Amorim Cork

Amorim Cork: il futuro non saprà di tappo

Siamo stati in Portogallo per esplorare l’affascinante pianeta sughero, tra le foreste da cui proviene e un museo interattivo completamente dedicato a questa materia prima.

In Portogallo c’è un vecchio detto: “Io pianto l’eucalipto per me, il pino per i miei figli, il sughero per i miei nipoti”. Ci vogliono circa quarantatré anni affinché una pianta di sughero diventi adulta, venticinque almeno per la prima decortica e poi altri nove per la seconda. Ha una caratteristica molto particolare, quella di sviluppare una corteccia estremamente spessa, una corazza impermeabile che protegge l’albero e sembra scucita dal tronco come si fa con la tosatura della pecora. La maggiore concentrazione di sughero a livello globale si trova proprio nella nazione sull’Atlantico che gli expat di tutto il mondo identificano come la migliore in cui vivere e dove il mestiere dello scorzino, ovvero l’addetto all’estrazione del tessuto che riveste il fusto del quercus suber, resta ancora uno dei lavori agricoli ricompensati meglio (la paga media giornaliera oscilla tra i 100 e i 120 euro). C’è chi lo fa per soldi, quindi, e chi per vocazione, come la cinquantottenne Cristina Cayolla che dall’affascinante Cascais sulla costa a 40 km da Lisbona – litorale sul quale tra l’altro si concentra l’80% della popolazione portoghese – si è spostata verso l’entroterra, nella regione dell’Alentejo, per gestire con la sorella la sughereta che appartiene alla loro famiglia da quattro generazioni. Quattro sono anche le generazioni di Amorim Cork, il più grande produttore di sughero al mondo, nonché leader indiscusso delle chiusure del vino con più di 5 miliardi di tappi fabbricati ogni anno. Quella di Cristina è proprio una delle foreste da cui proviene la materia prima di Amorim ed è qui che ha inizio la magia dell’intera filiera con la decortica, un’operazione antica e affascinante che va da maggio a luglio e che si tramanda ancora di padre in figlio. Per diventare un bravo scorzino servono pratica con l’uso dell’accetta e un buon orecchio: solo con il rumore, infatti, gli uomini riescono a capire quanto è profonda la corteccia, incidendo la pianta senza danneggiare la parte che nel linguaggio tecnico chiamano “madre”, un errore che sarebbe fatale per la futura ricrescita.

Se da vicino questi tronchi (dipinti di bianco con un numero in base all’età e alle operazioni di scortecciatura) sono abbastanza distanti tra loro, il bosco osservato dall’alto (sapete che potete prenotare un emozionante tour in mongolfiera su windpassenger.pt?) appare invece più fitto, verde e diversamente suggestivo, specialmente quando il punto di vista diventa mobile e avanza a seconda delle correnti di vento che s’incontrano sorvolando l’Alqueva, il più grande lago artificiale d’Europa, creato per dare continuità all’olivo e, soprattutto, al sughero. L’intervento dell’uomo ha inoltre migliorato la vita delle sugherete con due importanti novità firmate Amorim che armonizzano eredità e modernità: da un lato, l’acquisto di nuovi ettari di foreste storiche contrasta la “desertificazione ambientale” con un innovativo sistema di irrigazione; dall’altro, il miglioramento delle opportunità lavorative ha l’ambizione di combattere la “desertificazione sociale” all’interno del paese. La vera rivoluzione tecnologica entra in gioco, però, negli stabilimenti Amorim, quando il sughero inizia la fase di stagionatura in cataste (almeno per sei mesi) per poi passare alla bollitura che elimina le impurità e rende le plance più malleabili per la produzione dei tappi. Se l’apertura di una bottiglia di vino può fallire per diverse motivazioni, dai problemi in vigna alla cattiva conservazione in cantina, il sentore che ricorda il cartone bagnato è forse l’incognita più frustrante. Un fattore di rischio che Amorim ha reso prevedibile grazie al potenziamento della sua tecnologia in grado di rimuovere efficacemente il TCA, molecola responsabile del cosiddetto odore/sapore di tappo, e i composti potenzialmente inquinanti per l’evoluzione del vino in bottiglia. Un difetto che, se prima poteva essere scoperto solo al momento di stappare il vino, oggi viene sconfitto all’origine con Neutrocork “Vintage” Qork, il tappo in microgranuli di Amorim Cork Italia (filiale italiana del gruppo diretta da Carlos Veloso dos Santos) in cui la presenza del tricloroanisolo è pari a zero.

Nel mercato del vino quella a vite è una delle chiusure che sta prendendo più piede tra i giovani consumatori – con le dovute distanze degli americani che non prescindono dalla ritualità dell’uso del cavatappi. Amorim ha colto anche questo trend unendo le proprie forze con O-I (Owens-Illinois), il produttore numero uno in Europa di contenitori e bottiglie di vetro: insieme hanno brevettato il primo tappo di sughero a vite della storia, Helix. Dietro a un semplice tappo c’è, insomma, un’eccezionale materia prima naturale che si combina con la creatività artigianale unita ovviamente a tecnologia, ricerca e sperimentazione: fateci caso la prossima volta che farete un brindisi. Un tappo completa quindi l’esperienza enologica: «Pensiamo a uno Château Margaux del 2000 – commenta Antonio Amorim, Ceo della compagnia – che continua a migliorare durante l’invecchiamento in bottiglia. Qual è il ruolo del sughero? La nostra equipe di ricerca e sviluppo afferma che il tappo aggiunge valore al vino e il sughero non è solo una tappatura ma un’opportunità». Una dinamica di performance tecnologica che diventa anche baluardo della sostenibilità ambientale perché «per ogni tonnellata di sughero estratta dalla quercia ne vengono catturate 73 di CO2 nell’atmosfera. Grazie a questi numeri siamo l’industria più sostenibile del mondo». Il futuro del sughero non ha solo la forma del tappo ma viene scelto da architetti e designer come materia prima ideale per le loro creazioni. Nasce così Suber, un progetto etico 100% made in Italy che interpreta la moderna concezione di economia circolare, promuovendo dal 2011 un programma di riciclo grazie alla cooperazione con Onlus presenti sul nostro territorio le quali raccolgono tappi usati per dar loro una seconda vita attraverso oggetti di design: dalla collezione di tavoli e sedute ai sistemi d’illuminazione a Led, ma anche appendiabiti e seaux à glace. Se sono in pochi a sapere che il sughero di Amorim è arrivato anche nello spazio, ricoprendo un ruolo fondamentale
nella protezione termica del carburante, più accessibile sarà calpestare il pavimento della cripta della Sagrada Família di Barcellona, anche questo in sughero.

Sughero in mostra

A Vila Nova de Gaia, la località di fronte a Porto sulle sponde del fiume Douro, famosa proprio per la presenza di cantine di Porto, al sughero è stato dedicato persino un museo, il Planet Cork. All’interno di WOW – The World of Wine, polo culturale e turistico diffuso che conta sei musei interattivi legati al mondo del vino e diversi ristoranti, il pianeta del sughero è un’esperienza immersiva e digitale a misura di famiglia. Al suo interno le attività ripercorrono storia e usi della quercia e attraverso dispositivi e interfacce (avete mai misurato il vostro peso in tappi?) vengono mostrate le applicazioni più svariate del materiale. Chiude la visita il passaggio allo shop per un souvenir tipico come dei graziosi sottobicchieri in sughero.

Maggiori informazioni

Foto di Renato Vettorato

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