Luci scintillanti e grovigli di cavi telefonici disegnano l’estetica di Bangkok che la rappresentano nella sua squisita interezza, nelle sue dolci anime. Una città che davvero non dorme mai, dove chiunque può essere chi vuole e godere dei sapori, delle consistenze che si fanno cibo e liquido, nutrimenti a volte, gioie quasi sempre. Gioie piccanti, molto piccanti, s’intende.
Ci si scordi del Pad Thai e del Tom Yum, creati, letteralmente, dal governo thailandese per risolvere una crisi agroalimentare e per portare turismo nel Paese (sono, di fatto, insieme con lo Sticky Rice Pudding, praticamente gli unici piatti non piccanti, alla maniera occidentale). Benvenute siano le zuppe primordiali che mai smettono di bollire, le paste di curry rossa e gialla e verde che arricchiscono di sapore quasi tutto, dalle ricette fine dining al cibo di strada. In una tre giorni di fuoco per l’evento di settore ASSE-Asian Sensations, in cui alcuni dei migliori chef di Bangkok hanno creato piatti accompagnati da cocktail di bartender del luogo, è stato facile immergersi in questo tessuto di megalopoli viva e vibrante. Facendo un po’ i gourmet, un po’ i gourmand.
Il bere e l’arte dell’ospitalità
E quindi si parte, per un piccolo giro nella “Città degli Angeli”, come viene chiamata Bangkok insieme a Los Angeles, non si sa bene perché, in entrambi i casi. Giro che non poteva che iniziare, dato l’arrivo in ora tarda, con i cocktail di estrazione messicana – dopo un inizio focalizzato sugli immigrati che hanno fatto la storia dell’Argentina è sul Messico che ora si focalizzano, centrando un trend quantomai attuale, anche se rimangono dei signature del vecchio menu– di BKK Social Club: il sorso che si accompagna alle supreme noccioline e chips di verdure è rinfrescante e l’ambiente semplicemente elegante e bellissimo, nella cornice dell’hotel Four Seasons. A seguire un altro team dalla divisa impeccabile, non troppo distante: quello del bar Firefly del Sindhorn Kempinski Hotel, dove il tema è la musica, dal vivo e non, con cocktail classici o ispirati ai classici.
Sono due le cose che colpisce al primo impatto l’ignaro edonista europeo, entrambe assai importanti, che si mantengono in sottofondo lungo tutta la permanenza e dicono moltissimo sulla città di Bangkok. La prima riguarda l’ospitalità: totale, sorridente, vera e appagante, sempre, comunque e dovunque. La seconda è l’assoluta mancanza di veri paletti: il bere qui, decisamente più del mangiare in questo caso, non conosce limiti di idee e tecniche, rifugge le strutture. Un bar in Thailandia ispirato all’immigrazione in Argentina? Ma perché no. Uno speakeasy dove si servono solo birra e whisky giapponese in una manciata di metri quadri? Naturalmente. Cocktail creati con gli scarti della macelleria sottostante? Pazzo, ma funziona. Il limite non esiste e ognuno di questi luoghi ha non una, ma diverse clientele che cambiano e volteggiano.
La scena fine dining
Con i suoi molteplici ristoranti dalla levatura internazionale (Bangkok ha sei ristoranti nella classifica The World’s 50 Best Restaurants) la scena fine dining – di cui su F&W Italia vi abbiamo già in parte parlato qui, ndr – è per certi versi pura creatività, per altri un rimando alle tradizioni thailandesi e della città. E pure un elogio al miscuglio culturale che si è sviluppato attraverso i decenni, in particolare quello cinese. Proprio da questo sarebbe giusto partire, ovvero da Potong: palazzo ultracentenario appartenuto alla famiglia della chef Pichaya Soontornyanakij, per tutti chef Pam, di antiche origini cinesi, luogo che fu una farmacia. Al di là del fascino architettonico del palazzetto in sé, il racconto tra Thailandia e Cina del cuoco appare netto, appagante, divertente. L’assaggio di Cornetto nero al pollo nero è gustoso, l’Anatra frollata per 14 giorni semplicemente estasiante. A completare il giro, e a innaffiare le gole, pensa il bar Opium, gestito dall’italiano Matteo Cadeddu che, insieme al team, ha creato una portentosa drink list nella quale i cocktail, ispirati a viaggi fatti tutti insieme, sono declinati in tre maniere diverse: spirit forward, sweet & sour e highball.
È stato durante la seconda sera in quel di Bangkok che abbiamo scoperto cosa vuol dire però mangiare fine dining di pura estrazione thailandese. Da Nusara l’acclamato chef Thitid Tassanakajohn, per tutti chef Ton (proprietario anche del famoso ristorante Le Du, sempre a Bangkok), non ha paura di usare il piccante come la tradizione vuole. Tra zuppa Tom Kha di pesci gurami e un condiviso granchio primordiale, il bilanciamento dei sapori tende sì a infuocare, ma riesce a lasciare sempre gusti netti, pieni, di una Thailandia vera anche se a un tavolo sontuoso con vista sul tempio del Buddha Sdraiato Wat Pho. In mezzo alle varie tappe di alta cucina, tra un Gaggan per Louis Vuitton – l’eclettico chef non delude nemmeno in questo spazio un po’ pretenzioso – e il ristorante di Mauro Colagreco, Côte, nell’hotel Capella gestito dal suo fido Davide Garavaglia (e con il contributo dolce di Mirko Galloni, Best Pastry Chef Under 35 ai Food&Wine Italia Awards 2023), c’è però un’immensa, inesauribile varietà di street food.
Tra street food e grandi drink
Dai chioschetti che servono salsicce Isaan a forma sferica su spiedini (la carne viene fatta fermentare con riso glutinoso per un sapore quasi agrodolce) alle frittelle di pesci vendute per circa 30 centesimi, la zona di Si Lom è un parco giochi di sapori e pentole che bollono. Il consiglio qui è di provare tutto quello che attira l’occhio e aguzza il ventre, basta che abbiate visto il cibo essere cotto o pentole con brodi che bollono davanti a voi. E se spiedini e frittelle camminando non sono bastate, è certamente tempo di una zuppa piccante, oltremodo saporita. Da Hai Som Tam Convent una signora ti obbliga praticamente a sederti al tavolo e ti serve una zuppa di brodo perpetuo di maiale e pollo con noodles di grano che viene rimpolpata da 60 anni. Ogni sorso è carico, esplosivo, supremo, al prezzo di circa 4 euro, birra ghiacciata compresa. Una volta finito, cosa buona e giusta sarebbe innaffiare il tutto con un Martini Cocktail dei ragazzi di Vesper dietro l’angolo: probabilmente il nostro bar preferito di Bangkok, dove la qualità ineccepibile va a braccetto con il brusio dei clienti, segno di un ottimo cocktail bar.
Tre giorni a Bangkok non sono certo molti, ma non importa. Che siano pochi o che siano intere settimane, l’impressione è che il buongustaio qui non finirà mai di scoprire e divertirsi, a ogni livello e per tutte le tasche. Passeggiare per le vie della città vecchia in piena notte e vedere locali affollati, cibo di strada ovunque e umanità divertita fa pensare a una lezione che ogni metropoli dovrebbe imparare.
Dieci indirizzi da non perdere
Bkk Social Club
All’interno dello splendido Four Seasons, un bar che ha fatto scuola nell’ospitalità asiatica dalla sua apertura nel 2020 (e che oggi ricopre la 12esima posizione nella 50 Best Bars). Inizialmente con un menu ispirato agli immigrati argentini, oggi la nuova drink list del bar manager Philip Bischoff e del suo team abbraccia i sapori del Messico in maniera impeccabile. Da non perdere la loro versione di Mezcal Negroni: “La Carretera”, con mezcal Doba Yej, un blend di Campari, caffè, vermouth e ananas e salamoia.
bkk-social-club
Potong e Opium Bar
Con i suoi quattro piani, il bar annesso al ristorante di chef Pam è forse il posto più caldo della città. Una cucina creativa tra cinese e thai in cui è possibile anche viaggiare per il mondo attraverso cocktail creati ad hoc.
restaurantpotong.com
Vesper
Nonostante l’aria di un club curato fatto di dettagli e divise, Vesper è uno di quei bar dove è facile sentirsi un regular. Notevole la carta di Vesper Martini (un drink che, di solito, non ordina mai nessuno), eccezionali le vibrazioni che si creano attorno al bancone.
vesperbar.com
Nusara
Chef Ton è uno dei più acclamati cuochi di Bangkok e, forse, del mondo. Da Nusara la vista sul tempio Wat Pho è impagabile, così come interessanti sono i cocktail tutti basati su spiriti thailandesi del bar al piano terra e la vera cucina thai declinata in chiave fine dining.
nusarabkk.com
Jack and X’s Bar
Nella zona di Bang Rak, sul fiume, c’è uno dei locali più autentici di Bangkok. Piccoli involtini di carne e verdure accompagnano birre ghiacciate e una vista sul fiume spettacolare. Un bar tavola calda amato dai local.
jackandxbar.blogspot.com
Mahaniyom
Un bar che potrebbe suonare eccentrico e che invece fa una grande ricerca su sapori e texture. Il bar manager Ronnaporn crea, in un luogo che sembra derelitto con il suo tetto di lamiere, cocktail a scarto zero con un focus specifico: carne e pesce. Vengono usati infatti scarti della lavorazione della carne della macelleria sottostante (difficili da smaltire) per creare l’impossibile. Anguria e grasso d’anatra? Funziona, eccome se funziona.
facebook.com
Firefly
L’ambiente elegante può sembrare assai pretenzioso. In verità il team di Firefly, pur con le sue divise bianche, è estremamente accogliente, simpatico e preparato. Il luogo perfetto per bere cocktail classici o twist on classic con un focus sulla musica, che è tutti i giorni dal vivo.
kempinski.com
Hai Som Tam Convent
Si Lom, zona viva di giorno e di notte, è famosa per lo street food di ogni tipo. Qui ci si siede e si gustano zuppe e noodles saltati autentici, molto piccanti naturalmente. Il classico luogo che istilla memorie per sempre.
Mercato di Khlong Toei
Un mercato labirintico, dove è possibile trovare di tutto, dal famoso durian a paste di curry favolose, pesci e carni di ogni tipo. Affollato tutto il giorno e aperto anche in piena notte, con motorini che corrono tra i passanti, Khlong Toei rappresenta la vera faccia della Bangkok vera, popolare.
The Bamboo Bar
Nella cornice dell’hotel Mandarin Oriental i cocktail della bar manager statunitense Chanel Adams sono rinfrescanti e fanno da contrappunto al più antico jazz bar di Bangkok.
mandarinoriental.com