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Aleatico e Ansonica, le due anime dell’Elba

Viaggio tra meraviglie e contrasti enoici della stupefacente isola toscana

Come premessa, avvisiamo di un pericolo. L’unico. Per chi all’Elba vi arriva impreparato, lo shock da meraviglia è assai probabile, specie in periodi lontani dalle invasioni turistiche. E il bello è che per prepararsi non è sufficiente leggere, studiare, vedere foto, ma tocca giungere a bordo, indagare, odorare, girellare a caso e immunizzarsi abitando l’isola. Dunque il cortocircuito è presto detto: di usa bellezza, approcciarsi con cautela.
Del resto staremmo parlando, secondo leggenda, di una delle perle disperse della dea Afrodite, poi rimasta a galla nel mar Tirreno dove ha iniziato a popolarsi per trasformarsi in ciò che è. Ma prendiamola pure come un segmento del vecchio crinale che univa Corsica e Italia, oggi riemerso per 147 chilometri di coste che s’innalzano in faraglioni o degradano in spiagge bianche, nere, rosse, e risalgono nel verde dell’interno che sa farsi duna, colle, trionfo di macchia e di bosco, altrove miniera ferrosa o granito d’altitudine (oltre 1.000 metri per il monte Capanne), il tutto circondato da aria e acque pulitissime. All’o erta si aggiunga quella gastronomica, non ultimo il vino, che qua ha radice arcaica e orizzonti d’avanguardia, per uno scampolo di Toscana che talvolta Toscana non è.

Un’isola enoica
La vite arrivò in forma d’alberello grazie ai Focesi, popolo di origine greca, fu di usa da Etruschi e Romani, vide alternarsi la gloria all’oblio e giunse all’apice col governo napoleonico, che in pochi mesi diede un impulso da capogiro congedandosi con 32 milioni di piante in produzione. A fine Ottocento i muretti a secco terrazzavano i colli per un quinto della superficie, floride vendemmie abbeveravano l’Italia intera. Un’isola enoica, eroica. La musica è cambiata col turismo di massa, che per lungo tempo ha indotto a produrre vino per la mera soddisfazione della folla estiva. Oggi parliamo di circa 170 ettari iscritti alla Doc Elba, di cui una trentina per la Docg Aleatico Passito, circa 600mila le bottiglie annuali; numeri modesti, rispetto ai fasti d’oro, eppure la trasformazione del mondo del vino (e del turista) ha innescato una nuova primavera, innervata dal mantra dell’eccellenza e dell’espressività territoriale. A contendersi l’identità isolana, tra i toscanissimi sangiovese (qui sangioveto) e trebbiano (qui procanico), la buona riuscita del vermentino, incrociano le spade essenzialmente due vitigni, uno all’opposto dell’altro: ansonica e aleatico, le due anime dell’Elba.

Un cuore, due anime
La prima (altrove chiamata inzolia, ansolla, uva del Giglio nell’isola limitrofa) diciamola femmina, bianca, grappolo spargolo e acino grosso d’un giallo che può farsi d’ambra, buccia spessa e polpa croccante; d’indole tenace e di salubre costituzione, taluni sostengono che sappia di poco, ma certi calici racconteranno ben altro. Il secondo diciamolo maschio, sicuramente a bacca nera, forse di origine greca forse mutazione del moscato nero toscano, per tradizione vinificato passito: rosso rubino anche violaceo, esuberante nei profumi di amarene e spezie, s’esprime in vellutata potenza e trionfi di dolcezza. Se l’Ansonica è dunque il bianco appartato, timido, sapido e marino, l’Aleatico è il vino delle Feste e della meditazione, generoso ed eccentrico – entrambi dotati di imperscrutabili profondità. E di un cuore cocciutamente elbano.

Portoferraio e dintorni
Sbarcando a Portoferraio potremmo cominciare a parlare di Ansonica con Dimitri Galletti, che dai vigneti di Montefabbrello ne produce ben tre versioni. La Zampicata nel Palmento riprende tradizioni di discendenza etrusca: «L’ultimo lunedì di settembre reclutiamo amici e collaboratori per pestare l’uva in questa antica vasca di pietra, per una giornata di festa e profumi d’infanzia». Ne esce un vino sapido e naturale, da lieviti indigeni e con poca solforosa aggiunta, buono anche per carnivori “in bianco”. La loro Ansonica moderna si chiama invece Sasso di Leva, è più soave e immediata, mentre una versione passita ben accompagna formaggi e dolci secchi isolani. «Tutte e tre sono vinificate in purezza – dice Dimitri, tra i pochi elbani a far vino all’Elba – a dimostrazione di quante sfumature può esprimere questa varietà».

Cambiamo voce per un primo approccio con l’Aleatico Passito, che ha ottenuto la Docg nel 2011, «sinonimo di consapevolezza e responsabilità per i produttori» come dice il milanese Marcello Fioretti, presidente del Consorzio di tutela nonché fondatore (assieme a Ugo Lucchini e Lorenzo Capitani) di Acquabona, dal 1987 faro per la riscossa del vino elbano. «L’aleatico è un’uva delicata, ha buccia sottile e va vendemmiata presto, con estrema cura. Da noi l’appassimento avviene sui graticci, al sole, coprendola di notte e ombreggiandola nelle ore più calde, ed è così che si concentrano gli zuccheri». Tradizionalmente si consuma giovane, ma Acquabona preferisce affinare l’Aleatico fino a tre anni in botti vecchie, «dove si evolve con le sue naturali rifermentazioni, fino a stabilizzarsi», impreziosendo la freschezza dei piccoli frutti rossi con ammalianti sentori di spezie e cacao.

Tenuta La Chiusa fa invece capo a Giuliana Bertozzi Corradi e famiglia, che nel 2003 
ha rilevato e restaurato una villa padronale con sontuoso affaccio sul mare, dove già soggiornò Napoleone (fatelo anche voi, se potete) e dove si fa vino da quattro secoli. I vigneti sono magnifici giardini in prossimità della riva, un vero clos francese, l’Ansonica è giustamente minerale e rispetta la tipicità, gustosa e sapida, mentre l’Aleatico ha naso di more e mirtilli, mai stucchevole grazie alla spiccata freschezza; lo si provi assieme alla mitica “schiaccia briaca”, un totem dell’Elba, a cui partecipa pure come ingrediente.

Giro dell’isola
Continuando il giro in senso orario, in quel di Rio Marina incontriamo Le Sughere, che produce l’Ansonica Miniera – ambrata, intensa, vinificata in piccole botti – e un Aleatico tradizionale, profumato di rose
e amarene. Alla tradizione è legato anche l’Aleatico di Antonio Arrighi, viticoltore nella pittoresca Porto Azzurro: «La dolcezza deve essere ben bilanciata da tannini e acidità, estraendo il meglio anche dalla buccia: vendemmia precoce, appassimento all’aperto, spremitura soffice, fermentazione lenta e imbottigliamento rapido, per un vino fresco, beverino». L’Ansonica è invece oggetto di sperimentazione, «una varietà straordinaria, con buccia spessa e croccante, più unica che rara». Valerius è l’identitario Igt vinificato in terracotta, mentre Nesos è figlio di un esperimento coadiuvato dal prof. Attilio Scienza e dall’Università di Pisa: grappoli tuffati in mare e asciugati al sole, alla maniera dei greci di Chios, quei navigatori che qui facevano tappa 2.500 anni fa; un vino pionieristico, che apre nuovi (antichi) orizzonti non soltanto per l’Elba.

Lo scenario cambia all’estremità sudorientale dell’isola, nel comune di Capo- liveri, tra gli oltre 400 ettari di Fattoria delle Ripalte, sul monte Calamita, vicini alle vecchie miniere di ferro: terreni scuri, minerali, di origine vulcanica, ffacci e approdi a calette da sogno. I veneti Paolo e Carlo Andrea Ederle investono su ospitalità e viticoltura di alto livello, affiancati da Piermario Meletti Cavallari, già alla storia per il bolgherese Grattamacco. «Eppure l’Elba – rivela – mi regala soddisfazioni mai riscontrate in precedenza, con una libertà difficile da trovare altrove». Un vigneto di uve bianche è posto a 300 metri di altitudine, «salvaguardia di freschezza in tempi di cambiamenti climatici», ed è bellissimo anche quello di aleatico che prolunga lo sguardo oltre la cantina progettata da Tobia Scarpa, a tu arsi tra cielo e mare. «Una varietà che amo, nonostante il mercato sia poco incline ai vini dolci». Così l’utilizzo di queste uve ha preso pieghe inaspettate, come la versione spumantizzata Brut delle Ripalte e quella del Rosato, fragrante di aromi, mentre il passito Alea Ludendo cuce il filo con la tradizione.

Per chiudere il cerchio
A sud, fra il golfo Stella e quello di Lacona, incontriamo Chiesina di Lacona e il suo timoniere Filippo Alampi, vissuto perlopiù tra Elba e Firenze, dove in collina conduce Fattoria di Ramerino per la produzione di oli extravergini biologici di alta qualità. Qua il marchio è giovane ma l’azienda ha radici secolari, che con Filippo virano all’eccellenza: «Puntiamo a esaltare le caratteristiche varietali dei vitigni elbani, senza snaturarli, così come per l’olio investiamo sulla purezza dei monocultivar». La produzione è cominciata con tre bianchi, tra cui una tiratissima Ansonica avvolgente di fiori e di agrumi, ma è in arrivo anche un Aleatico contraddistinto da una nitida macchia mediterranea, «che ricorda i profumi delle brezze estive, nelle passeggiate tra le pinete elbane».

L’azienda agricola Cecilia si trova in località La Pila, già nel comune di Campo dell’Elba, e si è evoluta nelle mani di Lorenzo e Renato Signorini, nipoti del fondatore Giuseppe Camerini, scrittore e artista milanese; un terzo della produzione è dedicato a un’Ansonica moderna, profumata, coadiuvata da una percentuale di chardonnay che la sdogana all’internazionalità, mentre l’Aleatico è strutturato e complesso, da abbinarsi anche al cioccolato.

Se il tempo stringe e state pensando al ritorno, prima di imbarcarvi non perdetevi Marciana Marina, uno dei borghi più caratteristici, noto anche quale set della serie televisiva I delitti del BarLume. E già che ci siete, il bicchiere della staffa a possono giocarselo l’Ansonica di Tenuta Acquacalda, con vibrante saldo di vermentino, o quella della famiglia Mazzei, ottimamente bilanciata. O un Aleatico di entrambi, e meglio sarebbe acquistarne un bastimento, affinché la meditazione non sia troppo cupa lasciandosi alle spalle le meraviglie dell’Elba.

 

Stefano Farkas, un lupo chiantigiano all’Elba
«Produrre Aleatico significa innanzitutto ingaggiare una cruenta battaglia contro i cinghiali: sono ghiotti di questa varietà, cominciano a mangiarla quand’è ancora mezza verde». Farkas significa Lupo, in ungherese (questa l’origine del suo cognome), dunque Stefano non si sottrae al confronto, anche se qualche round ha dovuto cederlo: negli ultimi anni non aveva più prodotto questa tipologia, che torna adesso in grande spolvero privilegiando la vinosità, il sorso pieno e pulito come in ogni suo vino. «Dopo la lunga esperienza nel Chianti Classico, con Villa Cafaggio», da lui portata al successo, quasi mezzo milione di bottiglie annue e pioggia di riconoscimenti, «avrei potuto ritirarmi e godermi la pensione, e invece abbiamo deciso di rilanciare». In nome di buon vino, tradizione, ambiente e bellezza.
La sua Valle di Lazzaro è oggi verde e accogliente, ma ripulirla dalla macchia, ripristinare i terrazzamenti, ricostruire i muretti a secco, ha significato cinque anni di nuove battaglie, gratificate a partire dalla vendemmia del 2010. Tutta la gamma è di alto livello, di certo tra le più qualitative dell’isola. L’Ansonica Lazarus è uno splendido vino di mare, verticale e croccante,
con sentori di agrume oltre il sorso fruttato; «È una varietà che sembra da tavola, e per interpretarla al meglio dobbiamo attender- ne la piena maturazione e macerare a freddo, estraendo gli aromi e preservando l’acidità». Citiamo poi il magistrale Vermentino e l’amato Sangiovese, cuore chiantigiano che batte indomito in questo prezioso angolo d’Elba.

INDIRIZZI

DORMIRE

Tenuta delle Ripalte
Loc. Ripalte, Capoliveri
tenutadelleripalte.it
Bellissima tenuta sulla Costa dei Gabbiani, con ospitalità diffusa tra vigne e bosco: si dorme nella dimora storica centrale o in ville, fattorie e glamping.

Montefabbrello
Località Schiopparello, 30, Portoferraio
montefabbrello.it
Grazioso agriturismo – incentrato sulla produzione di vino, olio e cereali – che offre anche ospitalità calorosa e un ristorante con prodotti dell’orto.

Villa Ottone
Loc. Ottone, Portoferraio
villaottone.com
Charme a cinque stelle in un struttura immersa in un parco secolare con spiaggia privata. Si dorme nelle stanze dell’hotel, nella villa ottocentesca o nei cottage.

MANGIARE

Osteria Pepe Nero
Via Dell’Amore, 48, Portoferraio
olmosteria.com
Prodotti locali e di stagione, atmosfera informale e una bella panoramica sulla produzione vinicola isolana e non solo.

Molo G Osteria Portuale Viale Teseo Tesei, 33, Portoferraio
All’interno del porto turistico Esaom Cesa, tanto l’ambiente – stravagante e divertente – quanto l’ottima cucina rimandano direttamente al mare.

La Botte Gaia
Viale Europa, 5, Porto Azzurro
labottegaia.com
Le accoglienti sale interne sono in un palazzo ottocentesco ma si mangia anche in veranda, tra pasta fresca e prodotti dell’orto.

COMPRARE

Elba Magna
Via Vincenzo Mellini, 4, Capoliveri
elbamagna.it
Gabriele Messina fa rivivere la tradizione dolciaria (e non solo) elbana: qui trovate specialità come schiaccia briaca, imbollita e sportella.

Calata Mazzini 15
Calata Mazzini, 15, Portoferraio
calatamazzini15.it
Fornitissima enoteca dove trovare il meglio della produzione elbana e belle bottiglie in arrivo da Italia e Francia.

Armando in Porto Azzurro
Viale Italia, 13, Porto Azzurro
Oltre alla notevole selezione di etichette dell’enoteca, ci sono delizio- se marmellate e confetture e tante altre squisitezze.

Paola Francesca Bertani Cioccolato
Via Rodolfo Manganaro, 116, Portoferraio
paolabertanicioccolato.it
La chocolatier dell’isola d’Elba crea raf nate praline: da quelle con ganache alcoliche alla limited edition Infernum dedicata ai gironi danteschi

 

Maggiori informazioni

Foto di Tenuta delle Ripalte

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