La scintilla è nata dall’assaggio di un tiramisù buonissimo pensato anche per l’asporto e le spedizioni con le versioni in vasetto: quello di Treviso Tiramisù, che nella città veneta patria del famoso dolce ha dedicato un palazzetto a un’offerta gastronomica che ruota intorno questa specialità in chiave tradizionale e rivisitata.
A Mariangela De Blasi è venuto subito in mente che sarebbe stato bello averlo anche a Roma. E poi, collegando in maniera naturale lo spunto dolce alla sua attività nel sociale – lavora da oltre vent’anni con Arci Solidarietà, Onlus di cui è vice presidente nata nel 1992 a Roma attorno alla sperimentazione di un progetto di scolarizzazione dei minori rom, che da poco si è costituita come cooperativa per diventare operativa anche nel campo imprenditoriale – ha pensato di costruirci intorno un progetto che riunisse sotto uno stesso tetto l’attività di inclusione e quella commerciale, nel segno dell’alta pasticceria.
Il tetto è quello di Dolcé, punto vendita dedicato al meglio del panorama dolciario romano e di tutta Italia, che ha inaugurato il 21 giugno in via Merulana: 23 metri quadri, rimessi a nuovo e resi accoglienti e moderni dal lavoro (pro bono, nella parte di progettazione e supervisione) dello Studio di architetti e designer Invidia–Benedetto che, puntando su armonia ed essenzialità di forme e spazi e sfruttando le altezze, anche con giochi di specchi e toni per rendere il tutto più arioso possibile, ha realizzato un progetto di architettura d’interni capace di accompagnare nel modo migliore la narrazione delle dolcezze raccolte, mentre il progetto grafico è a cura di Studio Sectio. Si tratta della prima attività commerciale di Arci Solidarietà SCS (finanziata totalmente in proprio) dove si alterneranno ad accogliere clienti e visitatori Azadeh Madani e Valbona Shabanaj: due lavoratrici con situazioni di vulnerabilità alle spalle ma pronte a mettersi in gioco in quest’avventura con professionalità e determinazione.
«Arci Solidarietà, che lavora con persone con fragilità economica o di salute o con background migratorio, si occupa di accoglienza diffusa proponendo alternative ai grandi centri privilegiando sistemazioni in case e appartamenti. Ma anche di inclusione lavorativa e inserimento scolastico, con attività come l’insegnamento dell’italiano o corsi di formazione professionalizzante, a seconda dei casi», racconta De Blasi. «Spesso in queste situazioni, soprattutto all’uscita del sistema di accoglienza, lo scoglio più grande è proprio l’inserimento lavorativo e, per via del pregiudizio, accade anche quando ci sono invece skill lavorative molto alte. Allora, abbiamo voluto provare a continuare a fare quello che facciamo abitualmente ma in maniera diversa, ribaltando il paradigma: se il lavoro non c’è, lo creiamo noi».
Fondamentale, in questo, il saper fare rete e creare connessioni virtuose: a cominciare dalle realtà circostanti, come Palazzo Merulana e la Scuola Di Donato, e dall’adesione a ES.CO., la prima DMO di rione nata in Italia proprio all’Esquilino anche grazie al finanziamento della Regione Lazio per l’attuazione di interventi a sostegno delle destinazioni turistiche. E poi ci sono le persone, e in particolare alcuni tra i migliori pasticceri e gelatai d’Italia che hanno risposto con entusiasmo alla richiesta di collaborazione di Mariangela De Blasi.
Sugli scaffali di Dolcé – e in una piccola zona refrigerata – si trovano vere e proprie delizie dolci, tra cui quelle realizzati in esclusiva per il negozio. A cominciare dal Sanpietrino creato ad hoc per il progetto da Andrea Fassi, titolare dello storico Palazzo del Freddo che ha da subito sposato e supportato il progetto facendo da ponte con gli altri artigiani romani ma soprattutto dando preziosi consigli e indicazioni sulla parte di attrezzature e allestimento del negozio (a cominciare dai registratori di cassa senza uso di contante, a tutela della sicurezza di chi lavora): così il famoso bonbon della gelateria attiva dal 1880, un cubetto di semifreddo glassato che riprende la forma del classico selciato romano, mette in questo caso insieme crema al Cointreau, amaretti e glassa al cioccolato, per un boccone avvolgente e agrumato che si può trovare solo qui. Ma ci sono anche – oltre al tiramisù veneto, naturalmente –, lo speciale biscotto Iconico al caffè ideato da Francesca Cogliandro di Otaleg e l’inedito Dolcecuore al caramello salato di Vincenzo Tiri che, solo per Dolcé, ha arricchito il suo delizioso lievitato a forma di cuore con la strepitosa crema al caramello che già rende irresistibili altri suoi prodotti (e in bottega ci saranno le sue spalmabili al pandoro e panettone, Bauletti e Biscottiri).
Ma le specialità in vendita arrivano anche da molte altre zone vicine e lontane; ci sono gli yogurt della Cooperativa Sociale Barikamà, gestita da ragazzi africani e italiani con sindrome di Asperger sul lago di Martignano, le creme spalmabili alla nocciola di Cimina Dolciaria da Capranica e i lamponi viterbesi di Biaggioli dal Lazio, le ostie di Agnone e altri dolci molisani di Gerri, le confetture e composte marchigiane di Morello Austera da Cantiano, le Sbrisoline di Follador da Pordenone, i gianduiotti torinesi di Sperandri e i profumati mieli sardi di Su Meli da San Giovanni Suergiu.
E naturalmente la lista è destinata a crescere, variando con le stagioni e coinvolgendo altre realtà da tutta Italia che abbiano magari voglia di dedicare al progetto un’idea ad hoc ma soprattutto selezionate in base alla qualità: «Tutto quello che vendiamo lo abbiamo assaggiato personalmente e scelto con criterio. La sfida del progetto sta proprio nell’affiancare la fragilità alla bellezza, il sociale al buono, il terzo settore all’imprenditoria: è un obiettivo politico e culturale che vuole ribaltare il pregiudizio ma secondo le regole dell’attività commerciale», sottolinea De Blasi. «Siamo appena partiti ma ragionando sul lungo periodo c’è il progetto di lavorare anche sulla formazione specifica con una scuola di cucina e sulla produzione dolciaria, mentre le due lavoratrici, che sono state formate ad hoc, saranno in grado di gestire in autonomia l’attività, magari anche aprendo un nuovo negozio in proprio». Un’idea sposata in pieno anche da Andrea Fassi: «Credo molto nell’obiettivo di avvicinare il Terzo settore all’imprenditoria, ma con un approccio aziendale e tenendo lontano il rischio di cadere nel pietismo. non come assistenzialismo ma azienda. Spesso, dalle fragilità di vario genere nascono iniziative imprenditoriali molto belle, non è vero che sono due mondi separati. Insomma, questa è un’attività commerciale basata sull’eccellenza, con prodotti buonissimi ma pure con un occhio all’accessibilità, in cui è rappresentato anche il sociale».