In queste ultime ore sulla pagina Instagram di ArroWsticino girava un video con la chef Cristina Bowerman intenta ad addentare un arrosticino preparato da un suo nuovo vicino di insegna. È uno di quelli che è stato cotto – rigorosamente alla brace – nel nuovo format capitolino aperto per celebrare (già nel nome) lo street food abruzzese più tipico e goloso del centro Italia. E no, nessuno vuole redimere i vegani stile Maccio Capatonda, anche se il suo sketch ha liberamente ispirato il progetto. Accade al numero 30/b in Vicolo del Cinque a Trastevere (qualche civico più avanti c’è proprio lo stellato Glass Hostaria) dove Ernesto Di Giovanni, insieme a Felice Centofanti e Bruno Palandrani, ha inaugurato un’insegna dedicata ai famosi spiedini di carne di pecora.
«Abbiamo deciso di aprire il primo take-away nel cuore della Capitale con una fornacella alimentata a carbone e realizzata su misura, ovviamente, da un artigiano abruzzese. Stiamo parlando di una specie di barbecue, stretto e lungo, dove si possono, e si dovrebbero, cucinare solo ed esclusivamente gli arrosticini. Insomma, è l’unico strumento per non rovinare questo prodotto durante la cottura e renderlo gustoso e fragrante», spiega Di Giovanni, imprenditore e cofondatore del brand. Molto legato all’Abruzzo, regione di cui è originario, trascorre quasi ogni fine settimana a Tortoreto ma ha deciso di portare un po’ della sua terra in pieno centro a Roma puntando tutto sulla qualità della materia prima: la maggior parte dei prodotti arriva da Pigliacampo, società agricola in provincia di Teramo. «Vogliamo raccontare l’Abruzzo e il nostro amore per gli arrosticini in una maniera pop, capace di coniugare tradizione culinaria e innovazione», spiega sempre il frontman del progetto che alla selezione di arrosticini solitamente di carne ovina aggiunge anche lo special di fegato e quello di pollo per i palati più delicati.
Oltre a questo cibo tipico consumato un tempo dai pastori, si potranno ordinare alcuni dei più noti prodotti della cucina tra l’Adriatico e gli Appennini: dalle olive all’ascolana, visto che il famoso confine “Marcuzzo” si apre alla contaminazione con le vicine Marche, alle salsicce alla brace di maialino nero e formaggio fritto. Tutte le pietanze sono state pensate da passeggio e servite quindi su stecco (a breve si potranno ordinare anche sull’App di Deliveroo e Glovo). Roma pare sia solo un punto di arrivo: l’ambizione è quella di creare un franchising esportabile e replicabile in altre città e anche all’estero.