Oggi il Brunello di Montalcino è tra i vini più prestigiosi e ricercati d’Italia ma la storia del suo successo è tutto sommato recente. È vero che la sua invenzione, passateci il termine, si fa risalire generalmente alla fine dell’Ottocento, ma è altrettanto innegabile che la fisionomia che conosciamo oggi sia stata plasmata negli ultimi trent’anni. Se tutto questo è stato possibile, anche in termini di notorietà e blasone internazionale, una bella fetta di merito va al lavoro pionieristico del progetto Banfi.
Tutto comincia nel 1978, quando i fratelli italoamericani John e Harry Mariani acquistano una grande tenuta nella zona sud del territorio ilcinese, cominciando un clamoroso lavoro sul piano viticolo e completando l’opera con una moderna cantina. Stiamo parlando di qualcosa come 2.830 ettari, un terzo dei quali occupati da vigneti; una base straordinaria per costruire quello che diventerà l’azionista di maggioranza della denominazione, fornendo una base formidabile e la giusta massa critica per lanciare il Brunello su scala mondiale. Numeri importanti, che a poco sarebbero serviti senza un lavoro agricolo ed enologico di alto profilo, accompagnato dalla bravura tecnica, ma anche manageriale, di Ezio Rivella.
Da questo punto di vista, Banfi è stato rivoluzionario per il territorio, dandogli respiro internazionale e trasformando un vino di razza ma praticamente inesistente sui mercati del mondo in un fenomeno di successo planetario, sfondando soprattutto negli Usa. Un’opera che si è affermata e confermata nel tempo, con la famiglia Mariani che non ha mai smesso di investire, a Montalcino come in altri territori. Così sono arrivate proprietà in Piemonte e poi di nuovo in Toscana: a Bolgheri, in Maremma e in Chianti. Resta tuttavia Montalcino il focus principale dell’azienda, con una miriade di iniziative che fanno di Castello Banfi uno dei luoghi più conosciuti e frequentati del vino italiano, di grande appeal enoturistico. Lo storico castello ospita un Wine Resort che fa parte del circuito Relais & Châteaux, al cui interno brilla la Stella Michelin del ristorante La Sala dei Grappoli.
È il mondo, tuttavia, il terreno di gioco naturale di questa impresa, tanto che non stupisce la neonata collaborazione con un nuovo tassello prestigioso made in Montalcino: il primo Master of Wine italiano di sempre Gabriele Gorelli. La Fondazione Banfi lo ha accolto nella propria faculty con il ruolo di Worldwide Ambassador, al fine di sviluppare l’internazionalizzazione di nuovi progetti culturali.
Brunello di Montalcino Poggio alle Mura
Grazie a un accordo con una vecchia azienda di Montalcino (l’Agricola Poggio alle Mura), la famiglia Mariani fece il primo passo nel mondo del Brunello. Oggi questa etichetta simboleggia il vertice qualitativo di Banfi. Matura tra botti grandi e barrique, ha impatto aromatico ampio e complesso, tra frutta matura e spezie.