attività di distribuzione “etica” del giovane Edoardo Cicchinelli ha consegnato ai romani frutta e verdura di stagione, uova e carni bio, formaggi e salumi eccellenti e ovviamente il pane di Bonci. E il servizio di DOL-Di Origine Laziale che oltre alla canonica selezione di prodotti di assoluta qualità (e anche in questo caso virtuosi a 360°) made in Lazio e ai pomodori “caporalato free” di Funky Tomato consegnava anche la strepitosa pasta fresca di Mauro Secondi.
In generale, hanno abbracciato con favore il delivery le insegne più pop, la cui proposta si presta meglio al consumo differito: dal pollo fritto di Legs (la nuova veste di Mazzo a Centocelle) ai piatti ad alto tasso comfort (le lasagne e la monumentale polpetta di coda alla vaccinara) di Sarah Cicolini, la one woman band di SantoPalato. Paradossale la situazione delle pizzerie capitoline: molti pizzaioli negli ultimi anni si erano finalmente affrancati dall’asporto rivendicando un profilo più alto per la pizza e così i romani sono rimasti temporaneamente orfani di alcune delle pizze più amate ma a colmare il vuoto ci hanno pensato i ristoranti, a cominciare da quelle (ottime) di Proloco Trastevere e di Chinappi (che continua a consegnare anche crudi di pesce strepitosi e sughi di mare squisiti con la conveniente formula “Connoi”).
La ristorazione gourmet, davanti alla sfida di sottoporre la propria cucina allo stress test del trasporto, ha quasi sempre scelto di proporre una linea “alternativa”, spesso con brand ad hoc. Turnè, ad esempio, è il progetto di food delivery firmato dallo Anthony Genovese e Matteo Zappile, chef e restaurant manager del Pagliaccio, con un menu di ispirazione orientale fatto di grandi materie prime e piatti godibilissimi come il Panturnè (cotoletta di pollo con pane panko, melanzane, mango, lattuga e ketchup di pomodoro e miso) o la Tataki di manzo con insalata di cetrioli, fagiolini e mirtilli. Mentre Carnal è il side project dello chef colombiano Roy Caceres (titolare in cucina da Metamorfosi) che unisce spirito sudamericano e materie prime italiane, partito prima in modalità “virtuale” e ora aperto anche con la sede fisica a Prati.
Soluzione perfetta – che abbiamo visto applicata anche da molti altri, ma per quel che ci riguarda è stato il primo che abbiamo provato – quella di Gianfranco Pascucci: consapevole della difficoltà di ricreare l’innovativa cucina di mare del ristorante di Fiumicino, ha ideato dei kit da assemblare per consegnare piatti più semplici (creati ad hoc, come le fettuccine di Kamut con stracotto al tonno rosso e pecorino, o tratti dal menu, come il fenomenale Panino da Spiaggia) ma in pieno “Pascucci style” da preparare a casa; e anche adesso che si può tornare a godere della cucina e del dehors di Pascucci al Porticciolo, il progetto va avanti a gonfie vele ed è pronto a superare i confini regionali.
Anche il lato dolce non è stato trascurato: molte le proposte per la prima colazione, dalle box d’autore di croissant e cornetti all’italiana di Casa Manfredi – che nel weekend ha spesso declinato l’offerta anche in chiave salata collaborando con altri ristoranti romani, da SantoPalato alla pizzeria 180grammi di Jacopo Mercuro – alle consegne di lievitati, torte e dolci monoporzione di Le Levain, che ha avviato un e-commerce dedicato. Mentre è all’insegna dello zucchero – moderato, e abbinato a contrasti e sapori freschi ed eleganti – la nuova costola di un ristorante aperto da un paio di anni e già molto amato. Parliamo di Zia Pasticceria Door to Door, progetto collaterale del ristorante di Antonio Ziantoni e Ida Proietti avviato con il braccio destro e pastry-chef Christian Marasca, che al momento consegna in delivery o asporto – dalla “secret door” in precedenza ingresso del personale (via Santini 7a) – squisiti dessert monoporzione come la tarte di lamponi o il famoso Tourbillon al frangipane, torte, biscotti, cake per la prima colazione ma pure gelati e pralinati, in box a tema o da comporre a piacere.
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Casa Manfredi
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DOL – Di Origine Laziale
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Pascucci al Porticciolo
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Spazio Niko Romito
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Zia Pasticceria Door to Door
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Il Tascapane
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Turnè
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